La Lega rafforza l'asse con il premier di Giovanni Cerruti

La Lega rafforza l'asse con il premier MARONI A «RADIO PADANIA» SI DICE TRANQUILLO E IRONIZZA SU POLLINI: LA VECCHIA DC AVEVA PIÙ CLASSE La Lega rafforza l'asse con il premier Giovanni Cerruti MILANO E adesso, accucciati dietro il Premier, stanno a guardare e tirano battute. «Pollini? Sembra un Che Guevara, altro che un moderato», dice Roberto Maroni. E' solo l'inizio, a metà pomeriggio in diretta su "Radio Padania". Il seguito è uno sfottò continuo. «Queste sono proprio le terze o quarte file della vecchia De. Una volta avevano un altro stile, altra elasse, altra capacità pohtica». Ce n'è anche per Gianfranco Pini, ma poco poco, al confronto quasi niente. «La sua nota su Dpef e Pinanziaria è ottima, sul federalismo è buona, per quanto riguarda la sostituzione di Tremonti se la veda con il Premier...». Il Consigho Federale di lunedì, a parte qualche domanda impossibile («Ma con Bossi presente e in piena forma sarebbe andata così?»), ha messo la Lega su ima rotta di relativa tranquillità. Appunto, sta a guardare. Con il Premier, al telefono, Maroni si sente almeno due volte al giorno. Rapporti ottimi, al momento. Saputo della dichiarazione ufficiale di Mario Monti, che preferisce rimanere nella Commissione Europea, Maroni si affretta a far sapere che, al prossimo consigho dei ministri, proporrà la sua riconferma. Così, ma questo non lo dice, 1' Udc Rocco Buttighone si troverebbe la strada chiusa. Maroni parla da "Radio Padania" per quasi mezz'ora. Ci sono i leghisti che voghono sapere, che da tre giorni chiamano per mandare affettuosi saluti padani a Giulio Tremonti, chi lo vorrebbe candidato sindaco di Milano, chi lo rivuole al Ministero dell'Economia. Maroni dice che hanno «sparato con un bazooka contro un passerotto, questo è il paragone». E spiega che quel che sta accadendo in queste ore è il risultato di un errore di Pini che ha spiazzato Pollini. «Li vedo molto nervosi, ma poco lucidi. Berlusconi all' Ecofin ha riportato un notevole successo, toma e questi gli minacciano la crisi. Bob?». Udc e An, a sentire Maroni, meritano considerazioni diverse. «Gh ex democristiani si agitano oper le poltrone, dal governo al sottogoverno alla Rai. Se voghono far cadere il governo per questo, per i loro posti al cando, prego, si accomodino, lo facciano. Sarà la loro condanna, però: poi ci penseranno gh elettori. Sono come le zanzare d'estate, basta un po' di Antan e non fanno danni...». An, sempre secondo Maroni, non Iha messa giù in modo così brutale. «Hanno posto una questione pohtica e il risultato è l'allontanamento di Tremonti dal ministero, cosa che alla Lega non è comunque piaciuta». La navigazione sulla rotta di apparente tranquillità mette la Lega e Maroni nella posizione di difensori d'ufficio di Berlusconi. «Ma cosa voghono, prendere il posto del Premier? Se è questo l'obiettivo hanno un solo modo, presentarsi alle elezioni e prendere un voto più di Berlusconi. L'Udc, che ogni giorno predica correttezza istituzionale, ora che Berlusconi ha in mano la pohtica economica del govemo dimostra scarso rispetto istituzionale», «la verità -dirà poi- è che sono nervosi perchè il gioco gh sta sfuggendo di mano. E' la Lega, ora, si ritrova a garantire la governabilità al Paese». Sullo sfondo, come sempre, rimane la Devolution da approvare. «Pollini dice che non ha firmato nulla sul federalismo? S'informi. All'epoca era un nessuno, ma quel documento ha le firme di Berlusconi, Bossi, Fini, Casini e Buttighone. Non vuol rispettare i patti? Lo dica, ma sappia che i patti si rispettano, e anche noi della Lega abbiamo mandato giù dei rospi in questi anni». Il finale è dedicato a Walter Veltroni e un suo articolo sul "Corriere deUa Sera" di ieri: «I nemici del federalismo sono tanti, e non è una novità il Veltroni che rappresenta la Roma dei Carrozzoni...». Detto con una certa rabbia.

Luoghi citati: Carrozzoni, Milano