«Abbiamo decapitato il marine americano»
«Abbiamo decapitato il marine americano» UN MESSAGGIO SU UN SITO ISLAMICO ANNUNCIA L'UCCISIONE DELL'OSTAGGIO «Abbiamo decapitato il marine americano» Nel giorno in cui il premier iracheno parla di possibile amnistia per i ribelli Maurizio Molìnari corrispondente da NEW YORK «Lo abbiamo ucciso, presto vedrete il filmato». Arriva da un sito Internet islamico il messaggio con cui il gruppo «Jaish Ansar ai-Sunna», lo stesso che in febbraio causò 109 morti negli attacchi kamikaze alle sedi dei partiti curdi, annuncia di aver giustiziato il marine americano di origine libanese Wassef Ali Hassoun. Il comunicato firmato dal leader del gruppo, Abu Abdullah al-Hassan bin Mahmud, lascia intendere che l'ostaggio è stato decapitato ma, in assenza della videocassetta, i portavoce militari Usa si limitano ad affermare: «Stiamo facendo accertamenti». Secondo una ricostruzione del «New York Times» all'inizio di giugno Hassoun rimase scioccato dalla morte di un compagno d'armi investito da un proiettile di mortaio e decise di disertare per tornare dalla propria famiglia in Libano ma gli iracheni a cui si rivolse per fuggire dàlia base dove prestava servizio lo consegnarono alla guerriglia. Per l'esercito la sua assenza è stata «ingiustificata» fino alla diffusione sulla tv araba al-Ja^qera del video che ne testimonila là'cattura. Secóndo i rapitori invece il marine sarebbe stato coiisegnatc) da una ragazza irachena*alTa'quale èra legato da «una relazione romantica». L'esecuzione dì Hassoun ha seguito di poche ore l'annuncio di una possibile amnistia per i guerriglieri ed ha coinciso con un giorno di attacchi che hanno causato la morte di 6 soldati iracheni e un militare Usa mentre nel sud l'oleodotto di Al Zubair è stato gravemente danneggiato da un'esplosione, attribuita in un primo momento alla guerriglia e poi ad un mal funzionamento strutturale. Serviranno 48 ore per riattivare l'oleodotto ma l'esportazione di greggio non ne ha risentito perché il greggio è stato dirottato su un percorso alternativo. Nel tentativo di mettere sulla difensiva la guerriglia, le forze della coalizione continuano azioni offensive e ieri una perquisizione nei quartieri sud di Baghdad ha portato una pattuglia della 1D divisione di cavalleria a scoprire una «fabbrica di bombe», nella quale sono state trovate quattro automobili imbottite di esplosivo e destinate ad essere usare per nuovi attentati. L'operazione ha consentito ai militari di sequestrare anche un ingente quantitativo di lanciagranate e 25 kg del potente esplosivo plastico C4. Oltre trenta le persone arrestate, alcune delle quali trovate in possesso di valuta straniera. I comandi americani ritengono di aver sgominato una cellula della guerriglia al completo, composta da chi confezionava le bombe, chi le posizionava sul terreno, chi le faceva detonare con comandi a distanza e chi finanziava l'intera attività. Per condurre questo tipo di operazioni le forze della coalizione hanno bisogno di poter contare su buone informazioni di intelligence ed il primo ministro lyad Allawi prova a fare breccia nelle fila della guerriglia offrendo l'amnistia «anche a chi ha ucciso soldati americani». E' stato George Sada, portavoce di Allawi, a far sapere che «stiamo considerando l'ipotesi di un'amnistia per i ribelli che si sono opposti alla coalizione» spiegando che potrebbe essere estesa a chi ha combattuto contro gli americani «poiché prima del passaggio dei poteri si tratta¬ va di una forza occupante». Per monitorare la situazione della sicurezza è in arrivo a Baghdad un team di alti ufficiali della Nato, guidato dal generale James Jones, comandante delle forze alleate in Europa, e dall'ammiraglio Gregory Johnson. In forza delle conclusioni del recente summit di Istanbul i generali sono chiamati a decidere come dare inizio all'addestramento delle truppe irachene e quali «ulteriori passi» compiere per rafforzare le nuove forze di difesa. L'annuncio del viaggio è destinato a suscitare polemiche a Parigi e Berlino - le due capitali ostili a qualsiasi presenza di forze Nato dentro i confini iracheni - e per prevenire tali obiezioni il vicoministro degli Esteri di Baghdad, Hamid al-Bayati, ha recapitato un identico messaggio a francesi e tedeschi: «Abbiamo bisogno in tempi stretti di migliorare le nostre difese, le nazioni Nato e soprattutto Germania e Francia sono decisive a tale riguardo». In merito all'ipotesi di un invio di truppe giordane invece il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, ha messo le mani avanti: «Ogni contributo arabo è benvenuto ma non accettiamo truppe da Stati confinanti, chi vuole può aiutare in tanti modi». Baghdad vuole evitare l'arrivo di soldati da Iran e Siria - Paesi sospettati da Washington di favorire la guerriglia - e l'ipotesi per Amman è ora di fornire mezzi blindati. Anche il Bahrein offre aiuto: è disposto a dare unità navali per pattugliare le acque irachene. «Presto vedrete su Internet il filmato dell'esecuzione» Washington prende tempo: «Stiamo facendo accertamenti» Sei soldati iracheni e uno statunitense uccisi. I militari scoprono a Baghdad un arsenale dove si preparavano autobombe
Persone citate: Ali Hassoun, Allawi, George Sada, Gregory Johnson, Hassoun, Hoshyar Zebari, James Jones
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