Saddam nelle mani degli iracheni, l'incriminazione

Saddam nelle mani degli iracheni, l'incriminazione TRASFERITA LA CUSTODIA LEGALE DEL DITTATORE Saddam nelle mani degli iracheni, l'incriminazione Alla notifica del mandato d'arresto ha risposto: «Sono Saddam Hussein al-Majid, presidente dell'Iraq». Secondo i difensori «il giudizio sarà una farsa, una vendetta: l'ex Raìss ricuserà la Corte» Paolo Mastrolilli NEW YORK «Sono Saddam Hussein al-Majid, presidente della Repubblica dell' Iraq». Chi c'era, nella cella dove ieri la custodia legale dell'ex Raìsis è passata dagli americani agh iracheni, ha raccontato che l'imputato non si è neppure alzato in piedi. Lo dovrà fare oggi, però, quando nel tribunale allestito nella Torre dell'orologio, un ex museo dedicato a lui dentro alla Green Zone di Baghdad, il dittatore verrà ufficialmente incriminato da un giudice. Secondo una fonte presente, citata dall'agenzia francese Afp, il passaggio delle consegne legali è cominciato alle cinque di ieri mattina. Il responsabile della Corte speciale irachena per i crimini commessi dai capi del vecchio regime, Salem Chalabi, è passato in ufficio a raccogliere le carte. Poi un corteo di auto lo ha portato a Camp Cropper, la prigione militare americana nel!' ex aeroporto intemazionale di Baghdad dovesecondo fonti di organizzazioni umanitarie sentite dalla Afpsi trova la cella di Saddam. Alle 8,45 l'ex Raìss è entrato nella sala dov? lo aspettavano Chalabi, un giudice iracheno, un testimone e altri funzionari. Aveva indosso un dishdash grigio, il tradizionale vestito arabo, e portava i baffi. Era dimagrito, ma in condizioni fisiche generah buone. Ha detto un freddo ((buongiorno» e si è seduto. Chalabi lo ha informato dei suoi diritti e del processo che lo aspetta, dopo il passaggio da prigioniero di guerra degh americani a criminale nel sistema giudiziario di Baghdad. Saddam ha chiesto se poteva fare domande o se intendevano interrrogarlo; gli hanno risposto che dovrà aspettare fino ad oggi, quando con l'incriminazione in tribunale comincerà ufficialmente la Norimberga irachena. Dopo meno di quindici minuti l'ex Raìss è stato invitato a lasciare la stanza e tornare in cella. A quel punto, uno dopo l'altro, sono entrati gh altri undici capi del vecchio regime destinati al processo. Il primo è stato Ah Hassan al-Majid, cugino di Saddam, noto come Ali il Chimico per aver usato i gas contro i curdi nel 1988. Tremava e ha ripetuto solo una frase: «Sono stanco». Poi è entrato l'ex vicepremier Tareq Aziz, la faccia più conosciuta all' estero del vecchio regime: ha ascoltato senza dire nulla, neppure il nome. Lo stesso ha fatto l'ex vicepresidente Taha Yassin Ramadan, che secondo chi lo ha visto è ingrassato in prigione. Poi è venuto il turno di Abed Hamid Mahmoud, ex segretario di Saddam, che invece ha fatto una promessa: «Io sono innocente, e un giorno lo scoprirete». Il procedimento burocratico si è concluso poco dopo, quando l'ufficio del primo ministro lyad Allawi ha pubblicato questo comunicato: «Oggi, alle 10,15 del mattino, la Repubblica dell'Iraq ha assunto la custodia legale di Saddam Hussein». Fuori intanto la guerriglia ricordava il clima in cui si svolgerà il processo, ferendo undici soldati americani a colpi di mortaio, n secondo atto avverrà oggi, quando l'imputato Saddam dovrà alzarsi in piedi davanti al giudice, seguito dagli undici compnci. Poi comincerà l'istruttoria, in cui saranno i magistrati ad andare nella prigione dell'ex Raìss per evitare complicazioni di sicurezza. Nel frattempo l'esecutivo perfezionerà in corsa le sue leggi, pia ieri il presidente Ghazi Al Yawer ha detto che la decisione di ristabilire la pena di morte è stata già presa. La Casa Bianca potrebbe avere interesse a chiudere il processo prima delle elezioni presidenziali di novembre, ma finora Salem Chalabiha detto che la fine dell'anno è una data più realistica: bisogna raccogliere le carte e trovare i testimoni, non solo per documentare le atrocità del vecchio regime, ma anche per dimostrare che là catena di comando dei crimini portava direttamente a Saddam. Mouwafak al-Rubaie, consi- ghere per la Sicurezza nazionale, ha detto di sperare che il processo sia trasmesso in tv, ma l'avvocato Mohammad Rashdan ha dichiarato che (di giudizio sarà una farsa e i magistrati sono stati pagati per condannarlo». Il collega del consiglio di difesa Ziad al-Khasawneh ha accusato Allawi di non garantire la sicurezza ai legali: «Come può essere un processo equo, se non vediamo il nostro chente? Ci ammazzeranno se andremo». L'avvocato francese Emmanuel Ludot ha concluso che «sarà un tribunale di vendetta, convocato per saldare i conti. Quindi Saddam non riconoscerà né Corte né giudici».

Luoghi citati: Baghdad, Camp Cropper, Iraq, New York, Norimberga