la Francia dice sì all'estradizione per Battisti di Cesare Martinetti

la Francia dice sì all'estradizione per Battisti LA CHAMBRE DE L'INSTRUCTION: L'EX LEADER DEI PROLETARI ARMATI DEVE SCONTARE L'ERGASTOLO IN ITALIA la Francia dice sì all'estradizione per Battisti il terrorista e i suoi sostenitori fuori dal tribunale: è una vergogna Cesare Martinetti . corrispondente da PARIGI Cesare Battisti tornerà in Italia, ventitré anni dopo l'evasione insieme a un camorrista dal carcere di Prosinone. Erano gh anni di piombo. Anni artificialmente sopravvissuti qui a Parigi grazie all'equivoco machiavellismo di Frangois Mitterrand. Anni che forse hanno cominciato a chiudersi davvero ieri pomeriggio poco dopo le 14, in una piccola aula del palazzo di giustizia dove il presidente della prima Chambre de l'Instruction della corte d'Appello Gurtner ha annunciato parere favorevole alla richiesta italiana di estradizione per Battisti Cesare, nato il 18 dicembre 1954 a Cisterna di Latina, condannato all' ergastolo per i quattro omicidi commessi nel 1978 e '79 dai Pac (proletari armati per il comunismo) dei quali s'è sempre orgoghosamente proclamato militante, assumendone le responsabilità «politiche e militari». Pallido ed emozionato Battisti ha sbarrato gh occhi alla rapida lettura della decisione da parte del presidente Gurtner. Ugualmente pallida Irene Terrei, il suo avvocato, l'ha trascinato via senza che potesse dire una sola parola. Più tardi, al telefono. Battisti (che resta in libertà provvisoria) ha detto in francese a La Stampa; «E' una vergogna». E poi: «Oggi non parlo». Domani vedremo. Il telefono s'è chiuso così sulla sua romanzesca storia che apre «un'autostrada giudiziaria» - come ci ha detto un giùdice del ministero italiano della Giustizia - alla ventennale vicenda dei terroristi italiani rifugiati a Parigi. Il caso Battisti era emblematico perché riuniva in sé gli spigoli giuridici comuni ad altri casi. Almeno Roberta Cappelli ed Enrico Villimburgo (ex Brigate rosse) possono temere da subito la stessa sorte di Battisti perché per loro era già stato richiesto l'arresto quando fu preso l'ex terrorista dichiarato ieri estradabile. Un'altra decina (Alimonti, Calvitti, Di Marzio, Marina Petrella. Spano, Canfora, Gracchi, Vegliacasa, Nuzzolo e Santilli) appartenevano ad una lista di estradabili uscita da Roma nel 2002 quando, eseguendo l'estradizione del br Paolo Persichetti, il nuovo governo francese annunciò che una nuova stagione si apriva nei rapporti Italia-Francia. Una stagione indotta anche dall' avvicinarsi della nascita di imo «spazio giuridico» europeo per il quale era inevitabile chiudere i conti col passato. I due ministri guardasigilli Dominique Perben e Roberto Castelli si sono trovati d'accordo per chiudere anche la partita ex terroristi per i quali s'è deciso più o meno che il «passato era passato» salvo casi di particolare gravità. In altre parole salvo per i condannati per fatti di sangue per i quali - com'è ovvio - nessuna amnistia o amnesia può intervenire. E' per questo che la causa Battisti, paradossalmente, può davvero segnare la fine degli anni di piombo. Gh avvocati di Battisti hanno annunciato ricorso in Cassazione. Ci vorrà qualche mese ma è molto improbabile che i supremi giudici ritocchino una sentenza cosi articolata e motivata (17 pagine contro le 3-4 abituali in questi casi). Poi sarà il governo a dover firmare il decreto di estradizione e il ministro Perben aveva annunciato lunedì che si sarebbe rimesso alla decisione dei giudici. In altre parole ha annunciato un sì. Battisti potrebbe poi ricorrere al Consiglio di Stato, ma non è mai accaduto che quest' istanza contraddicesse il governo in tema di estradizione. Procedure che richiederanno qualche altro mese. Cesare Battisti era stato condannato dalla Corte d'Assise di Milano per aver ucciso personalmente il maresciallo capo della guardie carcerarie di Udine Antonio Santoro (6 giugno 1978) e l'agente della Digos Andrea Campagna (19 aprile 1979), per aver partecipato all'omicidio del macellaio di Mestre Lino Sabadin e partecipato all'organizzazione dell'attentato contro il gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, avve¬ nuti nello stesso giorno e rivendicati insieme. Era la giustizia proletaria dei Pac. Sbarcato a Parigi nell'81 e compreso che non c'era una buona aria per chi come lui aveva «le mani sporche non solo d'inchiostro». Battisti se n'è andato in Messico, nel '90 è tornato a Parigi, s'è messo a scrivere gialli. Ex terrorista e scrittore, binomio di irresistibile fascino per il bel mondo parigino non solo di sinistra che l'ha coccolato e protetto. Una difesa così caricaturale che probabilmente non gh ha nemmeno giovato. Si era arrivati a dire che era stato condannato in Italia da un «tribunale militare riservato ai militanti dell'estrema sinistra». Ieri un tribunale ordinario francese ha considerato perfettamente legittime le condanne itahane e stabilito che per Battisti Cesare è ora di tornare in patria a scontarle. A sinistra tafferugli davanti al tribunale parigino. Sopra, Oreste Scalzone suona per l'amico Battisti