Peccato che sia un falso

Peccato che sia un falso A SIENA UNA MOSTRA METTE IN VETRINA I CAPOLAVORI REALIZZATI DA ARTIGIANI CAPACI DI INGANNARE CRITICI E STORICI DELL'ARTE Peccato che sia un falso Da Lorenzetti a Botticelli, i «doppi» d'autore LeaMattarella SIENA nd CHISSÀ cosa si prova a scoprire che uno dei fiori all'occhiello della propria raccolta, il «fondo oro» che ci si è accaparrati con fatica dall'eredità dalla nonna, in realtà non è affatto un'opera del Trecento, ma un'abile contraffazione eseguita ben cinque secoli più tardi. Bisognerebbe chiederlo alla signora cu Firenze che credeva di possedere un Botticelh. Qualcuno gh aveva preannunciato che poteva tratterei di un'opera di scuola del grande maestro fiorentino, magari un Botticini, forse Jacopo del Sellaio. Ma Gianni Mazzoni, curatore della mostra «Falsi d'autore» aperta a Siena, in Santa Maria della Scala, fino al 3 ottobre, ha riconosciuto il quadro come una delle tavole megho riuscite di Umberto Giunti ( 1886-1970), il pittore che Federico Zeri chiamava il «falsario in calcinaccio» per le sue creazioni di affreschi nati già in frammenti. E la collezionista, molto di mondo, sembra l'abbia presa con eleganza, organizzando addirittura un grande pranzo per il battesimo del suo nuovo «falso d'autore» che oggi fa bella mostra di sé in questa singolare esposizione. D'altra parte la gentildonna è in buona compagnia. Trai prestatori dei falsi Ambrogio Lorenzetti, Sano di Pietro, Botticelh, Maigarito d'Arezzo riuniti per l'occasione, figurano alcuni tra i più illustri musei del mondo. Li hanno comprati o li hanno ricevuti in donazioni da importanti collezionisti, soprattutto stranieri, die h avevano acquisiti come autentici. Tra la fine dell'Otto e l'inizio del Novecento esplode infatti una vera passione per l'arte italiana del Medio Evo e del primo Rinascimento, n mercato è fiorente e se la domanda supera l'offerta, mercanti, storici, pittori e scultori talentosi e spregiudicati pensano a come soddisfare tutte le richieste. Uno dei più geniali falsari è il cremonese Alceo Dossena, attivo a Roma, dove esegue sculture nello stile di Donatello e di Giovanni Pisano, così perfette da ingannare anche l'occhio più esperto. I suoi mercanti si fanno ricchi, ma quando lo scultore chiede in prestito i soldi per i funerah della sua compagna , acoppi^un vero.e proprio scenda- r. rf0-fo?iÈiffi!feP!:l^flfr4?P'i:iIlc^ai tut; ì ti e rivendica la paternità del bellissimo altorilievo che raffigura la Vergine con il bambino e Sant'Anna, firmato Donatello, venduto nel 1927 all'incredibile cifra di 3 milioni di lire. La pietra - è proprio il caso di dirlo - dello scandalo è uno dei pezzi forti di questa mostra, un itinerario tra santi «medievali» e Vergini del Rinascimento, cassoni, trittici, biccherne senesi, bassorilievi, frammenti e, soprattutto, fondi dorati. Tutti realizzati da artisti attivi tra XIX e XX secolo come Joni, Giunti, Corsini, Gottardi, Marzi, Vannoni. Una di queste opere, un minuscolo «falso Duccio» di Joni, venduto correttamente come tale, è di recente passato in asta, difendendosi con l'ottimo risultato di 30.000 euro. Fosse statò vero, com'è ovvio, non avrebbe prezzo. Siena era una città molto attiva nel campo delle falsificazioni. Il maestro di tutti, un vero e proprio caposcuola, è proprio Icilio Ffideri,cp Jopi, nato npl J,Q66 'e1* 'morio nel 194é,-Si tratìà di un «gett^elfl^rtflffisciuto allpjf^n^i, trofio è pòi impiegato a bottega da un doratore che gh insegna i trucchi del mestiere. Joni comincia così una fulminante camera che non è solo quella di copista, perché in realtà spesso rielabora, crea composizioni in stile, recupera, da epoche gloriose, la tradizione della sua città. D'altra parte ci sono luoghi in cui la grandezza del passato è, nello stesso tempo, orgoglio e fardello. Così, se per spiegare come i calciatori della Grecia possano oggi battere la Francia si scomodano Achille e gli Dei dell'Olimpo, un pittore a Srenà^non può che essere un esperto creatore di aggraziate ed ggfggypgie inadoimer dijjpgp sinuose e colori preziosi. E m questo Joni era un maestro, capace di buggerare anche Bernard Berenson, uno dei più importanti conoscitori di tutti i tempi, che comprò alcune sue opere, rivendendole in aste londinesi, non appena scoperta la «bufala». Il nostro spericolato pittore incarnava così bene l'anima della città da diventare il soprintendente dell'Istituto di BeUe Arti. Aveva il compito di tutelare quelle stesse opere che spesso copiava. Finiva che mercanti e proprie, tari sostituivano gli originali con i dipìnti su cui ilrsbtJtmtea9èitìtè' aveva appena finito di dare la sua patina di antichità. Un bel paradosso non c'è chff dire. Eppure tutti sapevano che la sua attività era quella di dipingere quadri nuovi come se fossero antichi. E nella sua bottega c'era per giunta un gran via vai di allievi. «Ho insegnato il sistema per far vecchio l'oro e il colore; quello che non ho potuto insegnare (né mai forse lo si potrà!) è il dipingere con lo spirito e con l'animo l'artista che uno pretende rifare» diceva, lasciando intendere che era qualcosa di più di un semphee falsario. Ed era così determinato nell'orgogliosa difesa di se stesso, che nel 1932 pubblicò addirittura un libro di memorie (Mazzoni ne ha curato la ristampa per La Protagon Editori di Siena), subito tradotto in inglese, nonostante le pressioni di potenti, spaventatissimi antiquari. Sembra che dopo il caso Dossena e la pubblicazione dei segreti di Joni, gli acquirenti, soprattutto americani, guardassero con sospetto tutto ciò che arrivava dallltalia. Mentre lo scrittore e critica tTgò-'Cóettì liquidava la faccenda con lo stesso «savoir faine» della ajjgnor^j fiorentina: «Se un falso Dossena mi può dare la stessa gioia di un vero Donatello, la differenza dov'è?». Fra le star anche Giunti, che per i suoi affreschi Zeri chiamava il «falsario in calcinaccio» Un finto Duccio riconosciuto come tale è andato comunque all'asta per 30 mila euro La lapidazione dei Santi Cosma e Damiano è una copia che Joni realizzò dall'omonima pala di Sano di Pietro

Luoghi citati: Arezzo, Firenze, Francia, Grecia, Roma, Siena