Ankara: «Non ci pieghiamo al ricatto sui tre ostaggi»

Ankara: «Non ci pieghiamo al ricatto sui tre ostaggi» E WASHINGTON: «FAREMO DI TUTTO PER LIBERARLI» Ankara: «Non ci pieghiamo al ricatto sui tre ostaggi» dall'inviato a ISTANBUL Ankara respinge il ricatto di Al Qaeda sui tre ostaggi rapiti in Iraq e Washingtonle assicura che farà di tutto per riuscire a liberarli anche se la sorte dei sequestrati appare segnata. Il «no» alle richieste avanzate dalle cellule di Abu Musaq Zarqawi è arrivato poco dopo l'incontro ad Ankara fra il premier Recep Tayyip Erdògan e il presidente americano, George Bush. «Non tratteremo, non ci sarà alcun negoziato con i terroristi ha dichiarato in maniera perentoria Erdogan - perché la Turchia non ha mai ceduto e mai cederà a t ah ricatti». Bush durante il colloquio gh ha dato manforte: «Questo episodio dimostra che il terrorismo è il nuovo nemico totalitario, persegue il caos in Iraq e nel mondo, di fronte a tali sfide è importante unirsi e sconfiggerli». Identico il messaggio uscito dal faccia a faccia ad Istanbul fra il ministro della Difesa turco, Vecdi Gonul, ed il collega americano Donald Rumsfeld. «Non ci piegheremo alla pressione del terrore» sono state le parole di Gonul, riferendosi alla condizione posta da Al Qaeda per non decapitare i tre turchi ovvero interrompere l'impegno delle aziende civili turche nella ricostruzione dell'Iraq. A spingere Ankara sulla via della fermezza sono anche i risultati delle indagini sugli attacchi terroristici avvenuti a Istanbul in novembre - vi furono oltre 60 morti - che hanno portato ad identificare il mandante proprio nel 31 enne giordano Zarqawi. Ad Erdogan che non cede di fronte al ricatto il Segretario di Stato, Colin Powell, assicura che le forze Usa faranno «di tutto per liberare gh ostaggi» ma am- mette che sul terreno «la situazione è molto pericolosa». Silenzi e teste basse della delegazione americana fanno trapelare la quasi certezza che gh ostaggi potrebbero essere giustiziati prima della fine del summit o in coincidenza con il passaggio dei poteri in Iraq. Alle domande sulla loro sorte Bush ha preferito non rispondere, limitandosi a scuotere il capo per far capire che qualsiasi cosa avverrà non influenzerà il summit Nato. I colloqui avuti da Bush ad Ankara con il premier Erdogan ed il presidente Ahmet Necdet Sezer hanno fatto emergere la lotta al terrorismo come terreno di convergenza politica, lasciandosi alle spalle le divisioni causate dall'intervento militare in Iraq, quando la Turchia rifiutò di aprire i confini al passaggio delle truppe della coalizione obbligando il Pentagono a cambiare i piani d'attacco. Nell'ambito della «comune guerra al terrore» Erdogan e Sezer hanno posto all'ospite la questione del Pkk, il partito dei lavoratori curdi che avrebbe secondo Ankara 5000 uomini in armi, molti dei quah rifugiatisi in Iraq. La recente decisione del Pkk di riprendere la lotta armata - interrotta nel 2000 a seguito della cattura del leader Abdullah Ocalan - ha coinciso con una ripresa delle violenze nelle regioni del SudEst ed Erdogan ha chiesto ed ottenuto da Bush l'assicurazione che le forze delia coalizione impediranno ai miliziani del Pkk di operare dal Kurdistan iracheno. La lotta ad Al Qaeda e al Pkk portano Washington ed Ankara a convergenze politiche sulla stabilizzazione dell'Iraq e con l'intenzione di rafforzare questa intesa, Bush ha compiuto due passi strategici verso Erdogan. Innanzitutto è andato oltre le precedenti espressioni di sostegno per l'entrata della Turchia nell'Unione Europea, affermando che Bruxelles «deve fissare una data» per l'amminissione, come già avvenuto per altri nuovi membri. In secondo luogo ha sottolineato, in più momenti della giornata, che l'esempio turco di «democrazia laica» dimo¬ stra «come nelle società islamiche la democrazia possa fiorire». E per testimoniare in concreto l'apprezzamento per il modello di società edificato da Ataturk all'inizio del Novecento Bush ha prima reso omaggio al monumento al fondatore della moderna Turchia e poi ha voluto incontrare di persona i leader delle maggiori comunità religiose non solo musulmani ma anche il patriarca cristiano Bartolomeo I assieme ai rappresentanti delle antiche comunità ebraica, armena-ortodossa e siriana-ortodossa - facendo spiegare ad un alto funzionario al seguito che «la convivenza fra maggioranza e gruppi di minoranza» rende fiduciosi sulla possibilità di «un futuro di tolleranza per l'intero Medio Oriente». Considerando Ankara un partner privilegiato nella battaglia per le riforme nell'intera regione. [m. mo.] II «no» alle richieste dei rapitori è arrivato dopo il colloquio tra il premier turco e il Presidente Usa