Ritardo, quei rigori ispirati da Eusebio

Ritardo, quei rigori ispirati da Eusebio IL PORTIERE PORTOGHESE DA ANELLO DEBOLE A SIMBOLO DEL RISCATTO DI TUTTO UN PAESE Ritardo, quei rigori ispirati da Eusebio «Mi urlava: para a mani nude come Jascin. Poi l'ho sorpreso io» personaggio Roberto Condìo inviato a LISBONA QUI, in un Portogallo in pieno calciodelirio, dicono che il successo ai rigori sull'Inghilterra vale molto più di un posto nella semifinale europea e di una notte di folle festa. «E' la vittoria sul nostro secolare fatalismo - scrivono i giornali -. E' la prova che è possibile cambiare il nostro destino e ribellarci alle avversità. Basta volerlo, basta crederà». Proprio come ha fatto Ricardo Alexandre Martins Soares Pereira: due settimane fa era il giocatore più discusso, l'anello debole della «selegao» di Scolari; ieri tutti i quotidiani portoghesi avevano la sua foto in copertina con titoli che andavano da «Eroe» a «Il limite adesso è il cielo». Giovedì sera, in effetti, Ricardo ha fatto una cosa mai riuscita a nessun portiere in una grande manifestazione: dopo aver parato un rigore, ne ha segnato uno lui, quello decisivo per la qualificazione. Il Portogallo, più felice e orgoglioso grazie al suo cenerentolo, adesso gli chiede scusa. Volevano tutti Vitor Baia, il bello, il veterano, il guardiano della rete del Porto campione d'Europa. Tutti tranne Scolari, che fin dalla sua prima amichevole alla guida dei lusitani aveva puntato su un portiere senza pedigree, discontinuo ma coraggioso, umile, affamato e pieno di voglia di migliorarsi. Passato nella scorsa estate dal Boavista allo Sporting Lisbona (che imbarazzo, per uno che fin da bambino tifa Benefica...), Ricardo ha sopportato mesi e mesi di critiche: un bombardamento continuo, nel club e in Nazionale. Persino la guida stampata dalla f edercalcio portoghese per l'Europeo si è divertita a punzecchiarlo : «Non ha avuto una stagione particolarmente felice. 133 gol incassati dicono tutto...». La rivincita, clamorosa, è riuscita meglio che in un film. Contro gli inglesi, bucato senza colpe già al 3', ha parato il pai-abile e anche di più. Poi, il capolavoro nei rigori, una sua specialità. Da bambino giocava centravanti, nel Boavista era il tiratore scelto: dal dischetto decise un match di campionato contro il Braga e firmò la qualificazione ai quarti della Coppa Uefa 2003 contro il Malaga. Giovedì, dopo i supplementari, ha detto a Scolari di sentirsi pronto anche a segnare. Poi si è concentrato sul suo mestiere: parare. E' riuscito a innervosire Beckbam («Gli ho giurato che avrebbe sbagliato»), ma nulla ha potuto contro i 5 inglesi successivi. Sul 7-7 si è tolto i guanti. «Dovevo fare qualcosa di speciale per darmi la carica». A mani nude, come nel calcio dei pionieri, ha affrontato Vassell seguendo il consiglio urlatogli da Eusebio, mito portoghese entrato in campo per non morire di crepacuore. «Mi ha detto di fare come Jascin, il suo amico russo. Fermo in mezzo alla porta, massima concentrazione e sguardo fisso sull'avversario per cercare di leggerne i pensieri. Poi, un tuffo deciso». Ricardo si è buttato a sinistra e ci ha azzeccato. E non si è fermato lì. Ha visto Nuno Valente dirigersi titubante verso l'area: toccava al difensore del Porto il rigore più importante della storia del calcio portoghese. Lo ha fermato: «Ci penso io». Un destro secco angolato gli ha garantito un posto fra gh eroi della patria. Ieri, giorno di riposo per tutta la squadra. Ricardo avrebbe potuto togliersi tanti bei sassi dalle scarpe. Invece ha fatto il signore. Eusebio abbraccia piangendo Ricardo Si è fatto trovare a casa, nella sua Montijo a pochi chilometri da Lisbona, patria anche di Futre. Ha ricevuto i giornalisti che lo avevano snobbato vestito solo di pantaloncini e ciabatte. In braccio la figlioletta, al fianco la moglie Claudia e l'amico del cuore al quale ha regalato la maglia della notte delle meraviglie. Ha dedica- to l'exploit «a chi ci ha sempre sostenuto anche nei momenti più difficili». Poi,, un profilo bassissimo, quello del Ricardo di sempre, non certo da «foragao de leao» com'è ormai inevitabilmente diventato per i portoghesi: «Da soli non si vince, il merito è del gruppo», «Senza i gol di Postiga e Rui non avrei potuto fare quel che ho fatto», «Eroi? Non lo so: siamo stati quel che il nostro popolo voleva». Gregari si nasce, insomma. Ricardo, ma anche Maniche, Carvalho, Miguel e Jorge Andrade, umili ma fondamenta protagonisti di un Portogallo che ha segnato 5 dei suoi 6 gol europei con giocatori subentrati. Scolari bra- vo e fortunato come nel Mondiale vinto due anni fa col Brasile. E pure grandissimo furbacchione. Sapete come ha liquidato il «caso» di Figo che, dopo la maldigerita sostituzione subita al 74', si è rifugiato nello spogliatoio e non è emerso nemmeno per vivere i rigori con i compagni? «Luis è rimasto giù, con un'immagine del- la Madonna di Fatima in mano, a pregare per noi». Naturalmente, non ci ha creduto nessuno. E ieri, per radio e in tv, si sono sentite molte voci di tifosi arrabbiatissimi col «galactico» in crisi, col capitano che con il suo atteggiamento ha offeso i compagni e la Nazionale: «Prenda esempio da Ricardo cuor di leone».

Luoghi citati: Brasile, Europa, Inghilterra, Lisbona, Portogallo