A Baghdad Al Sadr diventa il gendarme del govemo iracheno

A Baghdad Al Sadr diventa il gendarme del govemo iracheno PER ALLAWI UN SUCCESSO FORSE DECISIVO A Baghdad Al Sadr diventa il gendarme del govemo iracheno L'esercito del Madhi ha ricevuto l'ordine dal suo capo spirituale di collaborare alla caccia ai terroristi. Il leader sciita ufficialmente ancora «ricercato» ha ottenuto dal premier la garanzia della impunità Giuseppe Zaccaria Inviato a BAGHDAD «Il nuovo alleato fa dimenticare il vecchio», dice un proverbio arabo, e le auto che l'altra sera hanno attraversato la Soweto irachena lanciando per altoparlante l'ordine di smobiUtazione all'esercito del Mahdi" dimostrano che il governo di Ayad Allawi è riuscito a conquistare, o forse a comperare un nuovo sostegno importante. Mentre la guerriglia sunnita lancia attacchi sempre più violenti e annuncia a Baghdad una "settimana di fuoco", Moqtada Al Sadr ordina alle bande sciite di Sadr City di "astenersi da ogni azione militare pena l'espulsione" e promette addirittura di usare i suoi uomini per la sorveglianza di fabbriche e oleodotti. Un terrorista in funzione antiterrorismo: bisogna ammettere che la spregiudicatezza di Allawi sta producendo qualche frutto. Come ogni accordo di questo disgraziato Paese, anche quello che si intuisce essere stato raggiunto tra Moqtada ed il governo provvisorio è soggetto a tradimenti e revisioni, però almeno nel momento del passaggio dei poteri (ormai mancano solo quattro giorni) le forze irachene hanno conquistato un nemico in meno: le bande sciite se ne staranno buone e, chissà, potrebbero perfino farsi utilizzare in un prossimo futuro in chiave antiguerriglia. Il feroce Zarqawi, capo locale di "Al Qaeda" aveva recentemente tentato di stringere alleanza con "Al Sayed", ovvero il Maestro, che è poi il nome convenzionale cuo cui Moqtada viene indicato fra i giovani dei suo esercito. Quell'alleanza non si è stretta ed al contrario si realizza una sorta di accordo, o quanto meno di armistizio con il govemo Allawi. Il Maestro è ancora ufficialmente ricercato dalle forze americane, non più tardi di un mese fa il generale Mark Kimmit ripeteva di volerlo arrestate "vivo o morto" ma appare evidente che Moqtada Al Sadr ha ricevuto garanzie di impunità ed il nuovo corso iracheno si sta improntando ad ima spietata "realpolitik", anche sulle sponde del Tigri si usa dire che il nemico del mio nemico diventa mio amico. Piuttosto, questa sorta di pace armata sembra segnare l'ingresso di Moqtada nei giochi pohtici: il giovane capopopolo di Najaf ha rifiutato sprezzante di sedere nell'Assemblea che a partire da metà luglio dovrebbe organizzare le prossime elezioni però è sul punto di trasformare il suo "esercito" in partito, e come terza forza sciita del Paese il "partito del Mahdi" comincia già ad allarmare gh altri due, il "Dawa" di Ibrahim Jaafari e lo "Sciri", guidato da Abdul Aziz Hakim. Stando ai pochi elementi che filtrano dai giornali locali, Jafaari avrebbe fatto da mediatore nelle trattative segrete fra Moqtada ed il governo e questo già lascia intuire qualcosa, quanto meno il tentativo di spostare l'asse pohtico sciita verso una filosofia araba, da contrapporre ancor più decisamente alle influenze iraniane di cui lo "Sciri" (o Consiglio islamico della rivoluzione) è interprete più diretto. Ayud Allawi, a sua volta sciita, e indirettamente i suggeritori americani sembrano dunque aver scelto la linea dei prossimi mesi che consiste poi in un'aggiustamento di quella seguita da un anno a questa parte: colloqui ed accordi con la parte maggioritaria del Paese, quella sciita. La differenza sta nel fatto che da questo momento lo sciismo iracheno esprime un nuovo interlocutore pohtico ed un candidato per il prossimo futuro con cui bisognerà fare i conti. Fino a meno di due mesi fa Moqtada Al Sadr veniva definito "un terrorista", in alternativa "un ambizioso agitatore" o più semphcemente "un pazzo". Lo si accusava di non esercitare influenza, di fondare tutto sulla personale condizione di figlio e fratello di martiri religiosi, ma gh avvenimenti successivi hanno dimostrato che le cose non stavano così. E' vero, Moqtada ha appena trent'anni e nessun titolo religio¬ so (né potrebbe averlo, in età così giovane) però ha dimostrato decisione, senso della comunicazione ed anche una discreta sapienza pohtica. Prima proclamava un inesistente "govemo ombra", proponeva l'istituzione di un ministero per sollecitare la virtù e combattere il vizio, insomma le sparava grosse senza far mai seguire i fatti. Questo almeno fino al 28 di marzo, quando il governatore Premer fece chiudere il suo giornale accusandolo di "incitamento alla rivolta". Fino ad allora Moqtada era soltanto il nipote di Ahmed Sadr, primo ministro iracheno negli Anni Venti, e figlio delT'ayatollah" Mohammed Sadiq, fatto assassinare nel '99 da Saddam Hussein assieme coi i figli Mohammal e Mustafa. Nella famiglia Sadr altri due zii erano stati eliminati dal regime baathista, Mohammed Bakr, fondatore del "Dawa" e la sorella Bent Al Quda, eliminata dopo lunghissime torture. Dalla chiusura di quel giornale i fedeli della famiglia Sadr si sono trasformati in armata e dalla prima, impressionante sfilata di Sadr City che mostrava cinque-seimila giovani inquadrati militannente. T'esercito del Madhi" ha continuato ad ingrossare le sue file. La famiglia Sadr può contare tradizionalmente fu un grosso flusso di "khumuse", quella sorta di tassa del cinque per cento che gh sciiti sono obbligati a versare ai loro capi, quindi non manca di disponibilità, ed anche la scelta del nome era suggestiva: nel Corano il "Mahdi" è l'imam invisibile che si manifesterà soltanto nel Giorno del Giudizio, ricomparendo sulla terra assieme a Jassua, ovvero Gesù, dopo la distruzione degli infedeli. Con i primi sconti e soprattutto le battagUe contro le truppe americane a Kerbala e Najaf, difendendo i luoghi sacri e costringendo gh occupanti a violare i cimiteri sciiti, Moqtada si è conquistato il nome di "Al Sayed" e l'immàgine di solo leader scuta in grado di lottare contro gh occupanti. Qggi "l'esercito del Mehdi" secondo alcune stime conta su centomila aderenti, in massima parte giovani sottratti all'influenza del "Dawa". Nello stesso momento il leader continua a manifestare ossequio ad Ah Al Sistani ed alla "Maryaiya", la massima autorità religiosa. Ieri il ragazzaccio che si è fatto leader ha detto nella moschea di Najaf: "Anche se non ci sarà vero passaggio di poteri seguiamo gh ordini della Maryaiya: coopereremo con la polizia e difenderemo gh obiettivi vitali". Sullo sfondo il disegno politico di fare da contraltare alle tendenze filoiraniane che finora sembravano prevalere nella etnia maggioritaria Il leader trentenne ha dimostrato una una grande capacità comunicativa e talento nel perseguire una accorta strategia L'imam Awas al Khafaji portavoce del leader sciita Moqtada Al Sadr parla al microfono in una moschea di Sadr City

Luoghi citati: Baghdad