D'Antona, chiesti diciassette rinvii a giudizio di Vincenzo Tessandori

D'Antona, chiesti diciassette rinvii a giudizio NUOVE BR. TRA GLI IMPUTATI C'È ANCHE LA LIOCE D'Antona, chiesti diciassette rinvii a giudizio Vincenzo Tessandori ROMA Siamo all'epilogo o soltanto all'inizio? Ci troviamo di fronte la fine della parabola cruenta e sgangherata delle Brigate rosse Duemila oppure siamo al capitolo iniziale? La richiesta di rinvio a giudizio sottoscritta dai pubbhei ministeri Franco lonta e Pietro Saviotti per 17 terroristi, presunti finché sentenza sopraggiunga, ha fatto centro o è uno sparo nel buio? Forse arriva a conclusione la storia triste dell'omicidio di Massimo D'Antona, consulente del ministero del Lavoro. Forse. Richiesta di processo per diciassette. Secondo l'accusa sarebbero coinvolti direttamente nell'agguato in via Salaria, a Roma, alle 8,20 del 20 maggio 1999, dunque dovrebbero rispondere di concorso in omicidio e banda armata Marco Mezzasalma, Nadia Desdemo- na Lioce, Laura Proietti, Cinzia Banelli, Roberto Morandi, Federica Saraceni e Paolo Broccatelli; militanti a tutti gli effetti nell'oi^anizzazione Alessandro Costa, Diana Bleffari, Maurizio' e Fabio Viscido, Bruno Di Giovannangelo e Andrea Boccaccini; «irriducibili», e pure autori materiali di un documento di rivendicazione dell'omicidio, Antonino Fosso, Michele Massei, Franco Galloni e Francesco Donati, detenuti a Trani. Insomma, i protagonisti ci sono tutti, dottor lonta? «Questa è una domanda alla quale non è facile rispondere». Come dire che il quadro non è completo? «Forse». Il punto dipartenza è quasi remoto, e passa attraverso numerosi attentati negh Anni Novanta compresi quelli al Nato Defense College e all'Istituto affari intemazionali di Roma, firmati dagli Ncc, dagli Npr, da altri gruppi. «Riteniamo che tutte queste sigle siano ima cosa unica». Un sottomarchio per le imprese meno importanti? «Una specie». A ogni buon conto, sottolinea, è stato fatto tm lavoro diricostruzione minuzioso. C'erano da annodare fili che davano la sensazione di esser strappati. Per dire: l'omicidio di Landò Conti, avvenuto il 10 febbraio 1986, si era lasciato dietro inquietanti coni d'ombra. L'uccisione deh'ex sindaco repubblicano di Firenze, dichiararono in un documento i bierre, era stata decisa «in riferimento alla sua compartecipazione azionaria in un industria produttiva di materiale behico». Qualcuno del commando assassino è stato scoperto, qualche altro è rimasto sconosciuto. E altri ancora erano stati sfiorati dalle indagini. Come Nadia Lioce, sospettata quanto meno di una passione troppo spinta per la lotta annata, perquisita e uscita indenne da quell'inchiesta. Indenne, ma evidentemente provata, che di lì a poco prese il via la sua deriva «rivoluzionaria». Un teorema, dunque, ofiferto al giudice perle indagini prelùninari, che potrebbe essere dimostrato proprio in un'aula di corte d'Assise. Ed è ciò a cui a cui non crede la difesa. Sostiene l'avvocato Caterina Calia, difensore di Mezzasalma, che la richiesta di rinvio a giudizio «non è una notizia ma un fatto scontato, non c'è nulla di nuovo». Perché? «Se c'è stato un ordine di custodia cautelare, ci sarà una richiesta di rinvio a giudizio poi un rinvio a giudizio. E ciò non perché gli elementi raccolti fossero tali da imporre questa conclusione». L'imperativo è fare in fretta, secondo AtthoBaccioli, difensore di Lioce, Morandi, Fosso, GaUoni e Massei. Perché «cinque anni dopo l'omicidio biso- gna pur far vedere che si è concluso qualcosa, che si è efficienti, che si è trovato tutto, anche il bandolo della matassa. Non fosse così, equivanrebbe a un segno di debolezza. Quindi, mi aspetto un'udienza preliminare entro il 15 luglio». Che potrebbe finalmente cancellare tutti i suoi dubbi, non crede? «Questo non lo so. Non so-neppure se sul serio si tratta di Brigate rosse. Parlo, per esempio, di Nadia Lioce. Vero che ha dichiarato di far parte delle Br ma nel 2000. Non penso che si possa affermare con certezza che lo fosse anche al momento deU'omicidio D'Antona, avvenuto nel '99. Ha vissuto una sua vita che non era limitata all'organizzazione: aveva le sue amicizie, le sue conoscenze e non tutti erano brigatisti. Aveva un alloggio a disposizione, procurato forse da Mezzasalma. Ma a che titolo lo aveva ottenuto? Chi può sostenere che non sia stato il favore personale di un amico? Tutta l'impostazione è basata su certi collegamenti, certe telefonate. Ovvio che fosse gente che si conosceva, che si telefonava, che magari aveva le stesse idee chiamiamole estremiste, ma che questo dimostri che sono i protagonisti dell'episodio D'Antona, francamente, mi pare difficile. Quanto a Morandi, per quel fatto, mi pare ci sia ancora meno. Uccidere D'Antona, s'è detto, fu un attacco alla riorganizzazione del lavoro, e in quell'anno il governo era di centrosinistra. A chi è giovato?». Eccola di nuovo la domanda: siamo all'epilogo o soltanto all'inizio? li* v La scena dell'omicidio D'Antona

Luoghi citati: Firenze, Roma, Trani