Nel rifugio multicolor di Rosetti, l'arbitro che si circonda di libri

Nel rifugio multicolor di Rosetti, l'arbitro che si circonda di libri Nel rifugio multicolor di Rosetti, l'arbitro che si circonda di libri La narrativa e la musica italiane sono la sua grande passione Solo una foto testimonia la professione, i cimeli calcistici stanno tutti in cantina («Il mio magazzino personale») MAURIZIO TERNAVASIO L Quello più grasso, di solito, veniva spedito in porta, mentre chi con i piedi era del tutto incapace finiva per fare l'arbitro. Senza fischietto, però: tanto nessuno gli ubbidiva. Questa era (ed è tuttora, per quel poco che si gioca ancora a pallone ai giardinetti 0 all'oratorio) la filosofia spicciola dei primi calci dei ragazzini, ma non quella di Roberto Rosetti, arbitro per scelta propria, e non degh altri. «Sino ai quindici anni ho giocato come centrocampista nel settore giovanile del Bacigalupo e del Vanchiglia, successivamente mi sono dedicato alla pallavolo: nel ruolo di opposto, sono arrivato sino alla serie C. Poi il richiamo del fischietto si è fatto troppo forte». La sua storia di giacchetta nera ha avuto inizio grazie ad un amico del padre, che lo ha instradato verso l'arbitraggio. «Ero un assiduo frequentatore del Comunale, assistevo sia alle partite del Torino, sia a quelle della Juventus: il fatto di poter ottenere gratuitamente la tessera per entrare allo stadio ha rappresentato un motivo in più per tentare la carriera arbitrale. Poi, da hobby domenicale, quella di giudice eh gara è via via diventata una grande passione». Roberto, fisico da granatiere, abita da un anno e mezzo in un posto molto tranquillo e non troppo conosciuto, quel borgo detto Città Giardino sorto nell'immediato dopoguerra tra via Guido Reni e Grugliasco. Il palazzo dai mattoni rossi fa parte di un complesso degh Anni Settanta affacciato su una via particolarmente luminosa: appena varcato il cancello comune ci si trova immersi- in un grande giardino con prati all'inglese, aceri, pini e siepi assortite. Una volta saliti al settimo piano, la porta si apre su uno stupendo soggiorno ricco di tappeti in cui i mobili antichi (armadio e coppia di poltrone stile Luigi XVI) ben si sposano con quelli moderni, in particolare con il divano dello stesso blu delle pareti e con la grande libreria dai ripiani di cristallo colmi di volumi di narrativa italiana, la grande passione dell'arbitro insieme a quella per il cinema (italiano) e per la musica (italiana), Guccini, De André e De Gregori in primis. Faretti, palchetto a listoni larghi, pochi quadri: un paio di ritratti di donne brasiliane e una serie di piccoli paesaggi ovali dipinti sul rame dal padre di Roberto, danno ulteriore verve all'ambiente. In un angolo, sotto la bella scala in legno massiccio che porta nella stanza della figlia, si trova il tavolo da pranzo rettangolare su cui troneggia un elegante gioco degh scacchi. Già che ci siamo, sahàmo in mansarda: caldo incredibile, ma per fortuna di Camilla, quattro anni e gli stessi occhi azzurri del padre, c'è il condizionatore (spento), e poi letto e mobili colorati e divertenti, stencil assortiti, spugnato verde alle pareti. patchwork di lettere come tappeto e un bellissimo bagno giallo e blu. Su un tavolino, quasi nascosta dai peluche, c'è l'unica traccia di quella che è, di fatto, la sua professione principale: una foto di medie dimensioni con tanto di cornice gialla nella quale Roberto è all'opera, con il fischietto in bocca. Soltanto i visitatori più attenti (e più curiosi) potranno scorgere, sullo stendibiancheria del balcone, un altro indizio importante: ((Tocca a me, anzi a mia moglie Diletta, lavare le divise da gara e da allenamento. Tutto il resto sta in cantina, il mio magazzino personale: guai a portarlo su, fa disordine», dice divertito. Giù da basso, in effetti, nulla è fuori posto, «anche perché oggi era il turno settimanale della collaboratrice domestica», spiega Diletta. Oltre alla cucina dai pensili verdi e le pareti gialle, c'è da visitare la zona notte: ariosa camera da letto con il matrimoniale blu messo in diagonale proprio' difronte alla bella e profonda cabinaarmadio, una litografia di Nespolo, le tende ancora da piazzare; bagno nuovo di pacca del signor arbitro che, ancora una volta, dà sul blu, comprensivo di mega-doccia. A lato si apre il servizio della moglie: un paio di mobili antichi, vasca idromassaggio king-size, pareti e accessori giaUi che si sposano alla meraviglia con il bianco dei sanitari e tanti altri piccoli particolari di gusto. «Siamo sposati da otto anni, otto anni di sacrifici», dice Roberto senza specificare meglio, quasi a voler fare il punto della situazione. «Sostenuti soprattutto da me che, oltre a lavargli continuamente la roba, me ne resto da sola per 150 notti l'anno», puntualizza Diletta con un bel sorriso. «Nonostante lo status da dilettante, quello dell'arbitro è in effetti un impegno a tempo pieno: in aggiunta alle partite di campionato e di coppa, ci sono gh allenamenti quotidiani, i venticinque raduni annui e le lunghe trasferte all'estero, come nel caso dei mondiah Under 20 in Arabia. Ma quando tomo a casa, mi sento un pascià». [FINE] L'arbitro Roberto Rosetti in alcuni angoli della sua casa a Città Giardino. L'appartamento, dove vive da un anno e mezzo con la moglie e la figlia, è in un palazzo di mattoni rossi costruito negli Anni Settanta

Persone citate: Bacigalupo, De André, De Gregori, Faretti, Guccini, Luigi Xvi, Roberto Rosetti, Rosetti

Luoghi citati: Arabia, Grugliasco, Nespolo