Il premier: anch'io potrei rompere quest'alleanza

Il premier: anch'io potrei rompere quest'alleanza NELL'INCONTRO RISPETTATOIL GALATEO, MA LE POSIZIONI SONO RIMASTE DISTANTI: IL CAVALIERE LAVORA PER NON SPEZZARE L'ESILE FILO DEL DIALOGO Il premier: anch'io potrei rompere quest'alleanza «Gianfranco, non sei l'unico che può decidere la rottura. E sai che quando si aprono le crisi non si sa mai come vanno a finire» retroscena Augusto Minrolini ROMA Lf ALTRO giorno, aprendo U Consigho dei ministri, U SUvio Berlusconi "prima maniera", queUo che tutti conoscono, aveva fatto gh auguri agh aUeati per i risultati deUe europee non senza risparmiare una battuta che poteva uscire benissimo dalla bocca di Re Sole: «Dovremmo quasi brindare per la vostra vittoria. Certo siamo stati noi di Forza Italia a darvi ì voti. Ma voi sapete che sono generoso...». Ventiquattr'ore dopo, il Silvio Berlusconi "seconda maniera", queUo che si era scontrato a muso duro con Gianfranco Fini per poi chiedergli - a sentire un ministro di An - «pubblicamente scusa davanti al Consiglio dei ministri», queUo die non ha ancora capito dove vogliono andare a parare quelle sfingi degh ex-dc, a Giorgio La Malfa non è sembrato più il Cavaliere "spaccatutto", ma un premier che ha un solo pensiero in testa: evitare che la sua coalizione vada in pezzi. «Caro Giorgio - ha spiegato Berlusconi - io sto tentando di trovare un tragitto per fare quadrare U cerchio. Comprendo le esigenze degh alleati e sono disponibile, se non esagerano. Ad esempio, mi chiedono di sostituire Tremonti. Ma con chi? Anche tu sai benissimo che non è semplice. Dici che sarebbe giusto un ampio rimaneggiamento del govemo? Ma io non sono contrario. A Fini ho già proposto il ministero della Difesa, ma lui mi ha detto di no. E agh ex-dc non ho problemi ad affidare un importante dicastero economico come le Attività produttive». Alla fine H premier ha storto il naso solo quando La Malfa gh ha fatto U nome di Bruno Tabacci per quel posto. E in fondo c'è da capirlo: Tabacci è queUo die dal 14 giugno in poi non si è stancato di rimarcare la sconfitta di Forza Italia, di parlare di crisi di govemo, di ventilare una premiership di Casini. Già, qualcosa è cambiato in SUvio Berlusconi neUe ultime 24 ore e non riguaida U bracdo di ferro con Gianfranco Fini su chi è U più duro, in cui i dueUanti si sono rmfacdati redprocamente - e per U carattere dei personaggi è tanto - di non essere «uomini di parola». O, ancora, i toni più meno diplomatici con cui U Cavaliere si accosta agh aUeati (h ha sempre avuti). Ma è la consapevolezza che la situazione è complessa, che alcune scelte non sono più rinviabili, ma che neUa trattativa gh aUeati debbono dare mostra deUo stesso realismo e deUa stessa buona volontà che lui è pronto a metterd. Per dirla con l'unica espressione che U premier ha consegnato ai suoi; «Si può trovare una soluzione, ma le cose sono molto ingarbugliate». Appunto, "ingarbughate" è la parola che più di altre fotografa la situazione. U quadro dei problemi, infatti, è risolvibile ma può sfuggire di mano, visto ohe molti dei protagonisti spesso cedono aU'umore. Ecco perchè d vorrà del tempo e tanta pazienza. Anche la giornata di ieri lo prova. Per dimostrare che ha coraggio, Fini è voluto andare nella tana del lupo, a casa di Tremonti, così ha presenziato insieme a Letta alla festa della Guardia di Finanza. E quando gh altoparlanti hanno annunciato u ministro dell'Economia - raccontano - le labbra del vice-premier, riprese daUe tele- camere, si sono mosse e un attento esame labiale non ha lasciato dubbi suUa parola che hanno pronundato: «pro-tempore». Questo era lo stato d'animo con cui U vice-premier ha ceduto ai pressanti inviti di Letta di incontrare, aU'indomani deUa scenata a Palazzo Chigi, U Cavaliere neUa.sua dimora di Palazzo Grazioli. L'incontro ha rispettato U galateo, ma ha prodotto poca sostanza. Promesse e attenzioni tante, ma non si sa se si trasformeranno in fatti. Anche perchè le asperità non sono mancate. U vice-premier - secondo la versio¬ ne di An - ha ripetuto che la data limite è U 5 luglio, cioè la presentazione di un Dpef che dimostri «un cambio neUa linea economica del govemo» e che da frutto di un lavoro coUegiale. Fini d è mostrato disponibile suU'ipoted di un abbassamento deUe aliquote fiscali a patto che d cominci dai redditi più bassi, ma ha spiegato che U primo sasso per rilandare lo svUuppo è 'abolizione deU'Irap per le imprese. U vice-premier ha però corredato U discorso costruttivo con una minaccia: «Se sul Dpef non si raggiungerà un accordo, aUora varreb- ttnHWMHHMHMMWHf be la pena di aprire una crid di govemo, che non dgnificherebbe la fine deU'aUeanza ma del govemo sì, perchè al suo intemo d sarebbero due linee economiche incompatibili». Né Fini ha accettato lusinghe dipoltrone, o di dtro: «U rimpasto ha precisato - per noi si aprirà solo dopo il 5 luglio. E' preliminare l'accordo sul Dpef e U rimpasto può essere solo ima cosa per noi: Io spacchettamento, cioè Ù privare di dcune deleghe Tremonti. E' un punto ineludibUe». Sull'argomento, ovviamente, ha trovato un premier in difesa: «Guarda che lo spacchettamento deUe deleghe di Tremonti non d può fare. E' un ministro che ha fatto bene. In più avremmo dei problemi in Europa». E aUa risposta di scuola di Fini («se si vuole si fa»), U Cavaliere mantenendo untone dialogante ha sibUato la sua arma di "dissuasione": «Eppoi Gianfranco non sei l'unico che può deridere l'apertura di una crid di governo. Potrei farlo anch'io o qudcun dtro. E sd benissimo che quando d aprono le crisi non si sa md come vanno a finire». Ma quel sibUo è durato solo un attimo ed è senato come premessa deU'ennesima premessa: «Fino d baUottaggi comunque non posso far nuUa - ha spiegato U premier -, non posso rischiare dei problemi con la Lega, quando c'è U voto sula provinda di MUano e i sondaggi ci danno sul filo. Md std tranquillo, subito dopo una soludone la troverò». Quel commiato ha dato qudche speranza a Fini, anche se non ha spazzato via tutti i suoi sospetti. «Questa volta - ha spiegato d suoi U vice-premier qudche ora dopo Berlusconi ha capito che facciamo sul serio, che siamo pronti alla crid perchè non d sono solo le mie dimisdonì sul tavolo ma queUe deU'intera delegadone di An». Sull'dtro versante un Cavaliere penderoso si è sfogato a sua volta con i suoi consiglieri: «Una soludone la individueremo, gh darò queUo die posso, ma poi dovranno dimostrare davvero uno spirito unitario, di coalizione, come dicono loro. Sì, forse riusciremo a venire fuori una volta per tutte da una dtuadone tanto ingarbugliata». Appunto, ingarbugliata. Solo un sibilo aggressivo, poi parole più distensive: «Fino ai ballottaggi non posso far nulla, non posso rischiare problemi con la Lega, quando c'è il voto sulla Provincia di Milano e i sondaggi ci danno sul filo. Ma tranquillo, subito dopo una soluzione la troverò» Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi cori'ilvicepremier Gianfranco Fini

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