Traffico internazionale di droga gestito da una cella dì Madrid
Traffico internazionale di droga gestito da una cella dì Madrid sottofondo si sente la conta dei detenuti nelle celle. «Provenienza della chiamata: Spagna. Distretto: Madrid. In poche ore abbiamo chiesto alle autorità l'elenco degli italiani detenuti nella capitale spagnola - spiegano il maggiore Mauro Masic, del Nucleo Operativo e Antonio De Vita, comandante del Reparto Operativo - risalendo così ai due connazionali». Ma prima di loro, uno alla volta, sono finiti in manette i loro interlocutori torinesi, le persone che di volta in volta si occupavano d^ nascondere, andare a prendere e consegnare «fumo» e cocaina. Si tratta di Gianmario Carruba, 26 anni, Nichelino, via Pracavallo 42; Gianpaolo Incanì, 38 anni, viale Mughetti 34/c; Silvio Mascia, 31 anni, via Fratelli Garrone 63; Luca Marchetti, ventottenne di None, via Chisone 24; Bruno Polifroni, 23 anni, Moncalieri, via Sestriere 53; Gabriele Tartagha, 31 anni, via Ormea 147. Per altri tre giovani coinvolti nel traffico (tutti torinesi, Patrizia C, 29 anni. Massimo Z., 30 anni e Alessandra I., di 26) sono già stati concessi gli arresti domiciliari. INDAGINE DEI CARABINIERI SU CARICHI DI HASHISH TRA MAROCCO, SPAGNA E ITALIA Traffico internazionale di droga gestito da una cella dì Madrid Giacomo Bramardo Undici persone arrestate, di cui tre hanno già beneficiato degli arresti domiciliari. Non farebbe notizia più di tanto (le accuse sono di traffico intemazionale di stupefacenti e associazione a delinquere) se non fosse che i due «capi» della banda gestivano tutto con i telefonini, dalle loro celle nel carcere di Madrid. I carabinieri stavano indagando su un giro di droga che arrivava a Torino dal Marocco, passando attraverso la Spagna. Quella cominciata nel marzo 2003 dai militari del Nucleo Operativo di Torino era una «seconda tranche» di un maxisequestro di hashish (513 chili) avvenuto lo scorso anno. I militari di via Valfrè avevano trovato una serie di nomi e numeri di telefono. Così, hanno predisposto controlli e pedinamenti. Ma soprattutto intercettazioni telefoniche. Grazie alle quali, con un certo stupore, hanno capito che a reggere le fila del traffico di hashish e cocaina erano due italiani arrestati in Spagna, dove stavano scontando la pena: Elia Salvato- re Bruno, palermitano di 47 anni, e Roberto Nardin, 34eime, nato in Venezuela ma residente a Roma, continuavano ad impartire ordini a spacciatori ed acquirenti dalle loro celle. Con due cellulari gestivano appuntamenti, prezzi e consegne. Da quando erano stati arrestati all'estero, lo scorso anno, con 70 chili di «fumo», non hanno mai cessato l'attività. Neppure dietro le sbarre. La certezza è arrivata da una conversazione in particolare: mentre la voce principale parla di passaggi e consegne di droga, in I due «boss» trattavano tutti gli affari utilizzando alcuni telefoni cellulari Finite sott'inchiesta anche nove persone residenti a Torino
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