Una favola tra fumetti e robot di Osvaldo Guerrieri

Una favola tra fumetti e robot FESTIVAL DI ASTI Una favola tra fumetti e robot Osvaldo Guerrieri inviato a ASTI Con un masochismo molto vicino all'incoscienza, Astiteatro ha aperto la XXVI edizione in contemporanea con il Festival delle colline. Se pensiamo che le due manifestazioni si svolgono a breve distanza l'una dall'altra, entrambe percorrono la strada della cosiddetta nuova drammaturga, e quindi si contendono lo stesso pubblico, non possiamo che spalancare le braccia nel più ampio sconforto. E poiché siamo obbligati a fare buon viso, eccoci a riferire di un'apertura che un giocatore di poker definirebbe alla doppia coppia. Una è formata da «La bambina gelata» e da «Faccia (tì fuoco» di Marius von Mayenburg; l'altra, da «Afasia» e da «Poi» di Marcel Antùnez Roca. Due piccole «personali» che indicano però le divaricazioni della scena contemporanea. Von Mayenburg viene considerato la supernova della drammaturgia tedesca. Giovanissimo, baciato precocemente dal successo, è un autore attratto dai temi della famiglia, dei figli, dei rapporti di forza all'interno dei piccoli nuclei soda11 «Faccia di fuoco» è già stata proposta da quella sensibilissima sonda teatrale che è il festival «Intercity» di Sesto Fiorentino. Tutto nuovo è «La bambina gelata», in cui potremmo riconoscere un clima post fassbinderiano die la regista Sofia Pelczer, con l'apporto dello scenografo Fabrizio Palla, ha rappresentato come un trash fisico e psicologico. Sul palcoscenico nella chiesa di San Giuseppe, vediamo una quantità di bidoni utilizzati come bancone di bar, tavola da pranzo, panchine di un parco. Tra enigmatid fischi di treni, la Pelczer d mostra dolorose vicende umane dominate da un nichilismo agghiacciante. Nulla è a posto. Tutto è mori maigine. La figlia che abbandona la famiglia per sposare il primo arrivato. La sorella àie s innamora di un maniaco sessuale. La coppia che usa la bambina per misurare la redproca distanza. Un gioco centriiiigo dil'andamento di un filmetto, ma che la Pelczer trasfonna in un cupo grottesco, sacrificando la bravura di Paolo Bessegato e Paola Bigatto, abbandonando gh altri attori alla libera iniziativa. È invece un filmetto-fumetto, corroborato da robot, videoarte, «bodybot», «dresskeltonx il «Poh di Antùnez Roca rappresentato al teatro Alfieri. Questo straordinario performer staccatosi dalle costole della Fura dels Baus ha interpretato con Piero Steiner una favola che pare estratta da un futuro ipert e enologico, anche nell'abbigliamento carico di pulsanti e lucine. Tra palcoscenico e schermo, la coppia offre la storia di un uomo-coniglio che, persi i denti, è costretto a una dieta sgradevole, sognando le salsicce reclamizzate da una conturbante signorina. Senza denti, l'uomo è come Sansone senza capelli, e perdo sottoposto alle angherie di un genio cattivo che lo massacra oltre ogni immaginazione. Ma i denti ricrescono. E con i denti, la forza. Sicché i moli s'invertono e l'uomo coniglio si gode la propria vittoria abbracciando non l'appetitosa signorina, ma una salsiccia gigantesca. Ritmo indiavolato, invenzioni bizzarre, umorismo infallibile, robot stupefacenti per un'ora di salutare divertimento.

Persone citate: Fabrizio Palla, Marius Von Mayenburg, Paola Bigatto, Paolo Bessegato, Piero Steiner, Roca, Sansone, Von Mayenburg

Luoghi citati: Asti, Pelczer, Sesto Fiorentino, Sofia Pelczer