Dopo-Prodi, Berlino mette fuori gioco 14 Paesi di Enrico Singer

Dopo-Prodi, Berlino mette fuori gioco 14 Paesi AL VERTICE LA RICHIESTA AVEVA GIÀ' BLOCCATO LA CANDIDATURA INGLESE Dopo-Prodi, Berlino mette fuori gioco 14 Paesi «Il futuro capo della Commissione deve venire da un Raese completamente integrato» Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Al Conclave di Bruxelles era stata l'arma decisiva per bloccare la candidatura dell'inglese Chris Patten alla successione cu Romano Prodi. AUa guida della Commissione, avevano detto Francia e Germania, deve esserci una personalità che viene da un Paese «completamente integrato» nelle politiche delTUnione. Vuol dire che se un Paese non fa parte dell'euro o dello spazio Schengen non può pretendere di mettere un suo uomo 'sulla poltrona di capo dell'esecutivo euro-peo. Era sembrata una diplomatica argomentazione per far apparire meno diretto 0 veto di Parigi e di Berlino contro l'esponente conservatore britannico. Ma ieri il portavoce del gover¬ no tedesco ha ripetuto questa condizione presentandola come la posizione ufficiale di Berlino. Così si è aperta un'altra crepa tra Francia e Germania da una parte e Inghilterra dall'altra. Perché Londra continua a insistere che la scelta del successore di Prodi deve essere fatta seùza tenere conto della nazionalità dei candidati. E si è complicato il lavoro che il premier irlandese, Bert ie Ahem, porta avanti con la speranza di arrivare alla nomina del presidente della futura Commissione entro il 30 giugno. Il capo del governo di Dublino vorrebbe chiudere anche questa partita durante fl suo semestre di presidenza della Uè. Incastrando tutti gh appuntamenti istituzionali, Ahem ha tatto sapere che il summit straordinario per la successione di Prodi potrebbe tenersi «tra il 27 e il 30». Ma ha dovuto anche ammettere che sarà convocato solo se ci saranno le condizioni per un consenso. Altrimenti il Conclave passerà nelle mani della presidenza olandese, che scatterà dal l'lugho. A giudicare dalla distanza dalla quale partono i diversi fronti sembra la prospettiva più probabile. Prima di affrontare la questione del nome; infatti, c'è da dirimere quella della nazionalità secondo la «regola» proposta da Francia e Germania. Se fòsse accettata, ben 14 Paesi dei 25 dell'Unione sarebbero tagliati fuori. Tutti i nuovi dieci partner più l'Inghilterra, la Svezia e la Danimarca (fuori dall'euro) e l'Irlanda, che è fuori dall'area Schengen. Se nessuno immaginava che il prossimo presidente della Commissione potesse venire da uno dei Paesi appena entrati nella Uè, escludere gh altri signica mettere fuori gioco almeno tre nomi eccellenti. Sono quelli del premier danese AndersFogh Rasmussen, del presidente, del Parlamento europeo Pat Cox (irlandese) e dello stesso premier di Dublino, Bertie Ahem, che dopo fl successo sulla Costituzione era considerato un candidato forte. Escludendo anche personalità dell'Italia - che con Prodi ha avuto l'ultima presidenza - della Francia e della Germania, perché fl prossimo capo dell'esecutivo dovrebbe essere espressione di uno dei Paesi medio-piccoli, la rosa si restringe. C'è lo spagnolo Javier Solana che ieri ha smentito le vo ci attorno al suo nome : «Mi sono appena operato al ginocchio, non posso partecipare, a nessu- na corsa». C'è l'ex premier democristiano belga Jean-Luc Dehaene. C'è il. popolare portoghese José Manuel Durao Barroso. O fl suo connazionale socialista Antonio Vitorino. E, nelT ombra, restano fl premier lussemburghese Jean-Claude Juncker e quello austriaco, Wolfgang Schuessel. Ancora troppi nomi per una sola poltrona. BertieAhem