Il Corriere della Sera tra grande borghesia e manovre politiche di Pierluigi Battista

Il Corriere della Sera tra grande borghesia e manovre politiche EDSTOIflIA SD ALTA FINANZA Il Corriere della Sera tra grande borghesia e manovre politiche Da sempre è il quotidiano di informazione più diffuso, ma anche il termometro più collaudato per segnalare oscillazióni e turbamenti in Italia nei rapporti tra informazione e Palazzo Pierluigi Battista IL «Corrierone», per antonomasia. Ma non solo perché è fl quotidiano di informadone più grande e più diffuso, 0 perché la sua testata è sinonimo di prestigio e autorevolezza, 0 perché la borghesia italiana ne ha da sempre fatto fl suo emblema cartaceo, anche nel disamore e neUa disiUudone: del resto per la borghesia «avere» fl Corriere è di per sé un titolo di onore e anche per questo le vicende di questi giorni calamitano tanta attendone pubblica e tante aspettative. Ma il Corriere della Sera è fl «Corrierone» soprattutto perché è il termometro più collaudato per segnalare le oscillazioni e i turbamenti nei rapporti in Itaha tra informadone, pohtica ed economia. La sterzata autoritaria del fascismo coincise con la defenestradone di Luigi Albertini dalla tolda di comando del Corriere. U vento del Nord post-resistendde si affievolì e la bonacda si annundò con l'usdta del direttore Mario Borsa. Le correnti del Sessantotto segnarono l'irradone deU'«eskimo in redadone» (espressione coniata da un corrierista come Michele Brambilla) e venne la svolta a sinistra di Piero Ottone e degh scritti corsari di Pasolini in prima pagina. E poi la metastasi piduista che a via Solferino anticipò fl tramonto deUa Prima Repubblica, i veti a via Solferino, le guerre fratricide, le sconfitte. Le risalite. ?erdQ. attorno, alla leggenda del Corriere della Sera è fiorita una lussureggiante letteratura, e una memorialistica appassiqnata^al Carriere primo amore ih Gaetano Afeltra a Comprati e venduti di Giampaolo Pausa, da Via Solferino di Enzo Bettiza al Corriere segreto di Franco Di BeUa. L'aroma del Corriere resta attaccato a chi ne è stato direttore e quest'ultimo immancabilmente finisce per rievocare con rabbia e con nostalgia gh anni passati a via Solferino. E' stato così per Giovanni Spadolini, che pure visse.con stupefatto sgomento fl proprio avvicendamento voluto ddla famigha Crespi. Per Piero Ottone, che ha voluto rintuzzare l'accusa di aver schiacciato il Corriere troppo a sinistra, costringendo Indro Montanelli e r«argenteria di famigha» liberal-conservatrice al trasloco del Giornale nuovo con una scia di rancori che arrivò al punto di cancellare fl nome di Montanelli dal titolo conieresco in cui si dava notida deUa gambizzazione Br del grande giornalista vissuto come un transfuga. Per Piero Ostellino, che non cessa di ricordare nei suoi libri fl combinato disposto «P2-Pci» da cui nacque il niet alla direzione di Alberto Ronchey dopo la deflagradone annunciata dalle liste di Cast ighon Fibocchi. Dal Corriere della Sera non d si libera più, neU'immagìnadone e neUa professione. Ex conieristi, legati in passato a gruppi intemi tra loro in competidone, potrebbero detestarsi per tutta una vita, anche a decenni di distanza. Il Corriere non si scorda md e l'amore per quella testata non sbiadisce con il tempo. Ma in nessun'dtra redadone di giornale è dato misurare nell'atmosfera un tasso così dto di intossicazione. E quando fl povero Walter Tobagi venne freddato dd terroristi, per anni si è almanaccato suU'ambiente «deb Corriere e «neh Corriere per capire dove fosse nata l'idea assassina di annientare quel giornalistabravo e coraggiosp.. Prodottò di invendoni giomahstiche e di ostinazione imprenditoride, spesso i nuovi giornali nascevano contro fl Corriere della Sera. Contro il Corriere nacque fl Giorno di Gaetano Baldacci fortissimamente voluto da Enrico Mattai. Contro fl Corriere trasse alimento, slando ed entusiasmo la febee avventura di ..Eugenio Scalfari con la Repubblica. Alberto Ronchey ha raccontato di recente nel Fattore R che, appena nominato direttore deUa Stampa sul finire del '68, voUe «ingaggiare una gara con il Corriere della Sera a chi dava più spedo aUe quotadoni di WaU Street, perché la gente comindava a investire i propri rispanm». Anche per questo fl bubbone della P2 provocò tanti terremoti nel panorama giornalistico itahano: veniva a scardinarsi un equilibrio (e un primato) che sembrava inamovibile, e d diffondeva la percedone dell' affondamento della nave ammiraglia. La nave ammiraglia non sprofondò. Ebbe infinite traverde, cambiò proprietà, si risoUevò con fatica. Ma negh anni Ottanta con le dire zioni diverse e contrastanti di Alberto CavaUari, di Piero Ostellino e di Ugo Stflle era come se fl Corriere dovesse ripartire daU'inido. H giomde-istitudone, il giomde-simbolo, fl «Corrierone» era stato colpito e ferito al cuore. U trauma sarà riassorbito, ma con il passaggio di proprietà che chiuse l'èra del a famigha Rizzoli con l'ingresso deUa famigha Agnelli e del «sdotto buono» deUa finanza nadonde, la storia del Corriere della Sera subì una svolta che accompagnerà passo dopo passo l'dtra svolta che, prima lentamente e poi tumultuosamente, cambierà il volto deUa pohtica italiana dalla Prima aUa Seconda Repubblica. Del resto, anche nel dramma e neUa tempesta, fl Corriere della Sera aveva pur sempre mantenuto Yallure del giornde «borghese» dalla cui opinione e dalla cui linea nessuno poteva prescindere. Era stato così anche nell'epoca prudentissima (e qualcuno aggiungeva «sonnacchiosa») deUa diredone affidata d veUutato Mario Missiroli. 0 in quella del suo successore Alfio Russo, quando il Corriere diventò sinonimo di establishment e di allineamento pohtico, dimostrando quanto sia fragile l'equazione tra editoria «pura» e familiare e autonomia pohtica. Con Giovanni Spadolini, fl timone restava sddo anche nelle intemperanze del '68, quando via Solferino venne letteralmente circondata dalle manifestadoni di piazza contro «l'organo della borghesia». Ma avere influenza sul Corriere della Sera sembrava per la politica un imperativo ineludibile, quasi un'ossesdone, come accadde con Bettino Crad, oppure una trincea da espugnare e in cui esercitare gramscianamente l'egemonia del contropotere (anche sindaede), come era per il Pd. Con la svolta «nuovista» della pohtica italiana, i nuovi protagonisti del Pdazzo non cambiarono mudca. Inevitabile l'urto che nel 1994 oppose Berlusconi d Corriere di Paolo Mieli che aveva pubblicato in antidpo la notida deh'awiso di garanda ah'aUora preddente del Consigho. Inevitabile l'attendone maniaede con cui fl mondo pohtico ha misurato ogni passo dd successore Ferrucdo De Bortoli (e adesso di Stefano Folh). Perché-il «Comerone» i è sempre un .punto dolente, uno scenano di attese e anche di drammi. Un grumo di passioni, tanto che anche i complicati ghirigori deUe quote adonarie possono esprimervi e riflettere una pasdone, eh segno opposto ma non qualitativamente dissimile dafl'attendone che per fl Corriere ha sempre avuto la pohtica. E' la sua storia e anche, in questi giorni, la sua cronaca. La sterzata del fascismo, il vento post-resistenziale, la bonaccia, le correnti, la svolta a sinistra, la metastasi piduista, i veti, le guerre fratricide, le sconfitte, le risalite: su via Solferino è fiorita la leggenda Nella foto a sinistra. Luigi Albertini In basso, a sinistra Alberto Ronchey, a destra Paolo Mieli Ugo Stille assieme a Giulio Anselmi ed i loro più stretti collaboratori ritratti nello storico Salone Albertini di via Solferino dove si svolgono le riunioni di redazione. Nella foto in alto Giovanni Spadolini nel suo ufficio di direttore

Luoghi citati: Comprati, Italia