Carta Ue, incerto resilo dei referendum

Carta Ue, incerto resilo dei referendum NELLA QUASI TOTALITÀ' DEGLI STATI I CITTADINI SI DICONO «POCO INFORMATI» SUL TRATTATO Carta Ue, incerto resilo dei referendum Ma in tutti i Paesi la maggioranza è favorevole Maria Maggiore BRUXELLES Finita l'estenuante corsa a ostacoli per l'approvazione della prima Costituzione della Grande Europa, comincia un altrettanto impervio cammino per la ratifica del testo approvato venerdì a Bruxelles dai capi di governo dell'Unione. L'entrata in vigore del Trattato costituzionale è prevista il primo novembre del 2009, ma su questa data pesano come un macigno i referendum che nei prossimi due anni si terranno in molti paesi europei In almeno nove - Regno Unito, Svezia, Polonia, Olanda, Portogallo, Belgio, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo - le consultazioni popolari hanno valenza di ratifica: se vince il "no", il testo è bocciato, come fu in Irlanda nel 2001 quando gli irlandesi respinsero il Trattato di Nizza, gettando nel panico le istituzioni comunitarie. Ma in questi giorni molte altre capitali europee riflettono sulla necessità di consultare i cittadini su una tappa così importante dell'integrazione comunitaria. In Francia, dove la decisione spetta al presidente della Repubblica, Jacques Chirac non ha ancora deciso se ratificare il Trattato per via parlamentare o referendaria. Ma Pierre Moscovici, ex ministro degli affari europei nel governo socialista Jospin ha chiesto domenica in un'intervista al quotidiano Le Parisien, che i francesi "siano consultati sul nuovo testo costituzionale. Il dibattito è molto vivo anche in Italia. Il ministro degli esteri Franco Frattini ha ripetuto ieri un'idea già espressa in'precedenza; "oltre a un coinvolgimento dei parlamenti nazionali, sarebbe opportuno chiedere un'ulteriore investitura popolare". Di certo nei prossimi due anni non mancheranno gli "psico-drammi" europei. Se infatti uno dei tre Stati più euroscettici del continente - Regno Unito, Danimarca e Svezia - dovesse voltare le spalle alla Costituzione, l'opinione pubblica degli altri sarebbe fortemente condizionata e i leader europei si troverebbero a dover fronteggiare una crisi, le cui conseguenze non sono state ancora codificate. In una dichiarazione annessa alla Costituzione, si legge infatti che se quattro-quinti degli Stati (20 su 25) hanno ratificato il testo, il Consiglio europeo può valutare le conseguenze del "no" di un Paese. Uscire dall'Unione, riproporre un referendum, approvare un altro testo, identico al primo, ma firmato solo da chi ha ratificato? Scenari da brivido, che per il momento nessuno vuole immaginare. Intanto, all' indomani del via libera dei capi di governo, si cerca di fare un pronostico sui sentimenti dell'opinione pubblica. In Inghilterra, dove gli euroscettici hanno strappato alle ultime elezioni europee il 16^0 dei voti, i "no" sono in vantaggio con il 570Zo. Secondo un sondaggio appena pubblicato dall'istituto ICM (su domanda della Fondazione euroscettica New Frontiers), solo il 280Zo crede al premier Tony Blair quanto assicura che il Regno Unito non perderà la sua sovranità nelle politiche fiscali, sociali, di difesa e nella giustizia e asilo. La Commissione europa ha commissionato un sondaggio Eurobarometro all'inizio dell'anno. Quattro settimane dopo il fiasco della conferenza intergovernativa, tra il 14 e il 23 gennaio, la società Eos-Gallup ha chiesto a 25 mila persone nei 25 Stati Uè, qual era il loro livello di conoscenza della Costituzione, all'esame dei governi e se intendevano approvarla. Il risultato è positivo nell'Europa a 25. D 77^0 degli intervistati ritiene che si debba approvare una Costituzione. Ma tra lltalià (920zi a favore) in testa alla classifica e llnghilteira (5m per il "si") c'è una bella differenza. Inoltre in questi mesi il fremite del "no" è sicuramente cresciuto, con lo spettacolare successo dei partiti euroscettici alle recenti europee. Nella Repubblica Ceca, dove il partito nazionalista del Presidente Vaclav Klaus si è piazzato in prima posizione con il 200Zo dei suffragi, si parla adesso di un referendum. La stessa cosa in Polonia, dove la Lega delle Famiglie e il Partito dell'Autodifesa si sono imposti (su uno scarso 2Ò0Zo di affuenza alle urne). H dato su cui più dovranno lavorarare i nostri governanti è il grado d'informazione dei cittadini. In gennaio il 710Zo derii intervistati dalla Gallup risponde^ va di essere "mal informato" sulla Costituzione europea, con punte negative in Finlandia (870Zo non ne sapeva nulla), Portogallo (solo il 1307o informato), Svezia ^S1}*) mal informato) e Spagna (790Zo). Gh italiani, di solito sempre, in cima ai sondaggi per euro-entusiasmo, si lamentano della cattiva informazione al 760Zo e solo il 240Zo dei mille intervistati si considera preparato sulla materia. La sfida dei prossimi mesi è chiara. Se i nostri leader vorranno portare il progetto di Costituzione a termine, saranno obbligati a parlare di Europa e spiegare alla gente per quale costituzione devono votare, quali sono i progressi nel campo istituzionale, dei diritti e dei valori e i rischi di stallo se la Costituzione non entrerà in vigore. "Sarà una sfida ardua - dice a Bruxelles un diplomatico - sia per chi ha una visione positiva dell'Europa, sia per chi farà campagna per u "no" ". Nel primo caso, infatti, i governi dovranno confrontarsi con le sconfitte del progetto costituzionale e tutti i passi indietro che il compromesso finale contiene: dal voto all'unanimità preteso dagli inglesi in molte materie, al sistema di voto a maggioranza, reso ancora più complicato dalle ultime concessioni ai piccoli paesi, fino ai reali poteri del ministro degli esteri e del presidente unico dell'Unione. Nel caso degli euroscettici basterà puntare sui bizantinismi del testò, ilicomprensibile alla maggioranza della gente e sulle reali concessioni di potere a Bruxelles. Ma ancora di più i nostri governanti dovranno spiegare ai loro cittadini il rischio per l'Europa se la Costituzione non sarà approvata, il ritomo agli Stati piccoli e sovrani in un'economia sempre più globalizzata con minacce transnazionali come il terrorismo. In Italia solo il 24 per cento della popolazione si considera preparata sulla materia La grande sfida dei governi per far passare il referendum si giocherà sull'informazione •A DEVE Eufobarometre Gen. Feb. 2Q04 SI nmm 15"! ^IS1! GRECIA UNGHERIA SLOVENIA LUSSEMBURGO BELGIO SPAGNA GERMANIA LITUANIA PORTOGALLO FRANCIA IRLANDA OLANDA POLONIA SLOVACCHIA AUSTRIA FINLANDIA LETTONIA REP. CECA 80% 1 ' DANIMARCA SVEZIA INGHILTERRA

Persone citate: Franco Frattini, Gallup, Jacques Chirac, Jospin, Pierre Moscovici, Tony Blair, Vaclav Klaus