Ultra in sciopero la prima di campionato

Ultra in sciopero la prima di campionato SEIMILA IN CORTEO, DIUNA NOVANTINA DI TIFOSERIE: «SIAMO PRONTI ATUTTO PUR DI FARCI ASCOLTARE DALLA LEGA E DALLE SQUADRE» Ultra in sciopero la prima di campionato Meeting in piazza a Bologna: basta con le partite tutta la settimana Fabio Poi» inviato a BOLOGNA SE il calcio è l'oppio dei popoh, loro sono i drogati. Forse nemmeno i peggiori in questo business fatto di sponsor, diritti televisivi, anabohzzanti, ingaggi milionari e partite truccate. «Siamo il dodicesimo in campo. Senza di noi tutto si riduce a ventidue pirla che inseguono una palla», rivendica il suo ruolo questo spilungone, ultra del Cesena e perciò bianco e nero dalla testa ai piedi. «Siamo pronti a tutto pur di farci ascoltare dalla Lega e dalle squadre. Piuttosto che lasciare andare tutto in malora, la prima di campionato non andiamo aho stadio e facciamo sciopero. Ne stiamo parlando», minaccia Giancarlo, detto «il Barone», colonna storica della tifoseria milanista e adesso di questo Movimento ultra, capelli grigi e maghetta rossa, il completo scuro dal lunedì al venerdì, una volta anche assistente di un deputato democristiano. Come lui, in questo corteo che fa dalla stazione a via Indipendenza sotto un sole a piombo a forza di minerali, birrette e the freddi, ce ne sono tanti. La Questura dice seimila. Giusy, capelli rossi e cuore rosso blu del Bologna giura che sono di più: «Almeno ottomila, comunque moltissimi. Più dei cinquemila dell'anno scorso a Milano. Hanno aderito almeno novanta tifoserie, anche quelle rivali da sempre e non è successo niente»^ E' successo che gh ultra hanno deciso di dare la scossa a questo sistema dipartite spalmate dal lunedi alla domenica per far contenti i presidenti che guardano ai diritti tv, è successo che gh ultra non ci stanno a questo giro di vite dentro e fuori gh stadi, agli arresti in differita dopo la moviola e alle diffide che arrivano a pioggia. Luca - il nome ce l'ha tatuato sulla schiena insieme a quello della sua squadra, il Modena UltMeeSeimila ultra sodice che il bello di questo movi¬ mento è che raccoglie quasi tutti, senza distinzioni: «Io sono di destra, però qui c'è molta gente di sinistra. Con i bresciani e con quelli del Cesena ci meniamo quattro volte l'anno ed eccoh lì, in corteo come noi...». Davanti ci sono quelli deh'Atalanta, poi i tifosi deh' Avellino, chiudono in rigoroso ordine alfabetico gh ultra del Vicenza. Mancano solo i romanisti e i laziali che giocano per conto loro. «Loro sono politici, in questo movimento c'è spazio per tutti senza differenze. E poi sono troppo legati alle squadre, guarda coshanno combinato all'Olimpico pur di fare pressioni sul governo, perché approvasse il decreto per le agevolazioni fiscali». Il colpo di spugna sui bilanci in rosso il Movimento ultra non lo vuole. Anzi sogna il momento in cui i soldi finiranno in secondo piano, lasciando spazio solo al calcio giocato. E' anacronistico, ma Carmelo Ranetta, 40 anni, barista, pancia e occhialoni scuri, tifoso del Siracusa dal profondo della serie D, ventiquattro ore di treno per essere qui, ci crede davvero: «Il Siracusa è la mia vita. Troppi soldi hanno rovinato il giocattolo. Se vinci sei grande, se no sei nessuno. E' colpa di Silvio Berlusconi ma non solo sua...». Il presidente del Milan non è runico preso di mira. Gh fanno compagnia Carrarro e Galhani. «Figli di...», c'è scritto su uno striscione che li accomuna. Nemmeno il peggiore, visto che gli insulti più decisi vanno a pohzia e ai carabinieri, ai tutori dell'ordine pubblico ne--; i gh stadi, a chi elargisce diffide contro le violenze prima, dopo e durante le partite. Che tra gh ultra non ci siano solo angioletti lo ammettono anche loro. Fedro, geometra in Provincia quando non tifa dalla curva dei Forever ultras del Bologna, non chiede improbabili guanti di velluto: «Non cerchiamo immunità. Chi fa una cazzata va punito, ma la militarizzazione degh stadi serve solo ad aumentare la tensione». Però negh striscioni e nei cori da strada che rimbombano nel sottopasso della ferrovia e lungo i portici di corso Indipendenza, gh ultra del Milan e della Juventus - pochini, solo una trentina - quehi deU'Andria e del Napoh, del Venezia e del Bari che pure se le sono date di santa ragione in mattinata prima dello spareggio al Sant'Elena di ieri sera a Venezia, ripetono tutti lo stesso ritornello. «No alla repressione». «Libertà per gh ultra». «La nostra fede, alla diffida non cede». «Non moUeremo mai». Fino allo striscione che apre il corteo dei foggiani, tutti contro la pohzia: «Noi diffidati, voi violenti autorizzati». Gianni, 34 anni, operaio, diffidato per tre anni - «Nel '94, nel '97 e nel 2000, anziché andare allo stadio, dovevo firmare in Questura due volte ogni domenica», racconta di quelle tre stagioni perse del «suo» Cesena - è uno che parla mica per sentito dire: «Non mi hanno mai processato. La diffida è arrivata solo dopo il riconoscimento televisivo. Dicono che avevo partecipato a degh scontri. Non siamo violenti perchè siamo ultra. E' che, tranne Mantova e Brescia, ci sono tutti contro. E' solo una questione di campanilismo. Ma la violenza è dentro gli stadi come fuori». Senza differenze, sembra di capire pure da Andrea, portavoce dei bresciani, considerati tra i più violenti dalla pohzia: «La rivalità tra tifoserie ci sarà sempre, inutile discu: tere su questo. Ma oggi voghamo far conoscere soprattutto i nostri valori. La curva è una realtà in cui un operaio e un professionista sono uguali e dove amicizia e solidarietà sono fondamentali». A sentirli parlare, a guardare i loro colori, sembrano gh ultimi cavalieri romantici di un calcio che non esiste più, annegato da palinsesti e diritti milionari in euro. «Contro il calcio moderno, ultra all'antica», scrivono sulle maghette, mentre pensano a questo sciopero dello stadio che sarà il loro modo di dare il benvenuto al prossimo campionato. Anche se a malincuore, come dice Ricky dei Commandos Tigre del Milan: «Le squadre fanno tutto pensando ai soldi e alla tv. Ma che gusto c'è, a guardare la partita in poltrona?». Rifiutano il giro di vite gli arresti in differita dopo la moviola e le diffide a pioggia «Fra noi c'è gente di'destra e di sinistra Con i bresciani ci meniamo quattro volte l'anno e adesso eccoli lì» Si sentono gli ultimi cavalieri romantici di un calcio antico annegato tra palinsesti e diritti milionari «In curva professionisti e operai sono uguali l'amicizia e la solidarietà sono fondamentali» «Siamo il dodicesimo uomo in campo senza di noi tutto si riduce a 22 poveretti dietro una palla: piuttosto che lasciare5 andare tutto in malora preferiamo disertare lo stadio» Seimila ultra sono scesi in piazza ieri in rappresentanza di una novantina di tifoserie

Persone citate: Carmelo Ranetta, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Avellino, Bologna, Brescia, Cesena, Mantova, Milano, Sant'elena, Venezia