Trap all'ultima sfida «Non sono colpevole»

Trap all'ultima sfida «Non sono colpevole» LE INCERTEZZE E GLI ERRORI DEL CT CONTRO LA SVEZIA HANNO CONDIZIONATO GLI AZZURRI. «HO TENUTO VIERI IN CAMPO PERCHE' SERVIVA SUI PALLONI ALTI» Trap all'ultima sfida «Non sono colpevole» «Quando c'è un buco bisogna metterci una pezza. Rifarei le scelte fatte. Altrimenti mi accusavano di non sapere leggere le partite Sono convinto della tradizione etico-sportiva di danesi e svedesi» Marco Ansaldo inviato a LISBONA Gli ultimi bastioni della credibilità di Trapattoni si sgretolano con le confidenze che ieri hanno ricostruito il retroscena della partita con la Svezia. Alla fine rimane lui, solo e processato come mai in trent'anni di camera. Chi gli stava vicino racconta la scenetta successiva al pareggio di Ibrahimovic. Sei minuti alla fine, non ci sono punte che affianchino Vieri nel disperato tentativo di raddoppiare. Il ct si gira verso Di Vaio. «Te la senti di entrare a freddo?». «Sì, mister, ma lei ha già fatto le tre sostituzioni». Giurano che sia vera, abbiamo l'illusione che quanto trapela sul commissario tecnico sia il parto dei formidabili barzellettieri che si inventarono le storielle su Totti e oggi si divertono con lui. Troppe «gaffes». Carraro, che ha parlato per dieci minuti con la squadra prima di tornare a Roma, lo ha di fatto scaricato. I giocatori impongono le proprie scelte camuffandole da consigli, l'opinione pubblica non gli perdona nulla. Ci vorrebbe un colpo d'ala per reimporre l'immagine di santone del calcio ma il Trap deve dipendere dalla lealtà di svedesi e danesi perché quella di martedì a Guimaraes non sia l'ultima partita da commissario tecnico. «Loro - dice - sono l'espressione di Paesi che hanno ima grande tradizione di sportività e di lealtà, sono anche confinanti e di solito la vicinanza non comporta amicizia. Ma da un po' di tempo a questa parte gli interessi del business stanno cogliendo tutti: mi auguro che non li condizionino e capisco che noi, abituati a vivere certe situazioni, coltiviamo almeno il dubbio». Quello che il Trap non sa ammettere è di aver sbagliato e che l'effetto degli errori costringono la Nazionale a sperare negh altri come al Mondiale, quando approdò ai quarti di finale solo grazie alla vittoria dell' Ecuador sulla Croazia. Il processo questa volta si basa sulle sostituzioni. «Quando c'è un buco da una parte - si difende il ct - bisogna metterci una pezza e noi eravamo subissati sulle fasce laterali. Se non avessi fatto certe scelte e avessimo subito il pareg¬ gio sarei stato accusato di non aver letto bene la partita». Il che è vero. Ma ci si chiede perchè nelle difficoltà Trapattoni snaturi sempre le sue squadre. Per un'ora, l'Italia alla brasiliana aveva messo in soggezione la Svezia. Lui l'ha riportata alle vecchie barricate. «Mi si imputa di aver tolto Cassano e di aver dato ai ragazzi e agli avversari un segnale di difensivismo. Cassano era pericoloso ma è giovane, all'esordio, lui stesso mi ha detto che non aveva più tanta benzina. E poi stavo prendendomi la piccola rivincita sui detrattori di Del Piero, che per me ha giocato bene e meritava di restare fino alla fine per riprendere fiducia». Sta di fatto che la sostituzione del romanista ha levato parec¬ chie preoccupazioni agli svedesi e che Del Piero è stato cambiato comunque. Tutta la difesa del Trap batte a vuoto, confusa. Vieri ha giocato con un'infiltrazione di Voltaren per mitigare il dolore al ginocchio (c'è persino il pericolo che non ■possa scendere in campo con i bulgari, come gli squalificati Gattuso e Cannavaro e forse Zanetti). Perchè non sostituire Bobo? «Avevo bisogno di un punto di riferimento sui palloni alti: purtroppo gli sono arrivati cross veloci sui quali non prendeva il tempo giusto. Di Vaio non avrebbe fatto lo stesso suo lavoro: ho pensato di metterlo al posto di Cassano però è un tipo di giocatore diverso e ho scelto Fiore, che come centrocampista segna spesso». U tutto e il contrario di tutto. «Prima di cam- biare io rifletto a lungo, giro dieci volte i foghetti», ha spiegato il Trap. L'impressione è che gli sia uscito quello sbagliato. Ora deve vedersela con una squadra depressa, arrabbiata, Non sono stati solo i giornalisti a contestare i suoi interventi: àn- cheaigiocatoiihadovutogiustifi- care certe mosse nel viaggio da Oporto a Lisbona. Un triste tra- monto, aspettando un regalo onesto. «E' molto difficile che Danimarca e Svezia confezionino un 2-2, sono squadre corrette che avranno puntati addosso gli occhi delle tv di tutto il mondo e l'attenzione dell'Uefa», ha detto Carraro, mettendo pressione ai rivali. Ma sarebbe ora di non chiedere più favori a nessuno. Giovanni Trapattoni, 65 anni compiuti 1117 marzo scorso, sta per giocarsi faccia e carriera azzurra nella partita di martedì con la Bulgaria