«La mia sfida: i giovani a teatro» di Alain Elkann

«La mia sfida: i giovani a teatro» PARLA IL NUOVO PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEGLI STABILI «La mia sfida: i giovani a teatro» De Fusco: giriamo il mondo e nella prosa siamo maestri Alain Elkann LUCA De Fusco, lei è stato nominato presidente dell'Associazione Nazionale dei Teatri Stabili, posto che fu di Grassi, Chiesa, Scaparro... Che impressione le fa? «Mi sembra un riconoscimento dei colleghi per i quattro anni di lavoro che ho fatto in Veneto dal 2000 ad oggi come direttore del Teatro Stabile del Veneto. Non era mai capitato al direttore dello Stabile del Veneto di diventare presidente nazionale e quindi il primo sentimento è un po' d'orgoglio aziendale». Cosa ha fatto in Veneto? «Le cose principali sono di aver fatto diventare regionale il teatro, perché slle tradizionali sedi di Venezia, Teatro Goldoni, e di Padova, Teatro Verdi, sono riuscito ad aggiungere il Teatro Olimpico di Vicenza. Poi sono riuscito attraverso una rete di coproduzione a produrre più teatro di qualità e far circolare in Italia e all'estero più spettacoli. Credo che produrre spettacoli rimanga la vocazione fondamentale del Teatro Stabile». Il teatro non è in crisi oggi in Italia? «Dal punto di vista numerico direi di no, perché il pubblico è tutto sommato costante. Dal punto divista dei contenuti, se penso all'epoca dei fondatori dei Teatn Stabili c'era una comunione di intenti tra loro e un'intesa tra i direttori e il pubblico che oggi c'è meco. E' vero però che la società italiana dei nostri anni è più frammentaria della società italiana degli Anni 50-60. D'altra parte quando dicono crisi dei Teatri Stabili, cosa che è stata detta moltissime volte negli anni, ricordo sempre un dato: negli Anni 50 o quando furono fondati i Teatri Stabili, il cinema italiano era una delle grandi cinematografie occidentali. E invece il teatro e il concetto stesso di regia erano una cosa completamente da inventare». E oggi? «La cinematografia italiana è diventata marginale nel panorama intemazionale, mentre le grandi regie di Strehler e Ronconi e nella lirica i Pizzi e i Cavani girano il mondo e noi europei ora siamo i massimi specialisti dello spettacolo dal vivo. Se si pensa a un regista di teatro, sì pensa a un italiano, a un francese, un tedesco, e non a un americano. E questo teatro di regia l'hanno fatto al m i Teatri Stabili». Il grande teatro però è nei Paesi anglosassoni «Non ci sono grandi registi di prosa statunitensi. L'eccellenza nel settore però l'abbiamo mantenuta noi». Chi va a teatro? «Un pubblico per lo più anziano: d danniamo per portare più giovani al teatro, che del resto oggi costa meno del cinema. Però i ritmi stessi di un atto di Shakespeare o di Pirandello sono poco in sintonia con i ritmi frenetici degli altri mezzi di comunicazione. Si fa un po' fatica ma alla fine ci si riesce». La televisione aiuta? «Vorrei cercare di riaprire con la mia presidenza nazionale il rapporto tra teatro e tv. Recentemente il consigliere Rai Veneziani ha aperto .un tavolo di confronto tra il mondo della tv e quello della prosa. E' un nodo da sciogliere». Nella riforma del ministero per i Beni alle attività culturali che spazio c'èper il teatro? «Io sono uno dei più giovani presidenti dell'associazione e il nuovo direttore generale per lo spettacolo Salvo Nastasi è un trentenne. Parla di una nuova legge sul teatro. Sono 50 anni che l'aspettiamo, se ci riesce è un fatto storico». Quali le priorità? «La grande questione è mettere in- sieme Stato, mondo del teatro e Regioni. Le Regioni sono il nuovo terzo interlocutore, lavorando in una Regione dove i temi federali sono molto sentiti credo di essere nella posizione giusta per dare una mano a chiedere un compromesso». Oggi si scrìve teatro in Italia? «Se ne scrive di più in Inghilterra e Francia. E' colpa dei Teatri Stabili e dovremmo fare più drammaturgia contemporanea. Però gh autori italiani hanno le stesse colpe di chi ha fatto decadere il nostro cinema. Non c'è produzione media. Non si scrivono testi con sufiBcente grado di comunicazione, ma quasi esclusivamente testi particolarmente difficili e per una ultra élite. Le colpe,sono dei teatri e degli scrittori». E gli attori? «Credo che non sia un brutto momento. C'è un Lavia in grandissima forma, come Bracciardi. E poi stiamo formando come Teatri Stabili una nuova generazione di protagonisti. La giovane Gaia Apnea è una sicuraprcmessa». Difetti da segnalare? «La critica che accetto più frequentemente dal mio presidente Laura Baibiani è che il teatro italiano è troppo autoreferente. Si è talmente concentrato sul proprio ombeheo da dimenticarsi della società che ci circonda. E' un difetto da scongiurare. La Biennale di Venezia, inoltre, in questi anni non ha avuto un direttore del settore teatro con cui collaborare perché sono cambiati velocissimamente. Ora spero che con la nuova presidenza di Croff si possa avere un rapporto più stabile. Poi c'è un appuntamento importante che ci aspetta: il 2007 è il trecentesimo anniversario della nascita di Goldoni e bisognerebbe fare un grande festival fatto dal Teatro Stabile, dalla Biennale e dalla Fenice dedicato a Goldoni». Guai è il drammaturgo che oggi hapiù successo? «Dipende. Dallo Stabile del veneto ti aspetti Goldoni e Gozzi, dal teatro Biondo di Palermo ti aspetti Pirandello. La forza del teatro italiano è di avere un grande pluralismo di drammaturgia». Strehler e Ronconi hanno successori, come registi? «La generazione dai 40 ai 50 anni non ha forse picchi eoa geniali, ma è ottima, . ha nomi come il mio collega di Genova, Marco Sciaccaluga, con una carriera in costante migUoramento.Promettonorisultati non inferiori ai maestri». Insomma è un quadro positivo il suo, pieno di contraddizioni ma pieno di vitalità. «Il teatro italiano viaggia all'estero: siamo stati a Lisbona con un Gozzi e a Parigi e a Berlino con un Goldoni; ci sono Stabili come il Piccolo di Milano e il Teatro di Genova che vanno costantemente all'estero». Il suo mandato dura due anni Ha un desiderio? «Si, coincide con quello del ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani di dare finalmente al teatro italiano una legge e di farla non contro ma insieme alle Regioni». j^Iial Siamo stati a ^" Lisbona con un Gozzi, a Parigi e a Berlino con un Goldoni. Istituzioni come il Piccolo di Milano e il Teatro di Genova vanno spesso all'estero 99 Luca De Fusco, presidente dell'Associazione Nazionale dei Teatri Stabili