La mano è la mente di Marco Belpoliti

La mano è la mente «DISEGNARE E CONOSCERE», TEORIA E TECNICA DI UN SAPERE CHE FA VEDERE L'INVISIBILE La mano è la mente Marco Belpoliti A metà degli anni Ottanta, per un caso del destino, sono finito a insegnare all' Istituto d'Arte di Monza, ovvero in quello che è stato uno dei crocevia della cultura visiva italiana. Non l'unico, ma certamente uno dei più singolari. Ci. sono arrivato digiuno d'arte e di cultura visiva, ne sono uscito, quindici anni dopo, arricchito in quella che la cultura da cui provenivo - lfilosofìa - reancora reputserie B. . Nata nel 19media superisuoi insegnanci, studiosi. Aldocenti avevdi ritrovarsi psioni pomeritavoli delle trza. Vi spiccavtà straordinNanni Valemorto impropoco, e Narcisingolare stue colore. Cefigure inconsto Orefice, studi di MaAldo Rossi, sstoria delle rgrafico AG Fsì sentiva ancora la presenza di passati docenti coUgo La Pietralio MarcoUi, Pontiggia, e aancora. Al tavolo dell'osteria uno dei più assidui, dei più curiosi e interroganti, era Giuseppe Di Napoh. Sono passati vent'anni ed ecco che esce uno dei libri incubati davanti a quei bicchieri di vino: Disegnare e conoscere (Einaudi, pp.495, 623): Giuseppe Di Napoh ha scritto una di quelle opere che sembrano appartenere a un tempo ormai remoto, opere che si coltivano molto lentamente e si scrivono prima di tutto dentro di sé attraverso la pratica didattica, lo studio, le esperienze, la discussione, in uno stato febbrile, e che per questo possiedono tutta l'energia delle molle lungamente compresse. Tre sono i protagonisti del libro: la mano, l'occhio e il segno. Per Di Napoh il disegno ha una funzione cognitiva, oltre che espressiva; è un linguaggio culturale. Vedere e disegnare sono strettamente connessi: «il disegno fa vedere il mondo, le cose e le loro reciproche relazioni e/o interazioni in modo assolutamente unico; fa vedere ciò che diversamente resterebbe invisibile». Proviamo a immaginare, dice Di Napoh, il mondo senza il disegno. Non riusciremo più a leggerlo: «Il bianco e il nero del disegno sono i due estremi della visibilità, gli argini entro i quali l'esercizio dell'occhio e della mano modulano l'intensificazione del tempo nello spazio (il vedere) e l'intensificazione dello spazio nel tempo (il disegnare)». Disegnare e conoscere è un libro coltissimo - ci si trovano citati - o meglio, utilizzati moltissimi filosofi, studiosi, artisti e scrittori - da Goethe a Wittgenstein, da Vasari a Michel Serres -, e tuttavia la cultura non vi pesa affatto, perché il tono con cui è scritto è quello di un grande appassionato che ha sperimentato la prati- ca del disegno in molti mudi e forme, da quelle artistiche a quelle didattiche. La sua lingua è poetica: possiede la poesia del linguaggio scientifico che è insieme precisione e immaginazione, concretezza e sogno. Questo è il nucleo centrale del libro, e forse della cultura di quella scuola: accordare arte e scienza, trovare una radice scientifica nell'arte e una radice artistica nella scienza. Non a caso le pagine sulla mano partono dall'evoluzione dei nostri arti superiori, dalla pinna e dall'ala che diventano mano e che, dopo aver remigato o volato, impugnano una matita o un pennello; «Ricamare, scrivere, suonare uno strumento musicale, disegnare, scolpire costituiscono alcuni dei tanti esempi di attività nelle quali si progredisce e si raggiungono apprezzabili livelli soltanto se si è dotati di intelligenza cinestetico-corporea, in grado di materializzare una precisa forma di pensiero fisico-fisiologico». Due sono gli eroi artistici di Giuseppe Di Napoh: Leonardo e Goethe, entrambi scrittori e pittori. Le pagine sul Viaggio in Italia di Goethe, venuto nel nostro paese per capire quale sia la sua vocazione profonda, sono stupende, un libro nel libro. Disegnare e conoscere contiene anche ampie spiegazioni e considerazioni sui vari tipi di segni del disegno: macchia, traccia, linea,' contorno, chiaroscuro, schizzo, abbozzo, scarabocchio, studio, ecc. Sono pagine in cui il tema tecnico - cosa è, come si fa - e il suo significato concettuale, filosofico, si compenetrano in un discorso che non è mai solo tecnico o solo astratto, ma appunto una unione delle due cose. Giuseppe Di Napoli crede fermamente che «il disegno è una forma di conoscenza», e non solo un'attività pratica: il disegno conduce a una forma di conoscenza, e dunque di astrazione. E questo non solo se si è disegnatori più o meno provetti, ma anche se si guarda: «qualunque cosa l'uomo faccia presuppone che debba per prima cosa vederla nella sua mente, quindi prefigurarne la forma mediante un disegno intemo, che oggi chiamiamo progetto o mappa mentale». Rubando a Gregory Bateson uno dei suoi famosi metadialoghi, l'autore ci ricorda che per leggere occorre vedere, per scrivere occorre disegnare, per pensare occorre immaginare, occorre disegnare con gli occhi della mente i contorni del pensiero. Non so come si può definire ' questa forma di pensiero-azio¬ ne, visione-movimento. Forse "materialismo", perché l'autore si riferisce sempre a qualcosa di materiale, appunto, ma al tempo stesso sostiene che la materia pensa, ovvero che il pensiero non è un fatto astratto ma decisamente concreto, e il disegno, per la sua essenzialità sottigliezza, adattabilità e anche semplicità, ne è la forma più evidente. Dietro a queste idee c'è Paul Klee e la sua idea di "figurazione", ma anche Rudolf Steiner e la cultura filosofica tedesca del Novecento. Nelle pagine finali del libro, dopo aver attraversato l'immenso oceano del disegno, aver riletto e ripercorso autori come Merleau-Ponty e Foucault, Konrad Lorenz e Leroi-Gourhan, Plinio e Galilei, Di Napoli approda a una sintesi nella sezione "Il disegno dei disegni"; qui spiega come il processo di figu¬ razione, che si realizza con il disegno, è omologo a quello di monogenesi di una pianta: mentre avanziamo nel disegno - nel tempo e nello spazio - noi seguiamo inconsapevolmente i tracciati di crescita di un albero. Sono pagine molto belle e suggestive, che comprendono alcuni affascinanti schemi interpretativi. Tuttavia ho trattenuto solo un'immagine che per me compendia il senso di questo libro: tutti i disegni di una vita, tutti i disegni di tutti gli artisti del mondo, ma anche tutti i tracciati cominciati e mai finiti, e quelli solo pensati, ricoperti, sovrapposti, cancellati, rimossi o dimenticati, non saturano mai il foglio; anzi, se stiamo attenti, scoviamo sempre uno spazio bianco, ovvero «un'ulteriore possibilità per cominciare a disegnare». Senza il disegno non riusciremmo a leggere il mondo, perché il disegno non è solo un'attività pratica, ma una forma di conoscenza in cui si accordano arte e scienza Per pensare occorre immaginare: qualunque cosa l'uomo faccia deve prima prefigurarne la forma mediante un disegno, una mappa Un saggio * manuale di Giuseppe Dì Napoli che ha 1 suoi «eroi» in Leonardo^Goethe scrittori e pittori e attraverso filosofia e antropologiaida-W a Lorenz, da Paul Klee a Bateson è Foucault STIMONIANZA DI LUIGI STOISA e tra l'astrazione e li reale «Che cosa significa per lei disegnare?». Abbiamo rivolto la domanda a Luigi Stoisa, che ha appena concluso a nomala mostragli sogno" (catalogo Marsilio, f)p,11B,G29ye espone a Modena, sino a fine mese presso la Galleria Violo, le sue ((Annunciazioni». Dire del disegno per me è come dire del pane in tavola. HO; disegnato appena }jp visto, ho disegnato prima ancora di aver imparato a scrivere e ho disegngto anche dopo ày : pensato. Posso anche pensare e diségnaf e contemporaneamente perché è quélliixoisa cM^ è la cosa per me più vicina all'anima, che sè; sai leggere ti svela tutto e se sai farlo ti farà volare sempre. Il disegno difficilmente ti tradisce perché se non sai farlo non diseghi. Disegnare è stare meno soli, è quel ponte, che unisce l'astrazione del pensiero ad un'immagine reale che non è fotografia p stampa ma continuità di pensiero anche dopo la sua realizzazione. Disegnare è come respirare, dare forma ad ogni concetto, réànzzàre realtà, astrazione; sógno. Creare toh tutte le sfumature del nero buio assoluto è tessere insieme il fare e il vivere, per poter così estrarre da ogni dove esperienze e ricordi. Sé la mia arte ingloba il divenire del tempo e l'adegua al procedere delia vita come qualcosa che si evolve nella continuità del fare, il disegno scandisce l'incedere e guida Passaggi e rhutamentiv ; Luigi Stoisa A sinistra, il disegno dìTiepolo «Sant'Antonio predica ài pesci». Al centro e in basso, due disegni di Leonardo, «Studio di mani» e «Profilo destro di un uomo». A destra, un disegno di Michelangelo «Studio per il Cristo risorto» La mano è la mente

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