La mano è la mente di Marco Belpoliti

La mano è la mente «DISEGNARE E CONOSCERE»/TEORIA E TECNICA DI UN SAPERE CHE FA, VEDERE L'INVISIBILE La mano è la mente Marco Belpoliti A metà degli anni Ottanta, per un caso del destino, sono finito a insegnare all' Istituto d'Arte di Monza, ovvero in quello che è stato uno dei crocevia della cultura visiva italiana. Non l'unico, ma certamente uno dei più singolari. Ci sono arrivato digiuno d'arte e di cultura visiva, ne sono uscito, quindici anni dopo, arricchito in quella che la cu] wovenivo - la lettilosofia - reputaancora reputa, userie B. Nata nel 1969, media superiore hsuoi insegnanti deci, studiosi. Allora docenti aveva la cdi ritrovarsi per lusioni pomeridianetavoli delle trattoriza. Vi spiccavano dtà straordinarie, Nanni Valentin!,morto improvvisapoco, e Narciso Sisingolare studioso e colore. Ceranofigure inconsuete, to Orefice, compstudi di Mario BeAldo Rossi, studiostoria delle religiografico AG Fronzosi sentiva ancora la presenza di passati docenti come Ugo La Pietra, Attilio MarcoUi, GiusPontiggia, e altriAl tavolo dell'ostpiù assidui, dei più curiosi e interroganti, era Giuseppe Di Napoli. Sono passati vent'anni ed ecco che esce uno dei libri incubati davanti a quei bicchieri di vino: Disegnare e conoscere (Einaudi, pp.495, «23): Giuseppe Di Napoli ha scritto una di quelle opere che sembrano appartenere a un tempo ormai remoto, opere che si coltivano molto lentamente e si scrivono prima di'tutto dentro di sé attraverso la pratica didattica, lo studio, le esperienze, la discussione, in uno stato febbrile, e che per questo possiedono tutta l'energia delle molle lungamente compresse. Tre sono i protagonisti del libro: la mano, l'occhio e il segno. Per Di Napoli il disegno ha una funzione cognitiva, oltre che espressiva; è un linguaggio culturale. Vedere e disegnare sono strettamente connessi: «il disegno fa vedere il mondo, le cose e le loro reciproche relazioni e/o interazioni in modo assolutamente unico; fa vedere ciò che diversamente resterebbe invisibile». Proviamo a immaginare, dice Di Napoli, il mondo senza il disegno. Non riusciremo più a leggerlo: «Il bianco e il nero del disegno sono ì due estremi della visibilità, gli argini entro i quali l'esercizio de l'occhio e della mano modulano l'intensificazione del tempo nello spazio (il vedere) e l'intensificazione dello spazio nel tempo (il disegnare)». Disegnare e conoscere è un libro coltissimo - ci si trovano citati - o meglio, utilizzati moltissimi filosofi, studiosi, artisti e scrittori - da Goethe a Wittgenstein, da Vasari a Michel Serres -, e tuttavia la cultura non vi pesa affatto, perché il tono con cui è scritto è quello di un grande appassionato che ha sperimentato la prati- ca del disegno in molti modi e forme, da quelle artìstiche a quelle didattiche. La sua lingua è poetica: possiede la poesia del linguaggio scientifico che è insieme precisione e immaginazione, concretezza e sogno. Questo è il nucleo centrale del libro, e forse della cultura di quella scuola: accordare arte e scienza, trovare una radice scientìfica nell'arte e una radice artistica nella scienza. Non a caso le pagine sulla mano partono dall'evoluzione dei nostri arti superiori, dalla pinna e dall'ala che diventano mano e che, dopo aver remigato o volato, impugnano una matita o un pennello; «Ricamare, scrivere, suonare uno strumento musicale, disegnare, scolpire costituiscono alcuni dei tanti esempi di attività nelle quali si progredisce e si raggiungono apprezzabili livelli soltanto se si è dotati di intelligenza cìnestetìco-corporea, in grado di materializzare una precisa forma di pensiero fisico-fisiologico». Due sono gli eroi artistici di Giuseppe Di Napoli: Leonardo e Goethe, entrambi scrittori e pittori. Le pagine sul Viaggio ira Italia di Goethe, venuto nel nostro paese per capire quale sia la sua vocazione profonda, sono stupende, un libro nel libro. Disegnare e conoscere contiene anche ampie spiegazioni e considerazioni sui vari tipi di segni del disegno: macchia, traccia, linea,' contorno, chiaroscuro, schizzo, abbozzo, scarabocchio, studio, ecc. Sono pagine in cui il tema tecnico - cosa è, come si fa - e il suo significato concettuale, filosofico, si compenetrano in un discorso che non è mai solo tecnico o solo astratto, ma appunto una unione delle due cose. Giuseppe Di Napoli' crede fermamente che «il disegno è una forma di conoscenza», e non solo un'attività pratica: il disegno conduce a una forma di conoscenza, e dunque di astrazione. E questo non solo se si è disegnatori più o meno provetti, ma anche se si guarda: «qualunque cosa l'uomo faccia presuppone che debba per prima cosa vederla nella sua mente, quindi prefigurarne la forma mediante un disegno intemo, che oggi chiamiamo progetto o mappa mentale». Rubando a Gregory Bateson uno dei suoi famosi metadìaloghi, l'autore ci ricorda che per leggere occorre vedere, per scrivere occorre disegnare, per pensare occorre immaginare, occorre disegnare con gli occhi della mente i contonai del pensiero. Non so come si può definire ' questa forma di pensiero-azio¬ ne, visione-movimento. Forse "materialismo'', perché l'autore si riferisce sempre a qualcosa di materiale, appunto, ma al tempo stesso sostiene che la materia pensa, ovvero che il pensiero non è un fatto astratto ma decisamente concreto, e il disegno, per la sua essenzialità sottigliezza, adattabilità e anche semplicità, ne è la forma più evidente. Dietro a queste idee c'è Paul Klee e la sua idea di "figurazione", ma anche Rudolf Steiner e la cultura filosofica tedesca del Novecento. Nelle pagine finali del libro, dopo aver attraversato l'immenso oceano del disegno, aver riletto e ripercorso autori come Merleau-Ponty e Foucault, Konrad Lorenz e Leroi-Gourhan, Plinio e Galilei, Di Napoli approda a una sìntesi nella sezione "fl disegno dei disegni"; qui spiega come il processo di figu¬ razione, che si realizza con il disegno, è omologo a quello di monogenesi di una pianta: mentre avanziamo nel disegno - nel tempo e nello spazio - noi seguiamo inconsapevolmente ì tracciati di crescita di un albero. Sono pagine molto belle e suggestive, che comprendono alcuni affascinanti schemi interpretativi. Tuttavia ho trattenuto solo un'immagine che per me compendia il senso di questo libro: tutti i disegni di una vita, tutti i disegni di tutti gli artisti del mondo, ma anche tutti i tracciati cominciati e mai finiti, e quelli solo pensati, ricoperti, sovrapposti, cancellati, rimossi o dimenticati, non saturano mai il foglio; anzi, se stiamo attenti, scoviamo sempre uno spazio bianco, ovvero «un'ulteriore possibilità per cominciare a disegnare». Senza il disegno non riusciremmo a leggere il mondo, perché il disegno non è solo un'attività pratica, ma una forma di conoscenza in cui si accordano arte e scienza Per pensare occorre immaginare: qualunque cosa l'uomo faccia deve prima prefigurarne la forma mediante un disegno, una mappa Un saggio ~ manuale di Giuseppe Di Napoli che ha i suoi «eroi» in Leonardo e Goethe scrittori e pittori e attraversa filosofìa e antropologìa da Plinio a Galilei, da Leroì-Gpurhan a Lorenz, da Paul Klee a Bàteson e Foucault STIMONIANZA DI LUIGI STOISA te tra l'astrazione e il reale «Che cosa sìgnìlka per lei disegnare?». Abbiamo rivolto la domanda a Luigi Stoìsa, che ha appena concluso a Roma la mosira 'Il sogno'(catalogo Marsilio, pp. 118, Z 29) e espone a Modena, sino a fine mese presso la Galleria Violo, le sue «Annunciazioni». pire del disegno per me è come dire del pane in tavola, tìpdisegnato appena ho visto, ho disegnato prima ancora di aver imparato a scrivere e ho disegnato anche dopo aver pensato. Posso anche pensare e disegnare contemposraneamente perché è quetiii.cosa che*i perfètte di dire tutto, è la cosa per me più vicina all'anima, che Se? sai leggère ti svela tutto è se sai farlo ti farà volare sempre. Il disegno difficilmente tì tradisce perché se non sai farlo non disegni. Disegnare è Stare meno soli, è quél ponte che unisce l'astrazione del pensiero ad un'immagine reale che non è fotografia o stampa ma continuità di pensiero anche dopo la sua realizzazione, pìségnare è come respirare, dare forma ad ogni concetto, realizzare realtà, astrazione, sogno. Creare con tutte le sfumature del nero buio assoluto e tessere insieme il fare e il vivere, per poter così estrarre da ogni dove esperienze e ricordi. Se la mia arte ingloba il divenire del tempo e l'adegua al procedere della vita come qualcosa che si evolve nella continuità del fare, il disegno scandisce l'incedere e guida passaggi e mutamenti. Luigi Stoisa La mano è la mente

Luoghi citati: Bàteson, Italia, Modena, Monza, Roma