E breo errante alla ricerca di mediazioni intelligenti di Elena Loewenthal

 E breo errante alla ricerca di mediazioni intelligenti E breo errante alla ricerca di mediazioni intelligenti Elena Loewenthal CHE cosa avranno in comune una fascinosa diva anni Cinquanta, socialista convinta ma dalle circostanze costretta (niente affatto di buon grado) a indossare un reggiseno senza spalline, e uno scalcinato autobus carico di passeggeri, masserizie e animali da cortile, diretto a Kisumi, grosso borgo sul lago Vittoria, in Africa centrale? Poco o nulla, verrebbe da dire, se non fossero queste due fra le tante e disparate tappe di una vita magari non spericolata ma certo avventurosa, e soprattutto piena di sorprese, come quella di Dan Vittorio Segre. Nato nel 1922, è emigrato in terra d'Israele nel 1939, dove ha attraversato una carriera versatile e ovunque brillante dalla diplomazia all'in^ segnamento accademico, dal giornalismo alla scrittura letteraria. Nel 1985 Segre pubblicò la sua Storia di un ebreo Jbrtunato (Bompiani): un quadro affettuoso ma soprattutto disincantato e ironico sull'ebraìsmo italiano e il suo confronto con la modernità. Ora è uscito il seguitò ideale di questo racconto avvincente, intitolato II bottone di Molotov. Storio di un diplomatico mancato. In italiano, dire "ai quattro venti" dipinge l'immagine sfuggente dì un vano disperdere, e anche le "parole al vento" sono quelle che vorticano instancabili senza approdare da nessuna parte. In ebraico invece i "quattro venti" sono i punti cardinali dì un orientamento non soltanto geografico ma anche del cuore, sono gli estremi dello spazio più vasto che si possa immaginare, n quale toglie e dà respiro, a un tempo. Un po' come fanno queste pagine sotto gli occhi del lettore: sono, sì, tracce di un'autobiografia straordinaria, ma non soltanto. E' come una beffarda trasfigurazione dell'ebreo errante, questo percorso di vita che si muove disinvolta dal kibbntz ai salotti p arigini, alle corti dell'Africa, da Gerusalemme a Antananarivo. Segre intraprende la carriera diplomatica negli anni in cui Israele è ancora un paese tutto da costruire, e lui lavorerà ai rapporti con il continente nero in procinto di uscire dal colonialismo, subito dopo aver ricoperto il ruolo di addetto stampa presso l'ambasciata in Francia. E poi sarà direttore delle tramissioni in lingua swahili, corri' spendente di giornali stranieri a Gerusalemme, incaricato d'affari in Madagascar, professore universitario e tante altre cose che è meglio non svelare al lettore curioso. Quel che è giusto dire, però, è che malgrado il "diplomatico mancato", il tono del racconto conosce proprio quel garbo distaccato eppure partecipe, quell'ironia saggia che dovrebbero essere i requisiti più preziosi di chi si dedica al delicato compitò della mediazione. Il sorriso che anima il libro s'apre in quella scena cruciale in cui Vittorio Segre cambia nome, diventerà il laconico Dan Avni pur di avere un bado. E di lì prosegue pagina dopo pagina, anche cpiando entra nella storia con la s maiuscola e se ne troveranno in abbondanza, di scenari cruciali per la seconda metà del Novecento. Segre abbandona a un certo punto la carriera diplomatica e passa a quella accademica, per 'cercare di contribuire a dipanare questa matassa dì dilemmi" che è in fondo tutta la contemporaneità. Forte di una saggezza in parte innata e in sarte acquisita, nel 1998 ha creato 'Istituto studi mediterranei presso l'Università della Svizzera Italiana, dove il filo conduttore dì seminari e ricerche è l'indagine su un concetto sfuggente, eppure fondamentale: la neutralità, concepita non come lontananza disinteressata, ma come quella lungimiranza necessaria per una convivenza serena. Potremmo anche chiamarla "intelligenza sodale": e tale è davvero lo spirito di tutto questo libro. Dan Vittorio Segre Il bottone di Molotov. Storia di un diplomatico mancato Il Corbaccio, pp. 300,6 78 MEMORIE

Persone citate: Avni, Molotov, Segre, Vittorio Segre

Luoghi citati: Africa, Antananarivo, Francia, Gerusalemme, Israele, Madagascar, Svizzera