Yankee, giovane e coraggiosa, Sylvia accolse U lisse a Parigi

Yankee, giovane e coraggiosa, Sylvia accolse U lisse a Parigi Yankee, giovane e coraggiosa, Sylvia accolse U lisse a Parigi Mario Caudino RIUSCÌ a consegnargh la prima copia appena stampata dell'Ulisse proprio il giorno del suo compleanno, 2 febbraio 1922, e James Joyce ne fu sempre grato. La sera stessa andò nella librerìa di Sylvia Beach, e le dedicò una poesia in stile shakesperìano, che cominciava cosi: «Chi è, che cosa è Sylvia/che tutti ì nostri letterati la lodano?/ E' yankee, giovane e coraggiosa/ e il west le ha dato il pigho ardito/ affinché .tutti i hbrì possano venir pubbhcati». Un ritratto perfetto. Fighe del reverendo Sylvester Beach, che - iièl 1902 si trasferì pfet tre anni dal New Jersey a Parigi, col compito di assistere il'paMore della chiesa presbiteriana, Sylvia sì innamorò quindicenne della Francia e della sua cultura, e a vent'anni lasciò la famiglia, tornata nel frattempo in America, per stabilirsi definitivamente sulle rive della Senna. Vi restò fino alla morte, sempre «yankee, giovane e coraggiosa», sfidando la censura, le bizze degli intellettuali, i proiettili della Prima guerra mondiale vìssuta come crocerossina e gli invasori tedéschi, durante la seconda. Nella vita, scrisse dì sé (ci ha lasciato una bella autobiografia), ebbe tre grandi amori: Adrienne Mounier, James Joyce e la Shakespeare and Company. Il primo fu la sua compagna dal giorno che si incontrarono sulla Rive Gauche, il secondo è il grande scrittore per il quale sì trasformò in editrice (ma editrice quasi dì un solò libro), il terzo è appunto la libreria Shakespeare and Company, che aiutata da Adrienne aprì per un breve perìodo in rue Dupuytren, e poi trasferì definitivamente in rue dell'Odèon, facendone il cuore della vita letteraria anglo-francese. Ora, alla vigilia dei cent'anni dal primo «Bloomsday» (come è noto la vicenda narrata nell'Ulisse ha una data: la lunga giornata dì Leopold Bloom e del giovane Stephen Dedalus per le strade dì Dublino è il 16 giugno 1904) esce in italiano per il Saggiatore La libraia di Joyce, ricca biografia dì Noel Riley Pitch che riprende nel sottotìtolo, «Sylvia Beach e la generazione perduta», quello originale. Non c'è solo l'autore irlandese nella lunga avventura della Shakespeare and Company, anche se ne rappresenta un filo mai interrotto. La «Compagnia di Shakespeare», creatura originalissima dì una donna originale, rappresenta infatti parecchio di più: fra quegli scaffali è passata la letteratura degli Anni Venti, Trenta e primi Quaranta, quella francese (Gide, Valéry, Aragon, Larbaud, Claudel) e quella angloamericana, posto che la libreria vendeva soprattutto libri in inglese e le grandi riviste dì cultura. Fu il centro dì tutti gli espatriati, da Ezra Pound che organizzava collette per gli amici, a Ford Madox Ford che faceva dispetti, a T. S. Ehot che Sylvia e Adrienne tradussero in francese; da Gertrud Stein adeguatamente bisbetica a Ernest Hemingway, che arrivò a rubacchiare. Ma per Sylvia «gli amici possono avere tutto quello che vogliono. Se non vogliono pagare per quello che sì prendono, non devono pagare», come disse a un'assistente che aveva maltrattato lo scrittore. Lei, organizzatrice nata, mediava e signoreggiava su quella enorme tnbù intellettuale. Era la regina della «generazione perduta», e non solo. Fitch ci racconta che secondo ì calcoli dell'Accademia francese della Scienze, nell'estate del 1925 raddoppiò nel paese il consumo di bevande alcoliche. Forse era aumentato il potere d'acquisto delle classi lavoratrici, ma certo era cresciuta a dismisura la sete dì tutti gli artisti dì Montpamasse, gli americani, gli inglesi, gli europei e gli orientali che si davano a quella «Fiesta mobile» fissata ancora una volta con precisione da Hemingway, straordinario inventore di slogan. In mezzo a tutto questo, fra tempeste e creatività, c'era la Shakespeare and Company, e in mezzo alla Shakespeare and Company c'erano Sylvia e Adrienne (che tuttavìa continuava a gestire la sua librerìa francese, proprio dì fironte), muse attente e soccorrevoli. Non erano ricche, ma avevano alle spalle famiglie generose e di larghe vedute. Quando decisero di varare insieme il progetto della loro vita, Sylvia mandò un telegramma alla famiglia, che diceva semplicemente: «Apro librerìa Parigi. Prego spedire soldi», e la madre inviò tutti i suoi risparmi. Quando, dopo l'incontro folgorante con Joyce (a un ricevimento in casa del poeta france1 le André Spire, il 9 luglio del 1920: da allora «Beachday»), capì che doveva assòlutianiénte stampare l'UZisse, Sylvia si trasformò in una straordinaria raccoglitrice dì denaro per la rìschiosissima impresa. Lo scrìttore aveva abbandonato per sempre Trieste, dopo una parentesi a Zurìgo; era già molto stimato ma trovare un editore per l'UZisse, elaborato in buona parte sull'Adriatico e che ora andava terminando, sembrava un'impresa impossibile. Lei non solo ci riuscì, convincendo oltretutto il grande tipografo Maurice Darentiere ad accettare continue ed estenuanti correzioni in bozza (a proposito: le macchine che hanno assicurato l'impresa sono ora ad Alpignano, presso Torino, nella stamperia dell'editore Tallone), ma lo vendette anche in molte migliaia dì copie, e parecchie edizioni. La sua libreria sfolgorò nel nome di Joyce, e in nome dì Joyce spense le luci: anni dopo, con Parigi occupata dai tedeschi, Sylvia Beach rifiutò a un ufficiale germanico l'ultima copia disponibile della Finnegans Wàke; e nel giro di un fine settimana fece letteralmente sparire l'intero negozio, nascondendo tutti ì libri altrove, togliendo le insegne, cancellando ogni traccia. La vita della signorina Beach, regina della «generazione perduta», editrice di un solo libro, il capolavoro di Joyce: lo pubblicò nel 1922, è trascorso un secolo (16 giugno 1904) dalla giornata dublinese di Leopold Bloom e Stephen Dedalus , Artefice con Adrienne Monnier della libreria Shakespeare and Company in rue dell'Odèon, in breve diventata il cuore della vita letteraria anglo-francese Quando decise di varare " Tambizioso prètto mandò un telegramma alla famiglia: «Prego spedire soldi» LA SUA AUTOBIOGRAFIA Sylvia Beach ci ha lasciato un'autobiografia (da cui ovviamente Noel Riley Pitch ha attinto a piene mani) che esce ora in versione italiana per le edizioni SylvestreBormard con un' introduzione di Wasòlino dT^nico, e si intitola significativamente Shakespeare and Company (pp. 232', 526). In essa giganteggia la figura di James Joyce. Sullo sfondoèjnyeceiqi^lja di Adrienne Monnier, alla cui memoria è dedicato il libro, senza che sfa mai menzionato il lungo rapporto amoroso tra le due donne. C'è qualcosa di puritano nei ricordi della Beach, che restò sempre, pur nella bagarre di Parigi, la figlia di un reverendo che fu assistente spirituale e amico del presidente Woodrow Wilson. Tanto che rifiutò di ristampare L'amante di Lady Chattedey, nonostante le insistenze di D. H. Lawrence. Sylvia guarda con affetto i suoi ospiti, ne tollera le stranezze. Si limita a dire che gli americani fanno un gran fracasso, e lei era attorniata da americani. Ma il profondo del suo cuore lo conquistarono in due: oltre a Joyce, Ernst Hemingway, che trionfa nel '45 in veste di liberatore. Coi tedeschi ancora sui tetti, lo scrittore piombò in rue de l'Odeon alla guida di una compagnia di fucilieri. «Lo pregammo di liberarci dai franchi tiiratori nazisti, che si nascondevano... specie sul tetto di Adrienne» racconta la Beach. La bonifica fu istantanea. Poi Ernst e i suoi risalirono sulla jeep, «per liberare cosi disse Hemingway- la cantina del Ritz». [m. b.] Sylvia Beach con James Joyce: escono in contemporanea le sue memorie, «Shakespeare and Company», da Sylvestre Bonnard, e una sua biografia, scritta da Noe! Riley Pitch, per il Saggiatore Noel Riley Pitch La librala di Joyce Sylvia Beach e la generazione perduta trad. di Tina d'Agostini e Monica Fiorini Il Saggiatore, pp. 560, e35 BIOGRAFIA