Blair sconfitto in casa torna vincente nei duelli europei di Enrico Singer

Blair sconfitto in casa torna vincente nei duelli europei LA (^BINÀ Dì RÉGIAGÒNIVVRIGI E BERLINO l'ORMAI UN RICORDO Blair sconfitto in casa torna vincente nei duelli europei I premier/pressato dagli euroscettici, ha stoppato l'asse federalista «franco-tedesco» retroscena Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES ^ UANDO Tony Blair, guarV^ dando Jacques Chirac e Gerhard Schroeder, ha detto che «tutti devono accettare che siamo in una Europa a venticinque e non a sei, a due o a uno», non è soltanto tramontata la possibihtà di trovare il successore di Romano Prodi nel Conclave di Bruxelles.. Si è spezzato quel direttorio a tre che Londra, Berlino e Parigi avevano cercato faticosamente di mettere insieme in Europa, superando anche le divisioni sulla guerra in Iraq e scatenando l'irritazione di tanti. Certo, lo scontro è nato su un nome : quello di Guy Verhofstad, il premier belga che Francia e Germania hanno proposto per la poltrona di presidente della futura Commissione europea senza concordarlo con l'Inghilterra. Anzi, contro la volontà degh inglesi. Oltre che degh italiani, dei polacchi, dei portoghesi e di tutti quelli almeno dodici Paesi - che hanno subito contrattaccato lanciando la candidatura del conservatore britannico Chris Patten. Ma dietro la battaglia dei nomi c'è dell'altro. E l'asprezza dello scambio di accuse volato ieri mattina nella grande sala al quinto piano del palazzo Justus Lipsius lo dimostra. Uno scambio d'accuse di una durezza «senza precedenti», come riferiscono fonti delle delegazioni che avevano accesso alla riunione. Perché Blair non solo ha detto che due Paesi non potevano imporre il loro uomo per la successione di Prodi. Ha anche criticato il presidente francese e il cancelliere tedesco per avere scelto di attaccare la posizione britannica sulla Costituzione «ancora prima che la discussione iniziasse». Un riferimento alle tante polemiche sulle «linee rosse» tracciate da Tony Blair sull'estensione del voto a maggioranza che Londra ha sempre rifiutato su politica estera, di difesa e fiscale. I tre leader che, appena quattro masi fa, alla vigiha del vertice europeo di marzo, avevano inviato una lettera comune con le loro raccomandazioni per l'Europa che verrà, adesso sono su barricate opposte. La «cabina di regia» - questa è la formula che Londra, Berlino e Parigi hanno sempre preferito all'insidioso termine di «direttorio» - non ha retto alla prova del fuoco. I tre Paesi avevano cercato di metterla insieme nell'ottobre del 2001 con una riunione nel convento di Gand, dove stava per cominciare un altro vertice europeo che provocò le ire degh esclusi. Primo fra tutti, Silvio Berlusconi. Era passato poco più di un mese dall'attacco terroristico contro le Torri gemeUe di New York e i tre giustificarono il loro incontro separato con la necessità di coordinare la lotta al terrorismo. Poi era arrivato il primo momento difficile con la crisi irachena che ha visto Berlino e Parigi alla testa del fronte anti-guerra e Londra impegnata sul terreno al fianco di Bush. Ma quella che sembrava una oggettiva concordanza d'interessi in Europa l'aveva rilanciata nel settembre dello scorso anno quando, a Berlino, fu trovato l'accordo che sbloccò il dehcato capitolo della difesa comune. Poi, nei primi mesi di quast' anno, con la prospettiva sempre più concreta di arrivare all'approvazione della Costituzione, i vertici e gh accordi si erano infittiti. «A venticinque non si decide: si può soltanto votare e serve qualcuno che proponga su che cosa votare»,, aveva detto Tony Blair spiegando che cosa era - o doveva essere - per lui la «cabina di regia». Una specie di foro d'incontro, non necessariamente limitato a tre posti, in cui discutere insieme i problemi per presentare proposte operative alle riunioni dei vertici europei a venticinque. Come un consigho d'amministrazione di fronte all'assemblea dei soci. Un meccanismo che ha funzionato fino al 19 febbraio scorso, quando i tre firmarono, sempre a Berlino, sotto l'occhio delle televisioni la loro lettera su come rilanciare l'economia europea. Ma il «teorema di Blair» è saltato nel caso della designazione del successore di Prodi e la cabina di regia ha dimostrato di reggersi su un equilibrio a geometria variabile e assolutamente fragile. A complicare tutto sono arrivate le elezioni europee. Il successo più grande degh euroscettici non è tanto quello, sia pure appariscente, che ha segnato i risultati negh otto Paesi dell'ex Europa comunista. E' in Inghilterra che i voti e i seggi conquistati dall'Ukip United Kingdom Independent party - sono stati un pugno nello stomaco per Tony Blair. Un messaggio subito tradotto in un avvertimento esplicito: «Non svendere la sovranità nazionale inglese», gh hanno detto i leader dell'Ukip prima della partenza per Bruxelles. Sulla Costituzione Blair non poteva ottenere più di quanto e non è poco - aveva già strappato con le sue invalicabili «linee rosse». Ma sul successore di Prodi poteva dare battaglia e lo ha fatto, senza risparmio. Il nome del «federalista» e «anti-americano» Guy Verhofstadt è diventato, così, il terreno ideale di scontro per tomare a Londra senza avere ceduto alle pressioni franco-tedesche. Per trovare un compromesso sul successore di Prodi ci sarà tempo. E, forse, sarà anche un modo per tentare di ricostruire la cabina di regia. rodi Dure critiche di Londra agli ex partner del «direttorio» che hanno deciso di polemizzare con le posizioni britanniche «ancor prima che la discussione iniziasse» I nazionalisti del United Kingdom Independent party avevano intimato al capo del governo «In Belgio non provare a svendere la sovranità inglese» Tony Blairtra il cancelliere Gerhard Schroeder e il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer