S, Giovanni, la magìa dì una notte breve

S, Giovanni, la magìa dì una notte breve ^:^^^L^',"^^^rr LiCSSÓS IL 24 GIUGNO E' DEDICATO AL SANTO BATTISTA, PATRONO DI TORINO E DI MOLTI ALTRI PICCOLI CENTRI S, Giovanni, la magìa dì una notte breve E sulle colline si riaccendono i suggestivi falò contadini Roberto Fiorì LA luna, - disse Nulo - bisogna crederci per forza. Prova a tagliare a luna piena un pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare quando la luna è giovane. Perfino gli innesti, se non li fanno i primi giorni della luna, non attaccano». Le «i» di impresa, internet e inglese imperversano, ma nonostante tutto, ha ancora ragione il Nuto di Cesare Pavese: alla luna bisogna crederci per forza. Tanto più a quella della notte di San Giovanni, accompagnata ancora oggi da falò, credenze e gesti rituali. Una notte di mezza estate che fin dai tempi antichi, in Italia come in Europa, era considerata ricca di prodigi. «Il solstizio d'estate - spiega l'etnologo Piercarlo Grimaldi - è il punto culminante del viaggio del sole, ossia il momento in cui la luce del giorno vince sulla notte». Da questa singolare unione astrale si riversano, dicevano gli antenati, energie benefiche. «Per questo nell'oscurità della vigiha di San Giovanni si raccoglievano le erbe curative, mentre sulle colline o nei quartieri delle città si accendevano grandiosi fuochi per allontanare il maligno e proteggere i campi e le cascine». Attorno ai fuochi si danzava e si cantava e mentre le fiamme disegnavano pell'aria scura promesse d'amore e di fortuna, uomini e donne cercavano il contatto con la rugiada o con le acque di fonti, fiumi o del mare per purificarsi. Riti che si sono poi fusi con la tradizione cristiana, dando vita a ima serie di curiose ricorrenze a metà tra il sacro e il profano. Perché se il Battista battezzava con l'acqua, fu facile, nella credenza popolare, attribuire alla rugiada della notte che precede la sua festa effetti salutari, vedendo in essa un'acqua simile a quella con cui il santo aspergeva. Uno strano connubio nel quale gli antropologi riconoscono tratti di un'antica religiosità agro-pastorale, e che ancora oggi esercita il suo fascino in molte località di Piemonte e Valle d'Aosta e a Torino, che proprio a San Giovanni ha affidato la sua protezione. Così, se in riva al Po la nascita del Battista si festeggia con spettacolari fuochi d'artificio e una messa solenne, sono molti i paesi che hanno recuperato o non hanno mai cessato di salutare la ricorrenza con celebrazioni spe- ciali, falò e veglie notturne. A Montaldo Boero i fuochi e le tradizioni popolari oggi si accompagnano alla cultura e ai sapori contadini, nel vercellese la rievocazione storico-religiosa unisce le processioni a serate d'arte, teatro e danza. «Non è facile orientarsi nelle credenze e usanze legate al 24 giugno, perché sono u frutto di vane stratificazioni» dice ancora Grimaldi. «Fin dall'antichità gli uomini si erano resi conto di questi cambiamenti nel ciclo astrale e avevano celebrato l'evento con diverse cerimonie». La religione cristiana, conscia della portata di questi festeggiamenti, si preoccupò fin dai suoi inizi di acquisire la data, sovrapponendola a solenni celebrazioni. «Nel folclore e nell'iconografia il Battista è anche visto come una figura selvatica, che vive nel deserto e veste con pelle di cammello. E' quindi un santo molto vicino alla terra, alla natura e ai suoi riti». Ma oggi, dice l'etnologo, il riaccendersi dei fuochi in collina ha assunto un altro significato. «Fino a qualche anno fa nelle campagne il richiamo a questa festa era ancora molto vivo nella mente degli anziani. Ora il recupero delle tradizioni ha spesso assunto un sapore turistico o di facile suggestione, ma non è il caso di drammatizzare. Se la notte di San Giovanni andremo di nuovo a raccogliere le erbe nei campi, lo faremo con animo complice e smaliziato. E non servirà più come cura del corpo, ma dello spirito e della nostra capacità di custodire la complessità che ci è stata tramandata». E magari anche per riflettere, insieme a un'altra frase di Cesare Pavese: (do sono scemo, dicevo, da vent'anni me ne sto via e questi paesi mi aspettano. (...) Anche la storia della lima e dei falò la sapevo. Soltanto, m'ero accorto, che non sapevo più di saperla». ^^ Li hanno fatti ™^ quest'anno i falò? chiesi a Cinto. Noi li facevamo sempre La notte di San Giovanni tutta la collina A A era accesa yy ^^ La luna - disse Muto- bisogna crederci ™ w per forza. Prova a tagliare a luna piena un pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare quando la luna è giovane Perfino gli innesti, se non li fanno i primi giorni della luna, non attaccano w brani tratti da «la Luna e ; fa/o» di Cesare Pavese L'etnologo Grimaldi «Gli antichi riti propiziatori ora sono un richiamo turistico» Lo spettacolo dei fuochi in riva al Po In molti centri, piccoli o grandi, si accendono falò la notte di San Giovanni Lo spettacolo pirotecnico per la nottedi San Giovanni a Torino

Persone citate: Cesare Pavese, Grimaldi, Montaldo Boero, Piercarlo Grimaldi

Luoghi citati: Europa, Italia, Piemonte, Torino, Valle D'aosta