Dal summit non esce il successore dì Prodi

Dal summit non esce il successore dì ProdiSI RIPARTE DA ZERO, TRA I CANDIDATI FORTI JUNCKER E AHERN Dal summit non esce il successore dì P Tutto rinviato a un vertice straordinario, caduti i nomi di Verhofstadt e Patten dal corrispondente da BRUXELLES Anche la seconda fumata è stata nera. Per il successore di Romano Prodi ci vorrà un vertice straordinario. Forse già tra una settimana. Un vertice dedicato soltanto alla questione cbe rischiava di avvelenare il clima del Consiglio europeo al punto da mettere in pericolo il «sb alla Costituzione. E quando la presidenza di turno irlandese della Uè ha capito cbe giocare la partita sui due tavoli poteva significare perderla su entrambi, è arrivata una lapidaria dichiarazione affidata al ministro per gli Affari europei, Dick Roche: «Il tema sarà affrontato in un altro momento». E' stata così riconosciuta l'impossibilità di ricucire il consenso attorno a un nome, dopo lo scontro Verhofstadt-Patten cominciato giovedì e continuato ancora ieri in una girandola di incontri bilaterali e di veti incrociati. Un rinvio, dunque. Che non crea problemi istituzionali perché l'esecutivo guidato da Prodi rimarrà in carica fino al 31 ottobre. Per designare il nuovo presidente della Commissione non c'è particolare fretta. La vera, scadenza1 "è t!' fiO "luglio, quaffl&S^HiMfl^pariàmento uscito dalle elezioni dello scorso weekend, nella sua prima seduta, dovrà dare là fiducia al futuro capo dell'esecutivo in modo che questi possa formare la Commissione in tempo per il passaggio di poteri il primo novembre. Per questo gli irlandesi vorrebbero chiudere entro la fine del loro semèstre. E Bertie Ahern, ieri sera, lo ha detto chiaramente. Ma non è detto che sarà possibile. Perché, questa volta, la prudenza consiglierà tutti di non ritrovarsi attorno a un tavolo per darsi battagUa senza nemmeno una convergenza su un nome. Quel nome che i Venticinque, ieri, non sono riusciti a trovare. Anche se i contatti sono stati frenetici. Il primo c'è stato in mattinata tra Silvio Berlusconi, Tony Blair, il portoghese José Manuel Durao Bprroso e l'austriaco Wolfgang Schuessel. Gii stessi quattro hanno poi incontrato il maltese Lawrence Gonzi, lo slovacco Nikulas Dzurinda, l'estone Juhan Parts e il greco Costas KaramanUs. Il premier irlandese Bertie Ahern si è riunito con il presidente francese Jacques Chirac e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder per capire se poteva essere superato il duello mortale tra il loro candidato - il premier belga, Guy Verhofstadt - e quello dell'altro «fronte»: l'attuale commissario alle relazioni esteme, Chris Patten. Prima di andare da Ahern, Chirac e Schroeder avevano incontrato Jean-Claude Juncker, il premier lussemburghese che in tanti indicano come il candidato che potrebbe mettere d'accordo tutti. Ma Juncker ha continuato a dire di no. Almeno per adesso. Così il totonomine è ripreso e dal grande frullatore delle ipotesi sono schizzati fuori due nomi. Quelli dello stesso primo ministro portoghese, José Manuel Durao Barroso, e del ministro degli Esteri francese, Michel Bamier, già commissario alle politiche regionali della Commissione Prodi. E' stato Andrew Duff - un europarlamentare britannico - a presentarli come «gli unici in grado di raccoghere la maggioranza necessaria». Ma l'impressione è che anche questi due nomi siano, in realtà, degli «schermi» per poter lavorare in segreto al vero candidato di compromesso da presentare al prossimo vertice straordinario. Michel Bamier è stato anr che rappresentante della Com- missione nella Convenzione che ha preparato la bozza della Costituzione europea ed è stato richiamato a Parigi da Jacques Chirac per assumere l'incarico di ministro degli Esteri nel nuovo governo Raffarin. José Manuel Durao Barroso guida da due anni un govemo di centrodestra, dopo la vittoria sui socialisti di Antonio Guterres che si sono presi adesso la loro rivincita nelle elezioni europee. E questo, tra l'altro, non favorisce l'ipotesi della sua candidatura alla puo cessione di Prodi perché la sua eventuale partenza da Lisbona pot^eb^p^ygm^il ricorso, jd,. elezioni politiche anticipate, mettendo a rischio l'attuale compagine governativa. Per questo - e non solo - nonostante le tante smentite, è il nome di Jean-Claude Junker quello che potrebbe tornare in Uzza. Una delle ragioni del suo «no» era dettata dal desiderio di non opporsi direttamente a Guy Verhofstadt. Tra Belgio e Lussemburgo ci sono particolari legami fin dai tempi del Benelux. Adesso che il nome di Verhofstadt è stato bruciato dal gioco dei veti incrociati, Junker non rischia più di essere considerato il «killer» dell' amico premier belga. Ma non era questo l'unico ostacolo. E non è Juncker l'uniqopossibile candidato forte. Grazie al successo ottenuto ieri con il varo , (iella u Co^ituzion^,, salgono moito'anche le quotazióni dell' irlandese Bertie Ahern. Ma per la fumata bianca bisognerà attendere il prossimo Conclave. . [e. s.] Romano Prodi con Jacques Chirac in una pausa dei negoziati sul testo della Costituzione europea e sul candidato alla presidenza della Commissione Uè

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