L'Unione europea ha la sua prima Costituzione

L'Unione europea ha la sua prima CostituzioneGRANDE SODDISFAZIONE DOPO IL SUCCESSO DEGLI EUROSCETTICI ALLE ELEZIONI L'Unione europea ha la sua prima Costituziont n vigore nel 2009. L'accordo al termine di una giornata di scontri e polemiche dall'inviato a BRUXELLES Un lungo applauso, tutti in piedi attorno al tavolo più grande mai attrezzato per un Consiglio europeo: sono le 22,17 della giornata più lunga del semestre irlandese quando il presidente di turno Bertie Ahern annuncia alle delegazioni dei 25 Paesi che «l'Europa ha la sua prima Costituzione» (entrerà in vigore nel 2009), perchè «tutti gli ostacoli sono caduti». Lo champagne, che commessi troppo zelanti o troppo ottimisti tenevano in attesa fin dalle 21,15, può finalmente essere stappato, mentre le delegazioni si affollano attorno a Ahern e al suo ministro degli Esteri Brian Cowen per congratularsi del loro «grande successo negoziale». La soddisfazione è generale: «Una pietra miliare per l'Europa», commenta Ahern. «Abbiamo fatto una bella Costituzione, un fatto di straordinaria rilevanza politica, l'essenza di ogni unità politica condivisa»», si rallegra Romano Prodi. «E' un successo del quale ci sentiamo partecipi», si compiace Silvio Berlusconi:1, che consfc dera «scontata» la scelta di Roma per la firma del Trattato a tftnaài:» tìétìtìoitó^srtorica, un: grande giorno per l'Europa»,1 conviene il cancelliere Schroeder. La sola amarezza, degli irlandesi soprattutto che si auguravano l'en plein, è il rinvio forzato della nomina del successore di Romano Prodi alla presidenza della Commissione: se ne riparlerà dopo il vertice Nato di Istanbul del 28 e 29 giugno. L'obiettivo irlandese è di chiudere il 30, ultimo giorno di presidenza. I festeggiamenti per il varo di una Carta imposta dalla vampata antieuropea delle elezioni della scorsa settimana hanno la meglio. Ma la giornata era cominciata all'insegna del nervosismo, dopo le discussioni alla cena della sera precedente dedicata alla scelta del successore di Romano Prodi alla guida della Commissione. La tensione fra britannici e francesi si era inevitabilmente riflessa sul negoziato per il Trattato costituzionale. Ma la presidenza - che avrebbe forse dovuto esaurire il capitolo costituzione prima di porre sul tavolo la controversa questione della nomina del presidente, per non creare pericolosi intrecci - al termine della mattinata faceva filtrare messaggi rassicuranti. Entro la metà del pomeriggio la discussione sulla Costituzione sarà esaurita^ sostenevano fonti irlandesi: insistendo che obiettivo del primo ministro Bertie Ahern era «il raddoppio», un risultato positivo sia sul Trattato sia sulla nomina. Un obiettivo comprensibile ma forse troppo ambizioso, come le ore successive avrebbero dimostrato. Nel primo pomeriggio anche l'ottimismo di Romano Prodi sembrava attenuarsi, o almeno ridimensionarsi, dopo le parole pronunciate poco dopo mezzogiorno («Entro un' ora ci sarà l'accordo»). Alla sospensione dei lavori prima della colazione, la situazione appariva di nuovo «offuscata», secondo la definizione di un diplomatico irlandese: l'ultima bozza messa a punto dalla presidenza - che confermava le soglie del 55 e del 650Zo nel sistema di voto a doppia mag¬ gioranza rispettivamente per stati e popolazione, introducendo una ulteriore soglia maggiorata del 72S-07n per alcuni casi - era accolta sia pure controvoglia da tutti i principali Paesi. Ma il sì di Berlusconi, Chirac, Schroeder, Blair e Zapatero era contrastato dal netto rifiuto di 12 Paesi di piccole o medie dimensioni guidati dalla Repubblica ceca. Due le ragioni di questa opposizione. Una tattica, per raccogliere il più possibile su altri fronti ancora aperti nel!' ultima e decisiva fase negoziale. E una politica, alimentata dall'irritazione per «l'imposizione della candidatura Verhosfstadt alla guida della Commissione da parte di Francia e Germania», come confidava alla «Stampa» un diplomatico ceco: «I grandi devono imparare che i giochi sono cambiati, le intese a due non valgono più adesso che l'Unione è a 25». Da quel momento la giornata si trasforma in uno sfibrante negoziato allargato ai dossier ancora aperti, nel tentativo di calibrare le concessioni e a conferma che nell'ultima fase della trattativa «tutto si tiene». «Siamo decisi a non chiudere il vertice senza un accordo sulla Costituzione», avverte il ministro irlandese per gli Affari europei, Dick Roche. Un'ora di silenzio assoluto, mentre sono in corso incontri bilaterali, poi ricominciano a filtrare indiscrezioni che fanno prevedere un'intesa entro la serata. Poco prima delle 21 la conferma: «L'accordo è fatto», annuncia il portavoce francese. Venti minuti dopo s'inizia l'ultima seduta plenaria dedicata alla Costituzione. Durerà 35 minuti, finirà con l'applauso e le congratulazioni a Ahern. [e. n.] Prodi: «Abbiamo approvato una bella Carta fondamentale E'un fatto di straordinaria rilevanza politica» Ne//'ultima bozza messa a punto superato l'ostacolo delle percentuali dei voti nelle scelte a maggioranza dei 25 Paesi Scambio di opinioni tra Franco Frattini (a sinistra) e Javier Solana I primo ministro irlandese Bertie Ahern (destra) accoglie il collega lussemburghese Jean-Claude Juncker

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