Quell'aria triste da comico a luci spente

Quell'aria triste da comico a luci spente DATOTO' ASCONSY FINO A BENIGNI CHE DICE: «!l NOSTRO SOGNO E' FAR PIANGERE, SE DALLA RISATA SGORGA LA LACRIMA, SI SPALANCA IL CIELO» Quell'aria triste da comico a luci spente Panariello: con gli amici, sono loro che devono farmi ridere analisi Raffaella Silipo VOLEVAMO fare uno spettacolo comico raccontando situazioni attuali. Abbiamo pianto molto». L'introduzione di «Giù al Nord» di Antonio Albanese inquadra perfettamente il luogo comune nel mondo dello spettacolo che l'altra faccia della comicità sia la tristezza e che chi di mestiere fa ridere, in realtà sia piuttosto depresso: «H comico è soltanto il tragico visto di spalle» diceva Gerard Genette e più modestamente Gioigio Panariello ammette che quando va a cena con gU amici (doro lo sanno già. Non devono aspettarsi òhe io h faccia ridere, sono loro che devono far ridere me». La schiera di down tristi è innumaTevole. Totò odiava il suo soprannome, sosteneva che il comico viveva nei film, ma die lui nella vita era il prindpe Antonio de Cmtis. «Era sempre serio -ricorda un anziano cameriere al caffè Tiberio di Capri triste negh ultimi anni di vita, quando sedeva al tavolo con gh occhi malati e protetti dalle lenti scure». Un uomo triste era anche Erminio Macario, lo stralunato comico piemontese, persino abbattuto, alla fine, quando le pastoie della burocrazia gli impedivano di coronare il suo sogno. «Lo ricordo un sabato sera, tornava da Milano, nonriusciva ad aprire il suo teatro ed era sfinito, per la prima volta mi accorsi che era vecchio» ha raccontato l'amico e autore Carlo Maria Pensa. Ma anche i nuovi comici della generazione televisiva non sono immuni da patemi esistenziali. Scherzava ma non troppo qualche tempo fa Fabio Fazio sostenendo: «Sono triste, introverso, uno che abita a Varazze vicino a mamma e papà, che tifa Sampdoria, che si accompagna a personaggi lugubri come GamDarotta, che detesta il Gabibbo». E ha un carattere complesso e problematico Arma Maria Barbera, la Sconsolata di «Zelig», che in realtà ha studiato all'Accademia d'arte drammatica: «La mia Sconsy fa ridere, è vero - dice - ma soprattutto è un tramite sentimentale tra me e il pubbhco, aiuta le persone a sopportare le proprie frustrazioni». Proprio un uomo esaurito, esasperato da tutto e da tutti è il protagonista del «Tragico controvoglia» di Cediov. «H mio cavallo di battagha - racconta su Internet il Giorgio Ganzerli di «Convensdon» -. Tragicissimo perché c'era quest'uomo che raccontava la sua vita che era una vita d'inferno, era schiavo di tutti. E ovviamente però era comico, perché vedevi questa vittima. H tragico è per forza una componente del comico. Il "Tragico Fantozzi" in effetti era molto comico. E anche triste. Perché Fantozzi era e rimane una persona triste». Anche il suo inventore Paolo Villaggio è un gran depresso, e non ha alcun problema ad ammetterlo: (di mio rapporto sballato con il cibo analizza - è indice di uno stato di depressione che si può placare soltanto con un potentissimo anestetico: il dbo». Forse ha ragione Roberto Beni¬ gni, uno che ha vinto un Oscar riuscendo a far ridere sul massimo orrore della modernità, i lager nazisti al centro della sua «Vita è bella», (di sogno di ogni comico è far piangere - diceva all'indomani della vittoria - perché, come dicono le Sacre Scritture, se dalla risata sgorga la lacrima si spalanca il deb». Ma potrebbe non aver torto nemmeno Diego Abatantuono, che va controcorrente: ((Non ritengo aflFatto die tutto quello che è triste sia particolarmente profondo - sostiene da sempre -. La profondità maggiore sta nei ruoli comici». Quello che davvero sta a cuore a lui è «divertirsi lavorando». ((E' che io amo la commedia, quella vera, che tratta temi importanti come l'emigrazione, la povertà, l'arroganza, la stupidità ma lo fa inanellando una risata dentro l'altra. Perché poi la vita è così. Se ti deve cadere un vaso in testa, quella mattina, mica lo sai prima? Quando esd di casa non hai la f aeda triste che il giovane autore italiano di film firmati pretende che tu indossi. No. Hai la faeda allegra. Scherzi coi bambini, land battute al giornalaio. Poi arriva il vaso in testa e la tragedia susdta ilarità». Forse la verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Perché se la tragedia è triste da morire, la commedia, direbbe uno dei suo grandi maestri, Dino Risi: «È triste, ma ancora da vivere». Anna Maria Barbera «Sconsy» e Giorgio Panariello Roberto Benigni

Luoghi citati: Capri, Milano, Varazze