La Consolata compie 900 anni di Maurizio Lupo

La Consolata compie 900 anni DOMENICA LA STORICA PROCESSIONE IN RICORDO DELL'EVENTO MESSO IN DUBBIO DA ALCUNI STUDIOSI La Consolata compie 900 anni Il quadro, vuole la tradizione, fu trovato nel 1104 Maurizio Lupo Il Santuario della Consolata festeggia domenica i 900 anni dal ritrovamento del quadro della Vergine Maria, rinvenuto esattamente il 20 giugno 1104 da Jean Ravais, un cieco di Briangon, che ebbe la miracolosa illuminazione di farlo cercare dal vescovo Mainardo nel luogo dove oggi sorge la chiesa. «E' l'icona mariana più venerata dai torinesi. A Lei si rivolsero durante l'assedio del 1706 per chiedere alla Madonna di proteggere la città dalle bombe francesi. E qui pregarono nel 1835, per scongiurare la fine dell'epidemia di colera che falcidiò Torino», ricorda monsignor Franco Peradotto, rettore del Santuario. Una tradizione plurisecolare ha sempre amato vedere in quest'immagine quella che San Eusebio da Vercelli portò con sé dalla Palestina, per affidarla a San Massimo, il primo vescovo di Torino. La città là custodì fino all' 818, quando l'icona fu nascosta per salvarla dalla distruzione, minacciata dal vescovo Claudio, un «iconoclasta». Uscì così dalla storia, finché Jean Ravais la fece ritrovare intatta. Ma recenti ricerche, condotte dalla storica dell'arte Andreina Griseri, ridatano e danno più recente paternità a questo quadro, per secoli ritenuto un'immagine senza autore, quasi fuori del tempo. Sarebbe un'opera di Antonio Aquili, detto «Antoniazzo Romano», attivo a Roma dal 1461 al 1508. Dal 1475 al 1481 lavorò alla decorazione della Biblioteca Vaticana con Domenico Ghirlandaio e con Melozzo da Forlì. Realizzò anche diversi ritratti mariani. Gli sono attribuiti la «Madonna con il Bambino» della Chiesa dei Santi Apostoli di Roma e le due «Madonne del popolo» conservate a Montefalco e a Firenze. Sono iiiòlt'6'.stmili. alla «GónsolatafdtTprmo.' La dbcùìnen'tata ricerca della professoressa Griseri spiega che Antoniazzo si sarebbe ispirato per queste opere a un dipinto anonimo del 1200: la «Vergine e il bambino benedicente», conservato a Roma nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Un luogo dove «era di casa» il cardinale Domenico Della Rovere, il vescovo di Torino che nel 1490 fece erigere l'attuale Duomo e che forse donò anche il quadro esposto al Santuario della «Consolata». Un tempio molto caro alla dinastia sabauda, come testimonia un dono fatto nel 1315 da Amedeo V di Savoia a «Sanata Maria de Consolatione». Andreina Griseri incominciò a indagare sulla nuova attribuzione nel 1979, quando il dipinto torinese venne restaurato: «Privo di corona, di gioielli, di sovrastrutture, si analizzò la tela, la materia pittorica e la sua preparazione, lo stato di conservazione e si scoprì, sotto la cornice, la scrìtta sul bordo inferiore, in caratteri stampatello «S.MARIA. DE. PPLO. DE.URBE.», che riconosceva il quadro come copia di quello duecentesco di Santa Maria del Popolo. Rimaneva ancora da accertare la paternità artistica, che dal 1982 Griseri suggerì in Antoniazzo Romano. La tesi è stata rafforzata da una scoperta: un'altra copia della «Conso- lata», «apparsa» pochi anni orsono in una collezione privata torinese. La tela, di centimetri 99,7 per 79,7, è molto simile a quella del Santuario, anche se più piccola. Ed è accompa¬ gnata da una lettera dello storico dell'arte Mason Perkins, che nel 1942 la attribuiva ad «Antoniazzo Romano». Tanto dicono le cronache, senza pretesa di scalfire la fede. Una passata edizione della processione della Consolata con il quadro della Vergine Maria