L' arte contemporanea? :È un gigante gonfiato

L' arte contemporanea? :È un gigante gonfiato A BASILEA 1500 ARTISTI E 270 GALLERIE PER LA PIÙ IMPORTANTE FIERA INTERNAZIONALE DEL SETTORE L' arte contemporanea? :È un gigante gonfiato L'americano Paul McCarthy propone una scultura d'aria soffiata alta dieci metri. Dopo anni di concettualismo, video e fotografia si avverte un ritorno ai colori, alla figurazione e alla pittura gioiosa Guido Curto BASILEA E' ' una scultura Gigante, di noé me e di fatto, realizzata in tela gonfia d'aria e alta dieci metri, dallo statunitense Paul McGarthy, a colpire i visitatori di Art Basel, la più importante fiera d'arte intemazionale del mondo, che sfodera per la sua trentacinquesima edizione 270 gaherie e oltre 1500 artisti. E il «gigantismo» è uno dei temi portanti deUa kermesse, tanto che la sezione Unlimited, ospita cinquanta opere «senza limiti». La galleria Continua vi ha portato ad esempio un'immensa amaca-letto matrimoniale che sorregge una teca di cristallo dove, (piando il visitatore s'avvicina, iniziano a roteare le palline coi numeri del Lotto. È un lavoro fascinoso e alchemico del compianto artista cinese Chen Zhen. C'è il mostro-piovra deh' olandese Van Lieshout (gaUeria Jousse, Parigi) che ospita nel ventre un'alcova dove ci si può sdraiare. E si può entrare anche nella navicella spaziale a sfera, della svizzera Sylvie Fleury, tutta tempestata all'interno di cristalli rilucenti. A Basilea la partecipazione più massiccia è, tradizionalmente, quella delle gaherie elvetiche (ce ne sono 40) e tedesche (sono 75), ma foltissima è anche la presenza di gallerie statunitensi (pareggiano le tedesche): dal 2002 infatti 'Ak'BaSel ha un'edizione invernale a Miami Beach. La visita inizia dalle dieci installazioni d'arte pubblica collocate nella piazza antistante la fiera. tra le quah spicca uno Uno bianca, targata Napoli che sembra sbucare dal selciato. La firmano Elmgreen fr Dragset (sei mesi fa fu esposta nel centro di Milano). Poco più in là sul piazzale si staglia un cubo ricoperto tutto di specchi. E' un'opera in apparenza elegante e minimalista, aprendo la porta si scopre che all'intemo c'è una toilette, molto apprezzata dal folto pubblico. A idearla è stata l'italiana Monica Bonvicini. Il leitmotiv stilistico di questa edizione sembra essere il ritomo alla valenza estetica, alla volontà di realizzare un'opera d'arte «bella». E' il cosiddetto Neomodemismo a farla da padrona, e sembrano diventati obsoleti non solo Minimalismo e l'arte concettuale, ma anche gli interventi socialmente impegnati dell'Arte Relazionale, che imperversava lo scorso anno alla Biennale di Venezia e ancor più nell'ultima-edizione di Documenta a Kassel. Ora si vede un ritomo alla figurazione, alla pittura, al colore, all'uso di tecni¬ che che parevano ormai desuete come l'acquerello su carta e il disegno a matita (l'italiano Serse è il più quotato). La fotografia, invece, è in piena crisi e pochi sono i video; anche se tutti di qualità. È necessario in fiera fare subite una scelta ben precisa. Chi predilige l'arte della prima metà del Novecento può iniziare dal piano terra. Qui si vedono degh splendidi Merandi, De Chirico, Matisse e Picasso (un ritratto di Jaqueline del 1964 è in vendita per due milioni di dollari da Tega di Milano). Mentre il secondo piano è quello riservato agh artisti giovani. Pochi sono quest'anno gh Young British Artists presenti. La londinese Lisson Gallery porta in fiera il ripugnante albero dei fratelli Chapman, con appesi due cadaveri putrefatti e sotto il terreno è coperto di vermi. H potente gallerista newyorchese Larry Gagosian continua a sostenere le sorti di Damien Hirst, i cui lavori più in voga sono le bacheche colme di pillole medicinah. Ma anche nel mondo anglosassone c'è un revival della pittura. Può essere il realismo virtuoso dello statunitense John Currin (dalla londinese Sedie Coles) che cita Lucas Cranach il vecchio, oppure il fumettismo colorato e sensuale dei giapponesi Takashi Murakami e Yoshimoto Nara (Koyama Gallery, Tokyo), entrambi epigoni deh' astrattismo Neo Pop di Yayoi Kusama (Victoria Miro, Londra). Va segnalato infine il buon momento dell'Arte Povera. Aggirandosi tra gh stand si scoprono tante opere di Mario Merz (un bel dipinto da Giorgio Persane, Torino), Alighiero Boetti, Benone, Kounellis, Paolini, Pistoletto, Anselmo e Zorio, portati in fiera anche da gallerie tedesche come la Kewenig di Colonia. Per chi ama l'arte contemporanea Art Basel è un appuntamento da non perdere, ma anche chi non l'ama o la detesta perché ritiene le opere degh artisti d'oggi iiritanti e incomprensibili, finisce per venire lo stesso se vuole capire cosa cambia nel mercato. Così si accorge che l'arte in questo momento sembra voler essere piacevole, gioiosa, colorata e persino sontuosa. Negh stand il terrorismo, la guerra in Iraq, la fame nel mondo sembrano assenti. E forse non è un caso che sia Bulgari, il gioielliere, a sponsorizzare quest'anno gh incontri a tema: le Art Basel Conversations. L'installazioneFat House, di Erwin Wurm (Courtesy Galerie Krinzinger) nella sezione Unlimited Cnut di Sarah Lucas, tra le opere in mostra ad Art Basel Daydreamer di Yoshlmoto Nara