Rubate a Torino finivano in Nordafrìca

Rubate a Torino finivano in Nordafrìca PROCURA E CARABINIERI SMANTELLANO UN'ORGANIZZAZIONE CON INSOSPETTABILI CARROZZIERI E MECCANICI Rubate a Torino finivano in Nordafrìca Vetture di lusso nel mirino dei ladri: ventinove arrestati Giorgio Ballarìo Bmw X5, Mitsubishi Pajero, Grand Cherokee, Mercedes, Range Rover, Porsche Cairera. Tutte macchine di lusso, dal valore di oltre 50 mila euro. Ma quando capitava venivano arraffate pure qualche Peugeot 205 e Renault Magane. E persino una vecchia Fiat Tipo, finita lì forse per caso. Erano questi i modelli più appetiti da una banda intemazionale di ladri e trafficanti d'auto, sgominata nei giorni scorsi dalla Procura di Torino, dai carabinieri e dalla polizia giudiziaria con un'operazione che ha portato all'arresto di una trentina di persone, fra le quali anche insospettabili meccanici e carrozzieri. Dopo essere state opportunamente «taroccate», le vetture prendevano la strada del Marocco, dell'Algeria oppure dei Paesi dell'Europa dell'Est, soprattutto Russia. Le manette sono scattate venerdì scorso su ordine del Gip Marco Gianoglio, che ai 29 arrestati - due sono ancora latitanti contesta reati gravissimi che vanno dall'associazione a delinquere al furto, dalla ricettazione al riciclaggio di auto, dal falso di atti pubblici alla soppressione di targhe, fino alla truffa ai Asmni delle compagnie di assicurazione. Le indagini, coordinate dal pm Antonio Rinaudo, sono andate avanti per un anno e mezzo e si sono intrecciate con analoghi accertamenti della polizia stradale. I trafficanti finiti in galera sono difesi dagli avvocati Verazzo, Bragaglia, Antonio e Basilio Poti, La Rocca, Dal Piaz, Bertolino, Chiappello e Angelino. Alcuni dei capi dell'organizzazione, tipo il torinese Vincenzo Insalata, 33 anni; il carrozziere Gianni Delrio, 32 anni; e il francese di origine magrebina Rachid Fekrane, erano già stati arrestati l'autunno scorso ed erano tornati liberi un mese e mezzo fa, dòpo sei mesi di custodia cautelare. «Questo nuovo arresto ci lascia un po' perplessi - commenta l'avvocato Roberto De Sensi, che insieme con Geo Dal Fiume assiste Insalata - il nostro cliente era uscito dal carcere il 23 marzo scorso e stava conducendo ima vita normale, non c'era motivo di rimetterlo dentro. Molti episodi che gli vengono contestati, inoltre, si sovrappongono a quelli precedenti: sono accuse tutte da verificare». In attesa del processo Vincenzo Insalata si dedicava alla sua agenzia di compravendita d'auto di corso Venezia 17 e aveva rilevato un locale in strada del Fortino, per trasformarlo in un circolo per appassionati del biliardo. Secondo la ricostruzione della Procura, Insalata, Delrio e i loro complici principali - Leo Bernardo, 24 anni; Benedetto Cusimano, 43 anni; Pino Sciretta, 51 anni e Vittorio FalbeUi, 43 anni; Stefano Biava Gianetto, 37 anni, di Rosta; e Michele Bocale, 46 anni - avevano messo in piedi una struttura che gli permetteva di reperire con facilità auto di lusso rubate, di falsificare targhe e, certificati di proprietà, di «clonare» le vetture all'interno di capannoni, box e officine compiacenti e di utilizzare come copertura macchine regolari e Sim card telefoniche intestate a prestanome per non lasciare tracce scomode della loro attività. Tra i «covi» più utilizzati c'erano anche le carrozzerie Debelcar di Delrio e Giocar di Cusimano, in via Reiss Remoli ; un parcheggio a Brandizzo e un garage di Mazze. La banda, scrive il Gip nell'or¬ dinanza di arresto, «disponeva di un fitta rete commerciale capace di ricettare i beni di provenienza illecita in territorio intemazionale e di collegamenti a ogni livello, che consentivano di. seguire l'esportazione dei veicolo in ogni sua fase organizzativa». Buona parte della «manovalanza» era composta da extracomunitari, che oltre a provvedere al furto delle auto facevano da autisti per trasferire le vetture ih Nordafrica. Dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura saltano fuori nomi improbabili come «Boubker il negro», «Rachid il francese», «Bulbul il talebano», «Tarek l'affamato», «Hassan il veloce» e «Tarik il matto». E non a caso i punti di ritrovo della gang erano tutti locali ed esercizi commerciali arabi nella zona di Porta Palazzo. Fra le vittime della banda, oltre a numerose compagnie assicurative, ci sono pure società di autonoleggio come la Hertz, cui venivano sottratte le vetture con il trucco delle false denunce di furto. Quando il prestanome andava a denunciare la scomparsa, la macchina era già arrivata a destinazione in Marocco.

Luoghi citati: Algeria, Brandizzo, Europa Dell'est, Marocco, Nordafrica, Rosta, Russia, Torino