«Se Baghdad chiama, interverremo»

«Se Baghdad chiama, interverremo» JAAP DE HOOP PREPARA IL VERTICE DI ISTANBUL DEL 28 GIUGNO «Se Baghdad chiama, interverremo» Il segretario Nato: «SGorretto sbattere la porta» Intervista Jean-Pierre Stroobants e Daniel Vemet IL 28 giugno, due giorni prima del trasferimento di sovranità a un governo provvisorio iracheno, la Nato si riunirà a Istanbul. Segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, questo significa che c'è un ruolo in vista per la Nato? «Sarebbe strano che a Istanbul i capi di Stato e di governo non discutessero di Iraq. Ma la chiave della risposta alla vostra domanda è a Baghdad, non qui a Bruxelles né a Parigi o a Washington. Perché? C'è la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Gnu. Dopo il 30 giugno Baghdad avrà un governo provvisorio, ma legittimo al cento per cento. Questo governo avrà autorità sulla forza multinazionale: toccherà a lui decidere se vuole o no che la Nato abbia un ruolo. Attualmente in Iraq sono presenti 16 Paesi dell'Alleanza, che appoggia la divisione multinazionale sotto comando polacco. Non è una missione Nato in senso stretto, ma non si potrà non parlarne a Istanbul». Jacques Chirac ha detto che la Nato non c'entra con questo genere di missione. Lei è d'accordo con lui? «Il presidente francese, cosi come il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder - se li ho sentiti bene - nonhanno detto di essere contrari a un dibattito in seno alla Nato, se il governo di Baghdad lo chiedesse. Io sono convinto di una cosa: se, sulla base della risoluzione del Consiglio di sicurezza, il governo di Baghdad chiedesse alla Nato di svolgere un ruolo, noi non potremmo sbatteigli la porta in faccia. Non sarebbe corretto». Gli Stati Uniti fanno pressione affinché la Nato si impegni in Iraq. Se Baghdad lo chiedesse, quale forma potrebbe prendere questo impegno? Incremento dell'appoggio alla Polonia, invio di, uno stato maggiore, invio di . truppe,, addestramento dell'esercito iracheno? «Lei ha presentato alcune opzioni, ma io tomo a ripetere che le chiavi della soluzione sono a Baghdad. Spero che anche qualche Paese arabo parteciperà alla forza multinazionale. E' nell'interesse del governo iracheno che questa forza sia la più ampia possibile. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza fa riferimento a organizzazioni regionali. La Nato è una di quelle. La Nato non potrà evitare il dibattito. Per fare che co.sa? Non posso dirlo oggi, è oggetto di, discussione. Il mio compito di segretario generale è preparare il dibattito. Non tocca a me dire quale ruolo l'Alleanza potrebbe avere». Data l'esperienza in Afghanistan, lei ritiene che la Nato abbia i mezzi per rispondere a una richiesta di Baghdad? «Credo che la risposta sia si. Tutti sono convinti che la comunità intemazionale non possa permettersi di perdere l'Afghanistan né l'Iraq». Proprio in Afghanistan i Paesi Nato hanno difficoltà ad allargare le loro missioni. «Occorre evitare di dare l'impressione che la responsabUità principali ricada sulla Nato. E' un com- ' pito che spetta al governo del presidente HamidKarzai. La Nato deve avere un ruolo complementare. Pensare che possa avere un soldato in ogni seggio dove si vota è illusoria. La Nato non ha la responsabUità per l'insieme dell'Afghanistan ma a Istanbul si deciderà la creazione di cinque squadre di ricostruzione». E' un problema di mezzi..,. «In parte sì. Vorrei che a Istanbul ci si mettesse d'accordo su criteri generali per il contributo di ogni Paese membro e soprattutto sull'impegno a lungo termine, per-, che siamo impegnati in missioni che esigono continuità». Un altro argomento sul tavolo di Istanbul sarà il ruolo della Nato nel «Grande Medio Oriente». Il G8 ha ridotto le ambizioni americane. Accadrà la stessa cosa per l'Alleanza Atlantica? «Io credo che i capi di Stato e di governo prenderanno la decisione di rafforzare il dialogo che da dieci anni portiamo avanti con i Paesi del Mediterraneo, Maghreb, Israele, Giordania. Potrebbe essere allargato ai Paesi delle regioni interessate». Ai'Paesi del Golfo, ad esempio? «Esattamente. I sondaggi che abbiamo fatto sono positivi, a parte forse per l'Egitto. Non si tratta di imporre qualcosa a qualcuno ma di vedere die cosa gli uni e gli altri potrebbero guadagnare da una cooperazione. La dichiarazione del GB è un testo equilibrato. Vorrei che lo fosse anche la dichiarazione di Istanbul, sia sul dialogo mediterraneo che sull'iniziativa di coopèrazione». Se la Nato sarà presente nel Golfo, sarà sempre meno quella che lei chiamava una «organizzazione regionale». «L'ambizione della Nato non è quella di essere il "gendarme del . mondo": non ne ha né.i mezzi né la volontà. Ma il dibattito sugli interventi "fuori zona" che abbiamo avuto alla fine deUa guerra fredda è finito. Se gli alleati sono convinti - e questa organizzazione è fondata sul consenso - che la Nato ha interesse a effettuare una missione, la farà. Senza che questo implichi un molo globale: gli alleati non he hanno né le capacità né l'ambizione».. Copyright Le Monde ^|C L'Alleanza non "^ ha l'ambizione di essere il gendarme del mondo, ma quando ha interesse a fare un'operazione, la fa senza che ciò implichi un suo ruolo fòfò globale ^5 Il segretario generale della Nato, l'olandese Jaap deHoopScheffer

Persone citate: Daniel Vemet, Gerhard Schroeder, Hoop Scheffer, Jaap De Hoop, Jacques Chirac