L'INQUISITORE E IL GRANDE INQUISITO
L'INQUISITORE E IL GRANDE INQUISITO DUELLI SICILIANI L'INQUISITORE E IL GRANDE INQUISITO Francesco La Licata ESCE dalle ume europee l'ultimo miracolo del «laboratorio politico» siciliano (un alambicco molto particolare che ha prodotto in passato, per dire, il «milazzismo» che faceva governare insieme comunisti e missini con la De all'opposizione, e il compromesso storico con tre anni d'anticipo). Sono stati eletti, con un boom di preferenze, Totò Cuffaro, ilgovematore della Regione, e Claudio Fava, l'irriducibile leader siciliano dell'antimafia Ds, già segretario regionale ed eurodeputato uscente. Uno capo del governo eletto con 160 mila preferenze, pur venendo dalla piccola Udc. L'altro capo dell'opposizione che è arrivato a 220 mila. Uno finito in un'inchiesta di mafia (per la verità con dubbie accuse), e per questo crocifisso come mafioso in tutta la campagna elettorale; l'altro impegnato in modo totale e integrale nella lotta alle contaminazioni con Cosa nostra, e talmente duro in questo campo da essere entrato in rotta di collisione anche con il suo partito, o con quella parte che non condivideva il suo atteggiamento giustizialista, ed essersi rifiutato di salire sul palco dei comizi con compagni toccati da discutibili frequentazioni. Come sia possibile Un risultato del genere, in cui l'elettorato si divide equamente fra il candidato gravato da accuse di mafia e il leader anti-mafia, è insieme semplice da capire e difficile da spiegare. Non è pensàbile, ad esempio, che gli elettori siciliani si siano schierati su due fronti, filo e anti-mafiosi, o iilo e anti-giuiici. No, in Sicilia contano le sfiirnature. E per capire bisogna parlane in siciliano. Totò e indagato, è vero. Ma è anche uno di quei personaggi cresciuti alla scuola De del «vivere e fai vivere». E, specialmente in Sicilia, simili caratteristiche hanno la capacità di far passare in secondo piano questioni di principio o arditi dibattiti sull'etica. Basterebbe ricordare, per esempio, come tra le richieste di favori giunte in passato al governatore, ve ne fossero alcune provenienti addirittura da stretti collaboratori dei magistrati che lo stavano indagando. Chiha votato Cuffaro, perciò, quasi certamente lo ha fatto per «amicizia», che in queste contrade è cosa sacra. E Fava? Anche qui bisogna parlare in siculo. Claudio ha sbaragliato in voti (e lasciato a casa) persino il rettore di Catania, Latteri, «convinto» a trasmigrare da Forza Italia al centrosmistra e imposto come capolista anche sulla testa di Fava. Quando Claudio era riuscito a stoppare la candidatura del suo compagno Mirello Crisafulli, «mascariato» da una vicenda di dubbie frequentazioni con una coppola storta, escluso per questo dalle liste, e disperato nel proclamarsi innocente, una parte dell'apparato diessino glieTaveva giurata, a Fava: «Nontifaremo prendere un voto». Invece ha stravinto. Probabilmente in questo caso ha funzionato l'altro modo di essere siciliani, cioè cuntrariusi, bastian contrari, dispettosi, un po' com'era Leonardo Sciascia: all'opposizione di ogni conformismo.
Persone citate: Claudio Fava, Crisafulli, Cuffaro, Fava, Francesco La Licata, Latteri, Leonardo Sciascia, Totò Cuffaro
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