«E andata beney eravamo senza Umberto»

«E andata beney eravamo senza Umberto» IL MINISTRO DEL WELFARE: CON IL SENATUR SAREMMO ARRIVATI SOPRA IL 5 PER CENTO «E andata beney eravamo senza Umberto» Calderoli e Maroni: quando torna troverà la casa in ordine Giovanni Cerniti MILANO «Buono, il risultato è buono». E' mezzanotte, e finalmente Roberto Calderoh e la sua cravatta verde possono scendere in sala stampa. Il risultato è buono, l'umore quasi ottimo. «L'obiettivo era il 4, e se il risultato finale sarà il 4,3lXi annunciato dalle prime proiezioni ci possiamo dire davvero soddisfatti». E subito un pensiero al Grande Assente: «Risultato buono anche perché è stata la prima campagna elettorale senza Umberto Bossi, che con i suoi comizi e la sua presenza è sempre stato il nostro valore aggiunto del 900Zo». L'attesa e una certa e ben visibile tensione sono finite. La paura è passata, obiettivo centrato. Calderoh è in mezzo alle telecamere, le sue risposte spesso si perdono nel caos. Ma una frase la ripete due, tre, quattro volte: «Mi sembra che la maggioranza di governo sia uscita da questo voto abbastanza equilibrata e con un'agenda precisa da rispettare, a partire dal federalismo». Eccolo qui, il chiodo che la Lega riprende a battere. Prossimo appuntamento a luglio, alla Camera. Quando o passa la riforma federalista o, come ripetuto fino alla noia, la Lega è prontissima ad alzarsi dalle poltrone. «Come Lega abbiamo avuto da gestire questioni difficili, penso alle pensioni e alla giustizia. Ci siamo sobbarcati un bel peso». E forse un costo. «Con Bossi sarebbe andata sicuramente megho», insiste Calderoli. Non l'ha sentito, ieri sera. Non sa se abbia votato, che è un modo diploT matico per far capire che non ha votato. Del risultato di Forza Itaha dice quel che basta: «In ogni confronto di medio termine il partito più grosso è quello che paga di più. Però, se guardo alle elezioni europee negli altri Paesi, il nostro govemo è quello che ne è uscito megho di tutti». D'accordo sull'inutilità, per il govemo, di gridare vittoria. «Ma se qualcuno non ha motivo per mettersi a ridere qualche altro piange, e mi riferisco ai signori del Triciclo che hanno già le gomme sgonfie» Quando si sono visti l'ultima volta, giovedì, Umberto, Bossi aveva raccomandato a Giorgetti cautela. «State attenti nei commenti, andateci piano. Parlate solo quando avete dati sicuri sul nostro risultato». L'obiettivo del 40Zo era quello che rimette la Lega in gioco. Vuol dire che i leghisti e il loro elettorato, nei collegi elettorali del Nord, alle elezioni politiche sono ancora determinanti. Proprio quel che voleva dimostrare Bossi. «E così - dice Maroni - dovrebbe essere più semplice ottenere il passaggio del Federalismo alla Camera. E sono sicuro che questo risultato non potrà che aiutare il govemo ad arrivare alla fine della legislatura». Maroni annuncia che la Lega chiederà al premier un' agenda di govemo, ovviamente con il federalismo al primo punto. E guarda a sinistra: «Il listone del Triciclo mi sembra destinato a finir male. Le gomme sono pronte ad esplodere». E' quasi l'una di notte, arrivano i risultati da Varese: «Mi dicono che siamo il primo partito, abbiamo superato Forza Itaha». Anche Maroni pensa a Bossi, a quanto avrebbe pesato la sua presenza: «Saremmo certamente arrivati sopra il 50z6. Se non avessimo centrato il nostro obiettivo allora sì che sareb- boro stati problemi. Allora sì che la Lega senza Bossi avrebbe rischiato». All'una di notte la sede di via BeUerio è in allegria. Resta poco del pessimismo del pomeriggio, delle ansie della serata, dei brividi sul primo exit poli. «Ma con Umberto - dice Giorgetti avevamo previsto tutto. Si va avanti con qualunque risultato, e questo risultato ci va benone. Stare al govemo per noi è più vm peso che un serbatoio di voti, ma ce l'abbiamo fatta lo stesso, anche senza il Capo. E siamo contenti soprattutto per lui. Quando Umberto toma trova la casa in ordine». Tornerà, dice, prima dell'autunno: quando ci sarà da riprendere a battagliare. Oggi Giorgetti lo va a trovare, e magari toma in via Bellerio con il suo «Grazie». Roberto Maroni ministro del Welfare

Luoghi citati: Milano, Varese