I gestori di Wall Street scappano dai bond «E' l'ora delle azioni»

I gestori di Wall Street scappano dai bond «E' l'ora delle azioni» NEGLI USA C'È OTTIMISMO SOPRATTUTTO PER LE BORSE I gestori di Wall Street scappano dai bond «E' l'ora delle azioni» Le società di investimento alleggeriscono le posizioni sul mercato obbligazionario in attesa dell'inizio della stagione dei tassi in rialzo Le previsioni sull'aumento degli utili e del fatturato sono tutte positive forum NEW YORK PIÙ cbe il balbettio attuale dei prezzi delle azioni, è la sorte del mercato obbligazionario la preoccupazione cbe domina a Wall Street da aprile, cioè da quando i forti dati sulla crescita dei posti di lavoro hanno convinto tutte le maggiori banche a scommettere sull'avvio a breve termine della stretta creditizia ad opera della Federai Reserve. Se i gestori di azioni sono infatti in maggioranza ottimisti, come emerge dai pareri cbe.seguono, l'Associazione degli emittenti di titoli a reddito fisso, alla fine idi maggio, ha promosso una campagna educativa sulla specificità del mercato dei bond rispetto a quello azionario, con articoli sui suoi siti (bondmarkets.com e investinginbonds.com, per i piccoli risparmiatori) e conferenze stampa. Lo scopo, preparare il terreno e scongiurare il panico che colpì il pubblico dei bond nel 1994, quando la Banca Centrale portò i tassi dal 30A al 60Zo in meno di 12 mesi. Ancor più significativa è la decisione operativa di un gestore come Bill Cross, guru riconosciuto dei bonds, che non ha fatto mistero, mesi fa, di aver alleggerito il rischio della quota obbligazionaria dei fondi della sua Pimeo (gruppo AUianz) inserendo una discreta fetta di Tips, titoli di Stato con cedole indicizzate all'inflazione. Sul rischio di scoppio della bolla dei bond e sull'impatto che potrà avere sulla Borsa americana e sulle sorti dei mercati per gli investitori europei, Tuttosoldiba raccolto il parere di quattro esperti con base americana e ottica intemazionale. Per Grant Cowiey, fund manager per Schroders Isf Nord America, New York, «i recenti dati sull'occupazione segnalano che la crescita Usa sta entrando in ima fase di autosostentamento, forte del miglioramento dei profitti aziendali». L'aspettativa è per una robusta espansione' nel 2004, spinta da maggiori spese per investimenti come dimostra il H-4,4yo del PIL americano del primo trimestre. «Nel nostro portafoglio», dice Cowiey, «l'esposizione alle aziende high tech, media e industriali riflette l'enfasi su chi trarrà beneficio dalla marcata voglia di investire degli imprenditori. Non trascuriamo titob di valore nelle aree di crescita più stabile, come il settore salute: è uno dei pochi del mercato Usa che appare conveniente su base globale e continua a offrire un profilo di sviluppo attraente, rafforzato dalle alte barriere all'ingresso di concorrenti e dall'invecchiamento della popolazione». Le migliori condizioni occupazionali favoriranno i consumi mentre l'effetto benefico dei tagli fiscali si sta attenuando. «Tuttavia preferiamo compagnie più sensibili all'aumento delle spese per investimenti, dal momento che i consumi personali probabilmente rallenteranno nel medio termine. In questo contesto vediamo un'ulteriore crescita negli utili delle imprese, cbe spingeranno la performance di Wall Street». Secondo Cowiey, dprezzi, sebbene non bassi, sono in linea con il periodo di bassa inflazione. Certo, non essendoci più, per la Fed, alcun rischio di deflazione, e con la prospettiva di tassi di interesse in salita all'orizzonte, la crescita dei guadagni delle società sarà essenziale perché nel mercato permanga la fiducia». «L'attesa per le mosse di Greenspan ha creato paura», dice invece Matteo Lombardo dal suo ufficio di Boston della Pioneer (Unicredit), di cui è responsabile globale per gli investimenti. «Non si tratta del resto di un rialzo dei tassi qualsiasi, ma di un punto di svolta dopo 20 anni di trend al ribasso». Il timore cbe l'inflazione possa ripartire e il livello surriscaldato del prezzo del petrolio sono senz'altro componenti destinate ad appesantire la situazione, ma per Lombardo «non è il caso di disperarsi. I prezzi deibondhanno già assorbito buona parte del prevedibile aumento che la Fed farà entro fine anno, che per noi sarà tra gli 80 e i 100 centesimi. Da marzo, il decennale è già passato dal 3,7007o al 4,7096 di rendunento, e il massimo che possiamo immaginarci è un'ulteriore salita al 50Zo». Per la Borsa americana, le aspettative della trentina di analisti di Pioneer che lavorano con Lombardo sono invece moderatamente ottimistiche, con tre settori in vista. Il farmaceutico, che ha avuto i prezzi penalizzati da chi li ha venduti per paura che vinca Kerry (Bristol Myers e Shering Plough i titoli preferiti). L'energia, perchè il costo di estrazione del petrolio, storicamente sui 23 dollari, dovrebbe essere oggi aggiornato sui 30: ciò dà margini di utili soprattutto per Occidental e Pioneer Resources (solo il nome in comune con la Pioneer-Unicredit). L'industriale, dove Lombardo segnala la Tyco, conglomerata ripulita dopo lo scandalo e ora impegnata nel ricco mercato della «sicurezza» e la Elowserve, cbe produce pompe per le aziende chimiche, settore che da anni è ultimo nelle spese per investimenti e che deve recuperare il ritardo di innovazione. «Da qui a fine anno l'indice Standard S- Poor's delle 500 maggiori azioni Usa può crescere ancora del 1007o», è la previsione di Jason Trennert, capo delle strategie di investimento di Isi Group, società di consulenza per investitori istituzionali di New York. Quanto ai settori che avranno un beneficio, l'esperienza di Wall Street della precedente uscita dalla recessione del 1994 gli fa dire cbe «nel prossimo semestre a far meglio saranno le aziende dei materiali di base, gli industriali, per esempio la General Electric, ed anche i tecnologici. Sono molto cauto invece sui fi¬ nanziari, i consumi di base, le aziende della salute». L'ottimismo della Isi è dovuto a 4 fattori. 1) I prezzi delle azioni scesi di molto, «al punto che scontano già il rischio politico di Iraq e terrorismo, la salita dei tassi sul dollaro e l'impennata del costo del petrolio». 2) La forte crescita degli utili aziendali, «del 20Vo nel 2004 sul 2003, più del IS1}*. dell'anno prima». 3) Il balzo delle assunzioni, sempre l'ultimo elemento del ciclo espansivo a materializzarsi e che aiuterà i consumi. 4) H Giappone, seconda economia al mondo, in forte risveglio. Il manager Usa è invece fireddo verso le azioni europee. «Sono a buon prezzo, ma non provo alcuna attrazione per il contesto di tasse alte e di regole di mercato ancora strette. Più in Francia e in Germania che in Italia». Per Ed Yardeni, capo strategista della Prudential Securities di New York, ci sono il TCtó di possibilità che lo S&P500 cresca fino a quota 1300, e il 20'}6 cbe la crescita sia anche più sostenuta, a 1400 punti. Solo il restante 100Zo di chance, nell'ultimo scenario diffuso a maggio nel suo sito, è dato ad una caduta dell' S&P a quota 900, se «in Medio Oriente i terroristi firenano la produzione di petrolio, cresce la paura, Bush perde perché i posti di lavoro non crescono, il protezionismo sì fa strada, i consumi calano e scoppia la Bolla cinese». Chiaramente, la propensione di Yardeni è però più positiva: basandosi sul! esame dei profitti per azione delle 500 società dello S&P, vede il rapporto prezzi su utili sui 18,6-18,7 per il 2004 e il 2005, e il Dow Jones delle 30 blue chip toccare gli 11.700 punti già entro 7 mesi e salire al massimo di sempre di ISmila nel dicembre 2005. |gL^ Puntiamo ^^ su industriali, high tech, media, salute e su tutte le società più sensibili AA agli investimenti ^7 jiL&K La lunga attesa "" per le mosse sul costo del denaro ha creato paura però i prezzi hanno già scontato 99 ^" prof itti in salita balzo delle assunzioni e Giappone in risveglio Le occasioni ffikA non mancano ^7 ^^1 C'è il 70 0Zo W^ di possibilità che i listini crescano Il 20oZo che crescano forte, solo il 10oZo che scendano 99 GRANT COWLEY fund manager Schroders Isf MATTEO LOMBARDO di Pioneer (Unicredit) JASON TRENNERT capo delle strategie Isigroup EDYARDENI capostrategista Prudential Securities 1993-2003 1994-2004 1995-2005 1996-2006 Dal grafico deBa Standard Se Ppoi's si vede che nel 1994, all'avvio del rialzo dei tassi ad opera della Fed, che li portò dal BVo (2/1/1994) d 6* (^/199^, d lii im bah» dai 5,16^ air8,03^ tó Rimato dei bond federali a 10 anni ih doliàri. Ci fu quindi una caduta dèi prezzi dei bond, che fece gridare allo scoppio della bolla obbligazionaria, te proiezioni S&P, come si vede dàlie due linee relative ad oggi, sono die i tassi del dollaro saranno aumentati dalla fed più gradualmente, con un minore impatto sulla sdita dei rendimenti dei bond in dollari aio anni, che aesceranno dai 3,10Zo (13jp«B)d6% fella finedet2Qp5),e!ào^i,(tóiKtoi,trencfimanti dei tfòrid In dollari a 10 anni sono a circa il 4,7^ (fi rehdimèhtò. Da quando, a fine giugno, la Fed data presumibilmente il via al rialzo dei tassi, il calo dèlie quotazioni dei bond in dollari a io anni sarà quindi più contenuto di 10 anni fa, secondo S&P.

Persone citate: Bill Cross, Bush, Grant Cowiey, Greenspan, Jason Trennert, Matteo Lombardo, Myers, Yardeni