Dalla Corea a Lisbona l'ultima campagna di Napoleone-Trap di Marco Ansaldo

Dalla Corea a Lisbona l'ultima campagna di Napoleone-Trap Dalla Corea a Lisbona l'ultima campagna di Napoleone-Trap «Vorrei lasciare un segno di bel gioco, e non soltanto legato alle vittorie ma ho imparato che si deve fare quello che si può, non quello che si vuole» Marco Ansaldo COMUNQUE vada, in Portogallo si consumerà l'ultimo atto di Giovanni Trapattoni allenatore. H 17 marzo scorso, il fischio più popolare del mondo ha compiuto 65 anni, che è il limite posto dalla Federazione italiana a chi fa il suo mestiere. Dunque il futuro lo vedrà* necessariamente in un altro ruolo: direttore tecnico di una Nazionale affidata formalmente a un altro et oppure disoccupato, anzi pensionato. Deciderà l'Europeo. Questa volta non ci saranno Byron Moreni a funzionare da parafulmine. Bene o male, dentro o fuori: la linea di confine sarà dritta e non frastagliata come accadde dopo il Mondiale quando il Trap riuscì, por la prima volta nella storia della conduzione azzurra, a tenersi stretta la panchina dopo un fallimento. Il Giuan si è attaccato al suo lavoro con il Bostik. A volte c'è da chiedersi chi glielo faccia fare: è ricco, qualcuno dice addirittura molto ricco per l'oculatezza con cui investì i guadagni del pallone, ha ima salute di ferro, una famiglia adorabile che potrebbe indurlo a fare il nonno come non dispiace a Lippi. Invece sta per celebrare le nozze d'oro con il calcio e non riesce a dire basta. Negli allenamenti, a Coverciano come sul campo del Belenenses dove gli azzurri si.allenano in questi.giorni..Trap indossa la tuta e gli scarpini bullonati. Corre insieme a uomini che hanno 40 anni di meno, disputa con loro le partite anche se fatica più di due anni fa a inseguire avversari che non sono certo il Pelè fermato in un pomeriggio di tanti anni fa e che si toccano di gomito quando non arriva su un cross. Il et sembra uno di quei bambini che portano il pallone ai giardinetti e, inevitabilmente, giocano mettendoci un gusto speciale. Gli altri lavorano, lui si diverte. «Dipendesse da me organizzerei una partita della Nazionale tutte le settimane», confessa. Così la potrebbe allenare e plasmare giorno per giorno. In Portogallo difenderà questo suo giocattolo che gli altri gli pagano e anche bene. Il contratto è in scadenza. Ghelhanno pro¬ lungato di quindici giorni perchè quello che aveva firmato due anni fa si esaurisce il 30 giugno e senza quelle due settimane di proroga si configurava la possibilità di giocare la finale il 4 luglio con un tecnico già scaduto come uno yogourt. Tuttavia per mantenere il posto (e conservarlo probabilmepte a tutto il vertice federale, che non reggerebbe a un altro tonfo) dovrà raggiungere almeno la semifinale e bisogna vedere in che modo, se di riffa o di raffa, se convincendo come nella prima partita del Mondiale giapponese contro l'Ecuador oppure con l'andazzo trascinato delle ^dtre esibizioni in quel torneo. «Vorrei lasciare un segno di bel gioco, non solo di vittorie. Unire il risultato allo spettacolo è l'ambizione di ogni allenatore ma ho imparato che si deve fare quello che si può, non quello che si vuole. A volte si è costretti ad accettare la realtà di quel soldato mandato dietro le linee nemiche per fare prigionieri e che dopo mezz'ora chiama il suo comandante per dirgli che lui i nemici li ha presi ma non lo lasciano tornare indietro». Barzellette, storielle, clamorosi sfondoni, come quello di definire calcisticamente la Tunisia «il Brasile dell'Europa» appartengono al campionario tradizionale ma questa volta la simpatia umana non basterà a condizionare i giudizi e il benvolere comune. Servono i fatti. Lippi è dietro la porta, al punto che, con stile, ha rifiutato l'offerta della Rai di seguire l'Europeo come commentatore, «immaginatevi cosa succederebbe al primo giudizio sull'Italia» si è giustificato. Trap non se ne cura. «Non mi preoccupo mai di cosa mangerò domani, penso a quello che avrò in tavola oggi». Il menu per il momento è ricco. L'Italia parte tra le favorite, sebbene il et non si avventuri più nelle profezie impegnative che l'avevano portato a definire la semifinale «l'obiettivo minimo dei Mondiali». «Se i giocatori stanno bene, e adesso stanno bene, ho una squadra compatta, ricca nei ricambi, con molte soluzioni. I ragazzi sono cresciuti: Totti è maturato ancora rispetto al 2002 e oggi lo preferisco persino a Zidane, una grande squa- dra ha bisogno di un grande leader e lui può esserlo come lo è nella Roma. E attorno a Francesco ci sono campioni con un grande attaccamento alla Nazionale. L'esempio è Del Piero. Durante la stagione ho dovuto centellinarli nelle amichevoli, non potevo scontrarmi con le esigenze dei club ma i giocatori mi dicevano che se fosse dipeso da loro sarebbero venuti sempre. Adesso che il momento è importante, si sono fatti trovare pronti». Non solo. Con l'esperienza acquisita nei club hanno preteso che si cambiasse l'andazzo un po' lassi¬ sta del passato: hanno chiesto allenamenti più duri e regole più rigide, anche se magari sono di facciata perché se i telefonini sono spenti nello spogliatoio non appena arrivano in camera gli azzurri si scatenano a chiamare amici, parenti, procuratori e qualcuno, addirittura, le spie nei giornali, in cerca di appoggi. In Portogallo si faranno i giochi, non solo U gioco. Trap si è portato ima scorta di acqua benedetta più abbondante del solito. «Sapete, è per i gufi». Che vivono ovunque, anche in Portogallo. LE SUE PARTITE AZZURRE Giovanni Trapattoni, 65 anni, ha debuttato sulla panchina della Nazionale italiana il 3 settembre 2000 al Nepstadion di Budapest: Ungheria-Italia 2-2, doppietta di Filippo Inzaghi (qualificazioni mondiali). Ultima partita, il 30 maggio scorso: Tunisia-Italia 0-4. Questo il bilancio: 41 partite disputate, 24 vittorie, 10 pareggi, 7 sconfitte; 65 reti fatte, 28 subite. E questi i cannonieri: 13 reti F. Inzaghi; 12 Del Piero e Vieri; 3 Delvecchio, Montella eTotti; 2 Corradi e Di Vaio; 1 Cannavaro, Cassano, Di Natale, Doni, Fiore, Gattuso, Legrottaglie, Miccoli, Panucci, Pi rio, Tommasl, . Zambrotta eC. Zanetti; più 2 autogol di Ahmadov (Azerbaigian) e Bouazizi (Tunisia). Complessivamente, su 76 convocati, il Trap ha impiegato 69 giocatori, dei quali 39 debuttanti assoluti. Ai Mondiali del 2002, la sua «Azzurra» è stata eliminata negli ottavi di finale dalla Corea del Sud (2-1 golden goal), dopo aver battuto l'Ecuador (2-0), perso con la Croazia (1 -2) e pareggiato con il Messico (1 -1 ) nel girone introduttivo. Una curiosa espressione di Giovanni Trapattoni, al secondo appuntamento importante della sua carriera di et azzurro PORTOGALl-0 EUROPEI 200 PORTOGALLO SPAGNA RUSSIA GRECIA ém DATA CITTA". STADIO PORTOGALLO - GRECIA ~SRteNfl-RUSSIA .LE 16 NAZIONALI Bulgaria ìfi- VÉm Croazia Rep. Ceca Danimarca Inghilterra Francia Germania : Grecia Italia Lettonia Wmi Oianda * Portogallo ^^ Russia $|||) Spagna 4» Svezia. ^|i- Svizzera BRAGA Stadio: Municipai Posti: 30.000 GUIMARÀES Stadio: D. Afonso Henriques Posti: 30.000 ^é#v :' PORTO- Stadio: Dragào Posti: 52.000 Stadio: Bessa Posti: 30.000 AVEIRO Stadio: Muinidpal Posti: 30.000 COiMBRA Stadip: Munidpai Pósti: 30,000 LEIRIA— Stadio: Dr Magalhaes Pessoa Posti: 30.000 LISBONA Stadio: José Alvaiade Posti: 52.000 Stadio: Luz Posti: 65.000 FARO-LOULE' Stadio: Algarve Posti: 30.000 campione ^'riropa