Forza, adotta una pecora

Forza, adotta una pecora Forza, adotta una pecora Per resuscitare un formaggio eccezionale vecchio di mille anni: il Montébore Carlo Petrini AVETE mai desiderato adottare una pecora? Beh, i pochi che l'avranno già pensato ora lo potranno fare, gli altri ascoltino questa storia invece. Il Montébore è un formaggio millenario, che prende il nome dall'omonimo paese della Val Curone, tra le valli del Grue e del Berbera, nel Tortonese. Una ventina d'anni fa l'ultima produttrice di questo formaggio molto caratteristico cessò il suo lavoro, decretando quindi l'estinzione di un prodotto ottimo, curioso per la sua forma a torta nuziale, legato fortemente al latte delle vacche tortonesi, razza autoctona locale. Più recentemente, grazie alla volontà di alcuni casari e appassionati del luogo, si decise di cercare la signora che per ultima detene¬ va i segreti della produzione e di ricominciare mettendo su un piccolo caseificio: possiamo dunque parlare di un grande formaggio "resuscitato" insieme a un pezzo d'identità di questo territorio. In pochi anni il Montébore si è fatto conoscere e apprezzare ed ora la produzione, seppur esigua e da non confondere con alcuni falsi, prosegue con buone prospettive. Esiste un disciplinare molto rigido a regolare la ricetta del Montébore: latte crudo, al massimo 750Zo vaccino (di Razza Tortonese o Bruna Alpina) e al 2507o ovino (di razze miste, non essendoci più animali autoctoni). Gli animali sono nutriti nei pascoli di queste valli ancora integre e nel disciplinare viene indicata la preferenza "dell'alta valle", viste le maggiori qualità organolettiche del latte degli animali che pascolano più in su. Nella pratica il latte ovino arri¬ va in alcuni casi a percentuali anche superiori e serve a conferire, al naso, i sentori animali e un poco speziati del prodotto, che in bocca è latteo e burroso, con un finale in cui si sentono castagna e sfumature erbacee. I casari però fanno fatica a trovare del latte ovino che abbia le caratteristiche richieste e, visto che il caseificio è in alta valle, proprio di fronte a un pascolo bellissimo di loro proprietà, hanno deciso di costituire un gregge, in modo da garantire approvvigionamento e qualità: duecento, duecento cinquanta pecore, che però richiedono un investimento che non sono in grado di affrontare. Allora ecco l'idea, semplice ma al tempo stesso geniale, probabilmente ispirata dalla "community supported agriculture": un metodo per garantire con l'acquisto anticipato la produzione di ortaggi e frutta freschi e in stagione. Una prassi che sta riscuotendo molto successo in alcune parti d'Europa e degh Stati Uniti, grazie alla quale i cittadini possono aiutare i contadini ottenendo in cambio, direttamente a casa loro, prodotti di qualità per un anno. Si tratta di "adottare" un pecora per «150, cosi da finanziarne l'acquisto e ottenere in cambio, per due anni, l'equivalente in prodotti del caseificio Vallenostra (335 486210, vallenostra@tiscah.it), produttore di Montébore. Trovo l'iniziativa simpatica, ma soprattutto indispensabile e replicabile in contesti analoghi: quale miglior modo per sostenere direttamente il lavoro pregiato di chi desidera continuare a praticare un'agricoltura sostenibile? Io adotterò: non avrei mai pensato di fare anche il "bergé", ma chi vuole aggiungersi al sottoscritto è il benvenuto nel gruppo.

Persone citate: Carlo Petrini, Curone, Razza Tortonese

Luoghi citati: Berbera, Europa, Stati Uniti