Schneider, donne sull'orlo di una crisi di Luigi Forte

Schneider, donne sull'orlo di una crisi Schneider, donne sull'orlo di una crisi Luigi Forte FIN dai tempi del suo fortunatissimo romanzo Le voci del mondo, dieci anni fa, l'austriaco Robert Schneider innalzava panegirici all'amore. Anzi, cascate e architetture di suoni, in cui vibrava il ticchettio del cuore contro il cinismo e l'indifferenza dei postmoderni. Era anche il tema di Moudi che camminava sull'aria (Einaudi 1998), in cui il gioco fiabesco scivolava fra verità un po' ritrite e sentenze banali. Eppure Schneider non smetteva di stupirci, come in Cara signora America (Einaudi 2001) dove perfino il drammatico contesto dell'emigrazione s'innalzava a sublime fantasia. Eravamo abituati a uno strano impasto di realtà e sogno,, che il suo l'ultimo romanzo, Ombre, tradotto con eleganza da Palma Severi per l'editore Einaudi, converte in un circuito di turbamenti e ossessioni, in un corpo a corpo fra due donne, la violinista Florence Goldin e la psicanalista Kasha Markovski, unite e divise dallo stesso uomo. Lui, Collin Lamont, è il caro estinto: un fantasma, un'intramontabile icona che genera e sviluppa per bocca altrui l'intero romanzo. Forse Schneider ha voluto scrivere il suo De l'amour. Anche se questa è una storia e non la fenomenologia stendhahana della passione e del sentimento. Ma disseminate qua e là, nel racconto-confessione delle due signore ormai avviate sul viale del tra¬ monto, ci sono fior fior di frasi, massime, gnomiche riflessioni. Sembra quasi che Schneider abbia costruito intomo ad esse le sue figure femminili in un delizioso esercizio di stile. Stavolta è serio, rigoroso, poco incline alle fantasmagorie, e tuttavia adorabilmente kitsch, con un debole per certi stereotipi che vanno dritti al cuore e accelerano il battito cardiaco. Come nel caso di Florence: ha amato per tutta la vita, senza speranza, quel Collin, ricco e snob, un perdigiorno con vaghe ambizioni poetiche. Lui fa terra da tempo e lei non smette di adorarlo. Un assillo, una sindrome, un amour fou. A chi parlarne se non a Kasha conosciuta sui banchi di scuola, al collegio femminile ebraico di Sydney, che sposò Collin senza alcuna passione? Kasha, la vecchia amica, la rivale, la donna che forse rese fehce quell'uomo. No, ribatte lei, mi rintanai a sognare l'amore e l'incantesimo si trasformò in inferno. Eccole dunque di fronte al Pacific, un vecchio locale di Sidney: tra di loro ventisei anni di silenzio, un passato che si apre come un gorgo sul lettore e lo risucchia nella tensione impressa da una domanda ultima, definitiva che Florence intende porre all'amica. Non sapremo mai che cosa le chiederà. Ma intanto il gioco è fatto: le confessioni, i flash-back delle due signore si snodano come storie di desiderio e repulsione, in un'eterna attesa, in una geometria dei sentimenti costrui- ta con la mente, ma divulgata con il cuore. Sembra un romanzo, Ombre, ma potrebbe essere un ottimo canovaccio teatrale, se sciolto in dialogo. In realtà è qualcosa di estremamente ibrido a metà strada fra una lunga seduta psicanah- tica, una spedizione tra i fantasmi dell'inconscio e un epistolario da rivista femminile. E Schneider è un acrobata: piroetta con grazia fra gli abissi dell'animo. Complica il gioco, rivelando l'amore e l'ammirazione di Kasha ragazzina per la compagna. Ribalta le cose lasciando intuire che Collin forse ha amato solo Florence, che pur respinse. E ci lascia sbalorditi quando fa dire a Kasha che l'amore della sua amica non conosce la pietà: fagocita, afferra e dilapida le lacerazioni dell'altro. Forse Schneider ha scritto proprio il suo De l'amour, ma ci ha messo dentro un po' troppo, compreso un infelice cameriere che, guarda caso, si chiama anche lui Collin e ha turbe sentimentali. Ombre, dice Schneider, ma alla fine qui c'è troppa luce, troppa consapevolezza e il mistero dell'amore sfoca dietro il cicaleccio deDe nevrosi. «OMBRE»: IL RACCONTO-CONFESSIONE DI UNA VIOLINISTA E UNA PSICANALISTA ORMAI SUL VIALE DEL TRAMONTO, UNITE E DIVISE DALLO STESSO UOMO, IL CARO ESTINTO Un circuito di turbamenti e ossessioni, un esercizio di stile che richiama «De l'amour» di Stendhal Robert Schneider, austriaco: tra le sue opere, «Le voci del mondo» Robert Schneider Ombre traduzione di Palma Severi Einaudi pp. 139,ei4,00 ROMANZO

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