Libertà negata agli agenti polstrada

Libertà negata agli agenti polstrada IL COMANDANTE E L'ECONOMO COINVOLTI NELL'INCHIESTA SULLE MULTE SPARITE Libertà negata agli agenti polstrada Il gip: esiste un concreto rischio di inquinamento delle prove Giorgio Ballarlo Falso per soppressione, favoreggiamento e adesso anche falso ideologico in atto pubblico. Si allunga la lista delle accuse mosse al comandante della pohzia stradale Giuseppe Mirizzi, in carcere da domenica scorsa dopo essere stato sorpreso a distruggere dieci sacchi di documentazione contabile della sezione di Torino. Ieri mattma il Gip Francesco Moroni ha convalidato l'arresto e ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere sia per il comandante - ora sospeso - sia per il sovrintendente Danilo Maroncelli, che deve rispondere anche del reato di peculato per i circa 2 milioni di euro scomparsi dalla cassa della Polstrada. Per il giudice i due indagati devono rimanere in prigione ad Alba perché esiste il rischio concreto che possano ripetere il reato e soprattutto continuare a inquinare le prove, cercando di far sparire altre carte importanti per l'inchiesta. Il Gip ha usato parole dure per motivare la sua decisione. Oltre a elencare i numerosi tentativi di condizionare le indagini portati avanti da Mirizzi e Maroncelli, Moroni sottolinea la «estrema disinvoltura» e la ((pericolosità sociale» dimostrata dai due poliziotti: non li si può scarcerare, scrive nell'ordinanza il giudice, «in ragione della capacità delinquenziale dimostrata e della disinvoltura e abitualità con cui sono state distratte le somme di denaro, sono stati occultati e distrutti documenti contabili e sono stati predisposti atti falsi per aggiustare la situazione contabile». Il tutto, aggiunge il Gip, senza che sia emersa una «reale presa di coscienza - in particolare da parte del Mirizzi - in ordine all'odiosità delle condotte attuate». Nell'ordinanza si fa esplicito riferimento a due gravi episodi di inquinamento delle prove. Il primo riguarda un verbale firmato da Maroncelli e vistato da Mirizzi, in cui si attesta che gran parte della documentazione contabile dell'ufficio amministrativo è stata danneggiata dall'umidità delle cantine della caserma di via Avogadro e quindi buttata via. L'atto reca la data del 21 gennaio 2004, ma Maroncelli e Mirizzi l'avrebbero preparato poche ore prima di finire in manette. E le carte rovinate dalla muffa erano quelle infilate nei famosi dieci sacchi dell'immondizia che i due cercavano di far sparire domenica scorsa. Il secondo falso riguarda invece il registro di cassa dei primi tre mesi del 2004, un file informatico creato ad hoc sul quale sono state annotate operazioni fasulle, per dimostrare che Maroncelli teneva la contabilità in ordine e Mirizzi la controllava a cadenza periodica. «Le esigenze cautelari di cui parla il giudice non esistono accusano i difensore di Mirizzi, Tom Servetto e Marino Careglio - abbiamo già presentato un ricorso al Tribunale del Riesame perché non ci sono i presupposti per tenere in carcere il comandante. Si dà per scontata l'esistenza di reati tutti da verificare e si prendono per oro colato le parole di Maroncelli, che fino a prova contraria è il responsabi¬ le materiale della scomparsa del denaro. Mentre Mirizzi non ha preso un centesimo. E poi se è vero, come è vero, che è stata distrutta una documentazione di nessun interesse per l'indagine penale, allora non vediamo dove sia il reato. Per quanto riguarda il documento datato 21 gennaio - concludono Servetto e Careglio - non può esserci un falso in atto pubblico perché era un verbale non ufficiale, non era neppure protocollato». li comandante della sezione della polizia stradale di Torino Giuseppe Mirizzi: perii giudice c'è ancora il rischio che possa inquinare le prove

Luoghi citati: Alba, Torino