Umanista e scalatore cercò il senso del tempo sopra i tetti del mondo di Enrico Camanni

Umanista e scalatore cercò il senso del tempo sopra i tetti del mondo Umanista e scalatore cercò il senso del tempo sopra i tetti del mondo Enrico Camanni FOSCO Maraini apparteneva alla generazione, l'ultima, che non distingueva tra esplorazione e sport. Per lui l'alpinismo era una delle possibili forme di conoscenza del mondo, ed era una forma privilegiata perché, sono parole sue, (di tempo rotola via come le acque fragorose dei torrenti himalayani», mentre le montagne hanno cura del tempo. Aveva arrampicato con i grandi del Novecento, da Emilio Comici a Tita Fiaz a Gino Soldà, dal calcare inesplorato della sua Sicilia alle blasonate pareti delle Dolomiti, poi sui graniti del B altero al seguito della spedizione del 1958 che salì il diffìcile Gasherbrum IV. Ne nacque un libro affascinante, Gasherbrum IV, Baltoro, Karàkorum, testi e foto d'autore. L'anno dopo diresse lui stesso la spedizione romana al Saraghrar, nell'Hìndukush, e venne fuori un altro libro straordinario, Paropamiso, che è un insieme dì antropologie di due mondi: «Alla fine di una spedizione ci sì riduce inevitabilmente come dei barboni girovaghi. Perdi una pentola ieri, un calzino oggi, il temperino domani, ed ecco che si finisce per vivere quasi alla maniera di quei sadhu indiani il cui unico possesso è un piatto per le elemosine». Questa complessità di sguardo, e leggerezza di spirito, gli ha permesso di attraversare il Novecento da alpinista attivo e partecipe, anche quando i lunghi viaggi e i molteplici interessi lo hanno allontanato dalle montagne, e poi quando gli anni gli hanno vietato le rocce e i ghiacciai. Lui restava sempre un punto di riferimento, una specie di maestro discreto, per nulla disorientato dai tempi nuovi. Quando nel 1985 fondammo il mensile Alp, che in quanto megafono dell'arrampicata sportiva era una voce eretica nel mondo tradizionale della montagna, Maraini prese un taxi e ci venne a trovare. Lui, settantenne, voleva conoscere i ragazzini che avevano colorato l'alpinismo. Al Gasherbrum aveva conosciuto a fondo Walter Bonatti, che descrisse come «un uomo di una gentilezza costante ed eguale, talvolta squisita, che si frappone però come un velo d'acciaio tra lui e il mondo». Forse, negli ultimi mesi di vita, ha contribuito ad addolcire un po' di quel velo partecipando alla commissione che ha riscritto, speriamo definitivamente, le ultime controverse righe della «conquista» del K2, una pagina grigia della storia d'Italia. A Marami era riconosciuto un ruolo di giudice non tanto perché fosse un grande scalatore, o uno specialista di ascensioni himalayane, ma al contrario proprio perché specialista non era. La sua cultura umanistica a tutto tondo, l'esperienza in scienze diverse, la lunga frequentazione di arti complementari e distinte ne facevano un esploratore prezioso, inimitabile, uno dei pochi ancora in grado di comunicare il viaggio ai non viaggiatori, la montagna ai non alpinisti.

Persone citate: Emilio Comici, Fiaz, Gino Soldà, Maraini, Walter Bonatti

Luoghi citati: Italia, Sicilia, Tita