«Li abbiamo sepolti vivi» Poi una macabra festa al bar

«Li abbiamo sepolti vivi» Poi una macabra festa al bar L'INCHIESTA SULLE SETTE SATANICHE «Li abbiamo sepolti vivi» Poi una macabra festa al bar Dai frammenti degli interrogatori il racconto dei giovani arrestati La confessione dell'adepto che giura di aver solo scavato la fossa Brunella Giovara inviata a BUSTO ARSIZIO (Varese) «Me l'hanno raccontato al pub, l'omicidio di Chiara e Fabio. Eh, erano molto gasati, quella sera. Esultavano, dicevano: "e alla fine li abbiamo fatti fuori, quei bastardi". Eravamo molto su di giri e febei... Anche io che non c'eto, lo ammetto. Ho esultato con loro». Una scossa di adrenalina, un racconto che esalta tutti i presenti, quella sera del gennaio '98, con le Bestie di Satana radunate al Midnight, a bere birra e raccontarsi un vero omicidio, anzi due. Una festa, con due cadaveri freschi seppelliti nel bosco di Somma Lombardo. Sepolti vivi, e finiti a badilate, giù nella fossa. Dai frammenti degli interrogatorì di uno solo degli arrestati - Pietro Guerrieri - emergono l'eccitazione e la gioia per quella «missione compiuta» die aveva coinvolto tutti quanti i presenti, che oggi respingono le accuse e cercano, in un modo o nell'altro, di sottrarsi alle proprie responsabilità, attenuando la propria partecipazione, cercando di tirarsi fuori o almeno di allontanarsi il più possibile dalla scena del delitto. Una normale strategia difensiva, con un unico difetto: quel Pietro Guerrieri, coinvolto nell'azione solo per lo scavo della fossa destinata a nascondere i due cadaveri, non presente all'operazione, ma para- dossalmente unico testimone chiave del racconto (genuino) fatto poco tempo dopo il defitto dagh stessi esecutori, in un momento in cui le Bestie di Satana si raccontavano la faccenda con grande soddisfazione, senza pensare di poter essere traditi, più o meno con queste parole: «Abbiamo faticato molto, perché Fabio era grande e grosso e faceva resistenza». E in effetti Fabio Tollis, che aveva solo 16 anni, era alto 1,80 e pesava 90 chili. Un omone con la faccia da bambi¬ no, e perciò difficile da uccidere, anche contando sull'effetto sorpresa. E allora la banda aveva pensato che bisognava essere almeno in quattro persone: una per uccidere Chiara, che era una ragazza piccola e magra, tre per eliminare Fabio. I tre dovevano essere Andrea Volpe, Nicola Sapone e Andrea B., che però non si presentò all'appuntamento, e perciò si guadagnò la fama di «traditore» (Andrea B. morì poi in uno strano incidente stradale, un caso che la Procura di Busto Arsizio ha riaperto perché ritiene che le Bestie di Satana lo abbiano in realtà «suicidato»). Questo racconta Guerrieri, smentendo nei fatti le versioni fomite dagli altri accusati. Come Andrea Volpe, che spiega di non aver partecipato all'omicidio perché, dichiara, «mi ero allontanato dal bosco per andare a cercare Andrea, che non si era presentato all'appuntamento. In seguito sono anche passato da casa a cambiarmi gli stivali, e quando sono tornato sul posto, era già tutto finito. Chiara e Fabio erano già morti». E anche il minorenne del gruppo, Mario M., fornisce una versione che è pesantemente accusatoria nei confronti degli altri presenti, e molto benevola nei propri. Ad esempio, racconta di non essere stato a conoscenza del disegno criminale progettato da altri. non da lui: «Quella sera io pensavo che saremmo andati in discoteca, al Nautilus di Cardano al Campo. Invece...». Invece si ritrova nel bosco, davanti a quella fossa di cui giura di non sapere niente. . «Quando ho visto la buca ho pensato che la vittima predestinata potevo essere io. Mi sono spaventato. Mi sono detto ""qui mi vogliono ammazzare"». E addirittuta, ad un certo punto «Chiara tirò fuori un coltello e mi ferì al braccio, provocandomi ima profonda lesione che, è vero, ho cercato poi di giustificare con i carabinieri dicendo di essermela procurata con un cacciavite, aggiustando la macchina». Il minorenne (aveva diciassette anni e dieci mesi, quella sera del gennaio '98) riferisce quanto è successo, ma collocandosi in ima posizione per così dire periferica: «Mi sono ritrovato seduto per terra, con il braccio ferito. Ho visto Volpe che afferrava ToUis da dietro, e lo colpiva alla gola. Chiara è stata presa da Sapone per i capelli e colpita». In realtà ammette anche di aver colpito «due volte Tollis. Perché Volpe mi disse "presto, corri alla macchina e prendi la mazza". Obbedii all'ordine, tornai alla fossa. Colpii anche io... ma solo due volte». Sul punto - che non è da poco - viene però smentito da Guerrieri. In un'intercettazione ambientale (una conversazione del ragazzo con il padre) Guerrieri spiega che Mario ha colpito più volte: «Una martellata? Una ottantina, gliene avrà date!». Sarà difficile ricostruire l'esatta dinamica degli omicidi, e infatti il procuratore Antonio Pizzi e il sostituto Tiziano Masini hanno affidato l'incarico delle indagini scientifiche ai carabinieri del Ris di Pannai le cui tecniche hanno contribuito a risolvere molti casi difficili, come quello del serial killer Bilancia, e il delitto di Novi Ligure. Ma è vero che molti brandelli di una possibile verità (seppure parziali) emergono già dalle dichiarazioni degli arrestati. Ognuno (tranne Nicola Sapone, che davanti al gudice per le indagini preliminari si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma che si farà interrogare domani) racconta una parte di verità, sorvolando però sul proprio ruolo. Come il minorenne Mario, che spiega che «Chiara e Fabio non erano proprio morti», nonostante i colpi di coltello e di mazza ricevuti. Erano stati scaricati nella fossa, e già sì cominciava a gettargli addosso la terra a badilate «quando ci accorgemmo che erano ancora vivi. Scesi io nella buca, e ascoltai il battito del cuore. C'era. Rantolavano... Allora Andrea Volpe scese nella fossa, e li finì a colpi di badile». Dopo, il gruppo si preoccupa di far sparire «il fogliame inzuppato cu sangue. C'era molto sangue, e allora facemmo un fuoco, per far sparire le tracce, e ci buttammo dentro anche i guanti di gomma che erano stati usati». I due fidanzati sono stati finiti a badilate dentro la fossa nel bosco «Chi li ha uccisi non aveva paura di essere scoperto Al bar si vantava di essere riuscito a far fuori un ragazzo che pesava più di novanta chili» La fossa dove i due ragazzi sono stati sepolti vivi

Luoghi citati: Busto Arsizio, Cardano Al Campo, Novi Ligure, Somma Lombardo, Varese