La diplomazia vaticana non si è mai arresa «Presto sapremo tutto» di G. Gal.

La diplomazia vaticana non si è mai arresa «Presto sapremo tutto» La diplomazia vaticana non si è mai arresa «Presto sapremo tutto» CinA DEL VATICANO, «Gioia e soUievo» di Giovanni Paolo n per la liberazione degli ostaggi. «Il Pontefice - spiega il portavoce papale Joaquin Navarro Valls - si sente vicino anche alla famiglia di Fabrizio Quattrocchi, barbaramente assassinato dai sequestratori». La Santa Sede non ha mai smesso di occuparsi direttamente della dolorosa vicenda. Subito dopo l'uccisione di Quattrocchi, le famiglie dei «vigilantes» si sono appellate al Vaticano per far arrivare messaggi ai rapitori. Karol Wojtyla ha prestato ascolto alle loro richieste invocando il rilascio dei rapiti all'Angelus del 18 aprile, seguito da una preghiera e da un messaggio letto in piazza San Pietro dal ministro degli Esteri Lajolo. Nei 56 giorni di detenzione la nunziatura apostolica a Baghdad, assieme alla Chiesa caldea, ha cercato senza sosta canali di comunicazione coi sequestratori per favorire la trattativa. «E1 la fine di un incubo - commenta il delegato pontificio in Iraq Fernando Filoni -. D Papa ha sempre seguito da vicino e con molta apprensione questa situazione penosa e ci ha incoraggiato tutti quanti. Chiunque ebbio potuto, ha cercato di fare del suo meglio. Le modalità della liberazione saranno chiarite ma è ancora troppo presto per avere dettagli precisi». Anche Emmanuel Delly, patriarca caldeo di Baghdad e presidente della Conferenza episcopale irachena, esprime grande soddisfazione. «Finalmente un sospiro di sollievo - osserva -, rendiamo grazie a Dio per la fine di un tormento. Ringrazio tutti coloro che hanno potuto dare una mano perché il caso non si deteriorasse e si arrivasse ad una soluzione positiva. Adesso dobbiamo pregare pure per quanti si stanno impegnando a riportare pace e sicurezza tra gli iracheni». Reazioni di felicità, quindi, da parte della Sante Sede che aveva chiesto più volte la liberazione: dalla «supplica» papale ai rapitori di rilasciare gli ostaggi, all'appello «in nome dell'unico Dio che tutti ci giudicherà» scandito il 29 aprile nel silenzio di piazza San Pietro affollata di manifestanti per la pace. Immagini ritrasmesse proprio da quelle emittenti arabe. Al Arabiya e Al Jazeera, che avevano ospitato i videomessaggi di Salvatore Stefio, Umberto Gupertino e Maurizio Agliana. Oltre al lavoro della diplomazia vaticana ha pesato la personalità di Karol Wojtyla, contrario alla guerra e fenno sostenitore di una soluzione per l'Iraq da trovare non con le armi ma con il consenso della comunità intemazionale. La Gei si unisce ai sentimenti di gioia e di sollievo del Pontefice e ricorda, oltre a Quattrocchi, Antonio Amato, «anch'egh vittima della crudeltà di sequestratori in Arabia Saudita». A dar voce alla soddisfazione della Curia sono, inoltre, il cardinale Pio Laghi, uno dei «mediatori» con i quali il Pontefice aveva cercato lo scorso anno di scongiurare lo scoppio del conflitto e Raffaele Martino, «ministro della pace» d'Oltretevere: «Anche la Chiesa si è data molto da fare per gli ostaggi». Ma la soddisfazione per il lieto epilogo della vicenda non distrae il Vaticano dal problema Iraq: fervono le attività diplomatiche per una risoluzione dell'Onu! in grado di cambiare veramente il corso degli eventi. Una soluzione che, ha ripetuto venerdì il Papa al presidente George Rudi, deve essere anche rapida. [g. gal.]

Luoghi citati: Arabia Saudita, Baghdad, Cina, Iraq