La prigione individuata domenica di Guido Ruotolo

La prigione individuata domenica La prigione individuata domenica Un ruolo chiave del Sismi ma anche dei Servizi di Varsavia Guido Ruotolo ROMA Ancora venerdì scorso, l'agente operativo dei Servizi era partito per Baghdad per un «incontro» con interlocutòri locali che sembrava dover essere decisivo. Ma quell'incontro non produsse i risultati sperati: il Sismi aspettava indicazioni precise sulla prigione dove erano tenuti gh ostaggi, indicazioni che non arrivarono. Da Roma, le analisi dell'intelligence segnalavano, in quelle stesse ore, uno scenario pessimistico per la sorte degh ostaggi. Le trattative, i rapporti con gh intermediari, con quell'area grigia del mondo sunnita che era in contatto con le Falangi verdi di Maometto - i sequestratori dei nostri connazionah - sembravano bloccate. Solo la Croce Rossa di Maurizio Scelli e l'associazione umanitaria di Gino Strada, Emergency, continuavano a dirsi ottimisti e a sperare che nel giro ormai di poche ore gh ostaggi sarebbero stati rilasciati. La preoccupazione che la situazione precipitasse aveva convinto il Sismi e il governo a tentare la carta tenuta in serbo - ma ipotizzata sin dall'inizio del sequestro e cioè il blitz per liberare Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio. E a un certo punto, domenica, si è materializzato l'evento sperato: l'indicazio- ne del covo degh ostaggi a Ramadi, 110 chilometri a Ovest di Baghdad, nella zona dove i nostri connazionah furono sequestrati il 12 aprile scorso. Tra domenica e lunedì insieme con gh americani e i polacchi, le forze presenti in quell area, si è concordato l'intervènto. E ieri mattina, il presidente del Consiglio ha dato il via libera al blitz. Nonostante le ricostruzioni ufficiah o ufficiose, la stessa liberazione degh ostaggi lascia senza risposte alcuni interrogativi, come pure, a sequestro archiviato. rimarranno zone d'ombra intorno all'esistenza stessa di più trattative che si sarebbero intrecciate in queste lunghissime settimane, ai riscatti pagati, ai blitz annunciati. Sia chiaro: alla fine quel che conta è il risultato, e a ragione i Servizi (della coalizione) possono dirsi pienamente soddisfatti perché 1 obiettivo della liberazione degh ostaggi (i tre itahani e un polacco) è stato raggiunto. E se il prezzo che si porta dietro una operazione di intelligence da manuale - come quella chiusa ieri - è quello di lasciarsi dietro una scia di sospetti e di interrogativi, è un prezzo che si paga volentieri. Come si è arrivati, dunque, al blitz di ieri mattina? Tutte le dichiarazioni ufficiah convergono nel sottolineare il ruolo decisivo del nostro servizio segreto militare, il Sismi, anche se poi, con il passare deUe ore, è emerso anche il ruolo detenninante dei Servizi polacchi, che avrebbero acciuffato il bandolo della matassa individuando l'area della prigione e intercettando utenze telefoniche di carcerieri o sequestratori. Chissà se è andata davvero così, come affermano a Varsavia. Oppure se invece, a voler dare credito ai sohti boatos (istituzionali), «altre fazioni sunnite», desiderose di chiudere la partita degh ostaggi alla vigilia ormai della risoluzione dell'Onu, in cambio di qualche premio o volendo onorare impegni già presi, hanno dato indicazioni precise su dove trovare gh ostaggi. Perché almeno un punto dovrebbe essere chiaro: sono sunniti i sequestratori. Di più, la nostra intelligence si è convinta che sono stati ex membri dei Servizi e del Baath di Saddam a gestire politicamente il sequestro. «Nessun riscatto è stato pagato», hanno subito sottolineato i vari esponenti di governo a liberazione avvenuta. Era già accaduto esattamente una settimana dopo il sequestro dei quattro connazio¬ nah: le fonti istituzionali ufficiah furono costrette a smentire la notizia - rilanciata da diversi quotidiani - di un pagamento di riscatto (nove milioni di dollari). Notizia avvalorata, il 22 aprile, da un'intervista del governatore di Nassiriya Barbara Contini (che poi ha smentito). E preceduta dalla improvvida dichiarazione dello stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che da Mosca, il 20 aprile, si lasciò andare a una ottimistica previsione; «Siamo in fiduciosa attesa per eventi che di dovrebbero realizzare neUe prossime ore». La prima settimana della gestione del sequestro è stata forse decisiva, in ogni caso da dimenticare. E non solo perché fu ucciso Fabrizio Quattrocchi ma perché, per dirla con una immagine di un'autorevole fonte delnntelligence, «vi è stato un corto circuito di comunicazione tra fonti del Sismi e media, aggravato da un certo isterismo che ha colpito anche ipalazzi del governo». Decisiva perché probabilmente è in quella fase die l'intelligence ha individuato i canali giusti per arrivare ai sequestratori. Che questo sequestro si presentasse «complicato» fu chiaro subito. In qualche modo fu un sequestrò «annunciato», perché esattamente tre giorni prima che si realizzasse l'agenzia di stampa Reuters batté la notizia che vi era stato un sequestro-lampo di quattro itahani, lasciando spazio alle congetture di una liberazione frutto di un pagamento di riscatto (smentito ufficialmente dal governo in una nota inviata al Copaco, il Comitato parlamentare di controllo sui Servizi). Questo per dire delle difficoltà nella quali i Servizi si sono trovati a dover agire. Spiega uno 007 : «La prima missione di un servizio di intelligence è quella di fornire all'Esecutivo un contributo decisionale in termini di sicurezza nazionale». Insomma, fornire tutti gh scenari ipotetici, le varie opzioni in termini di indicazioni politiche e tecniche che spettano solo al governo. E proprio il diffondersi di voci incontrollate, di indiscrezioni sul pagamento del riscatto, sull'ipotetico bhtz per liberare i connazionah portò, il 22 aprile, l'intelligence a elaborare ima nota ufficiosa nella quale prendeva le distanze da «ricostruzioni suggestive e strumentalizzazioni sensazionalistiche», le quali potevano provocare «un grave danno nella eccellente qualità dei rapporti e nella reciproca fiducia che si sono venute a stabilire con le massime autorità religiose sunnite in Iraq». Dopo quella prima settimana al cardiopalma, il governo ha imposto il silenzio stampa. E il silenzio è la condizione ottimale perché possano operare i Servizi. Determinante sarebbe stata l'intercettazione di alcune telefonate Ma altre fonti parlano del desiderio di chiudere la partita da parte di certe fazioni sunnite. Restano molti interrogativi e zone d'ombra I comandante delle truppe Usa In Iraq Ricardo Sanchez

Persone citate: Barbara Contini, Fabrizio Quattrocchi, Gino Strada, Maurizio Agliana, Maurizio Scelli, Ricardo Sanchez, Salvatore Stefio, Silvio Berlusconi, Umberto Cupertino

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Mosca, Roma, Usa, Varsavia