Matteotti, ucciso dal petrolio di Mirella Serri

Matteotti, ucciso dal petrolio CORRUZIONE E TRADIMENTI FAMIGLIARI: UNA NUOVA VERITÀ PER IL DELITTO FASCISTA Matteotti, ucciso dal petrolio Mirella Serri A 80 anni dal delitto Matteotti, documenti inediti fanno luce su un giallo che ancora oggi lasda aperti molti interrogativi. Il deputato sodalista era riusdto a trovare le prove di finanziamenti occulti della sodetà petrolifera americana Sinclair Oil al regime fascista: «Matteotti era dedso a denunciare tutta la corruzione e la commistione tra affarismo e pohtica che circondava il governo Mussolini», dice lo storico Emilio Gentile. «Mussolini è il mandante per un serie di motivazioni, innanzitutto perché ha protetto fino all'ultimo, in un modo esagerato, gli esecutori materiali del delitto», dice lo storico Mauro Canali. Per la serie La Storia siamo noi Rai Educational presenta L'omicidio Matteotti di Giuseppe Giannotti, in onda domani su RaiTre alle ore 8.05 e alle ore 0.20. Giovanni Minoli ricostruisce l'omiddio Matteotti, il delitto che ha aperto la strada alla dittatura fascista. A 80 anni,da,quel pomeriggio del 10 giugno 1924 sono ancora molti gli interrogativi irrisolti. Con l'aiuto di documenti inediti e delle «prove provate», si analizzano le testimonianze, le perizie, i lavori investigativi e le sentenze dei due processi nel 1926 e nel 1947. Un'indagine conosdtiva per arrivare il più possibile vicino alla verità sull'omiddio di Giacomo Matteotti, il primo cadavere eccellente del fascismo. Un giallo inquietante sul quale il regime prima rischia di crollare e poi costruisce la sua ascesa. Per la prima volta si vedono le foto degli assassini del deputato sodalista e si dimostra come il regime fascista abbia comprato il silenzio della vedova. Giacomo Matteotti trentanovenne segretario del Partito Sodalista, è uno delle personalità di spicco dell'opposizione. Combatte il fasdsmo fin dagli inizi e più di una volta è vittima di aggressione da parte di squadristi. Nel marzo del '21 il giovane deputato è rapito e subisce uno spregevole oltraggio: lo stupro. «Dopo la marcia su Roma è un fascismo che cerca di conquistare il potere attraverso una duplice facda: quella del compromesso parlamentare, facendo ^nta di volere la collaborazione di altri partiti, e quella della violenza perpetrata nei confronti degli avversari», spiega lo storico Emilio Gentile. C'era una pratica di violenza legittimata e autorizzata da Mussolini, che si realizzava con la famosa Ceka, un' agenzia segreta creata nel gennaio 1924 dal segretario del partito fasdsta Francesco Giunta. A dirigerla erano Cesare Rossi e Giovanni Marinelli ma il comando operativo era in mano a Amerigo Duminì, alla guida di una squadra addetta alle spedizioni punitive. Ma come è stato in grado di finanziarsi un giovane movimento come quello fascista? Per la Ceka e il quotidiano il Popolo d'Italia non poteva bastare l'autofinanziamento, come raccontava la vulgata fasdsta: c'era sicuramente un sistema molto efficace che passava attraverso poh finanziari molto più consistenti. Lo storico Mauro Canali racconta: «Una Sodetà americana, una delle sette sorelle, la Sinclair Oil, aveva cominciato a fare pressione su alcuni esponenti del governo fascista chiedendo l'esclusiva per la ricerca del petrolio. La cosa interessante è che Mussolini segue personalmente questa trattativa. Tutto lasda pensare che parte di questi soldi finissero nelle casse de U Popolo d'Italia». C'è un movimento illecito di denaro statale: dopo che Benito Mussolini era diventato presidente del Consiglio la direzione del Popolo d'Italia era passata ad Arnaldo^ Mussolini, l'affarista di famiglia. È così che i Mussolini facevano convogliare grosse cifre dalle casse dello Stato a quelle del giornale. La scoperta della corruzione del regime nell'affare Sinclair Oil sarà all'origine della morte di Matteotti. «Matteotti era dedso a denunciare tutta la corruzione e la commistione tra affarismo e pohtica che circondava il governo Mussolini», dice lo storico Emilio Gentile. Il giovane deputato sodalista aveva fatto delle scoperte clamorose, che dimostravano la corruzione del governo Mussolini, nel corso di un viaggio a Londra e a Bruxelles, compiuto in quel caldo aprile del 1924. Secondo lo storico Mauro Canali, Matteotti era riusdto a trovare proprio le prove dei finanziamenti da parte della Sinclair Oil, come dimostra un articolo su English li/e, che uscirà postumo. L'11 giugno Matteotti avrebbe presentato al Parlamento le prove che inchiodavano i fascisti. Ma dal 20 maggio la Ceka lo stava pedinando, con il compito di non farlo intervenire alla Camera. Il figlio di Mario Dumini ricorda il padre mentre si preparava per la sua spedizio- ne: «Lo sentivo, mentre parlava con qualche amico, che la sua squadra doveva prendere il signor Matteotti, interrogarlo probabilmente sotto minaccia per fargli dire che era lui il responsabile dell'omicidio di alcuni fascisti in Frauda». Domenica 8 giugno il deputato resta a casa con la famiglia, lunedì 9 i suoi aguzzini non riescono ad intercettano. Per farlo fuori, prima che parli alla Camera, resta solamente il 10 giugno. Alle 4 del pomeriggio Matteotti esce di casa da solo: Amerigo Dumini e i suoi uomini lo catturano vicino casa, sul Lungotevere. Matteotti viene picchiato a morte e portato nella macchina degli squadristi. Ecco come il figlio di Dumini ricostruisce le circostanze della morte: «Quando sono andati a prenderlo sembra che abbia fatto molta resistenza, sì sono lasciati andare con i pugni e le bastonate, dicono alcuni che c'è stata una coltellata sotto l'ascella. In più lui era tubercolotico e per i pugni avuti deve aver avuto un sbocco di sangue, quindi è morto in macchina». Giovanni Minoli ricostruisce lo svolgersi delle indagini e le dinamiche che portarono al ritrovamento del cadavere solo due med più tardi, il 16 agosto 1924. Il figlio del deputato socialista, Giancarlo Matteotti, racconta come partirono le indagini: «Fu un portiere che notò la macchina e ne prese il numero: ecco quello fu il fattore che condusse le indagini». Due coraggiosi magistrati, Mauro Del Giudice e Guglielmo Tancredi, risalgono al proprietario della macchina e alla Ceka. Il 20 ottobre del 1924 Amerigo Dumini viene interrogato a Regina Coeli ed è costretto, ad ammettere la sua spedizione punitiva e la morte «acddent ale» di Matteotti. Ma gli oppositori di Mussolini vogliono arrivare più in alto: è così che commettono un clamoroso autogol. Giuseppe Donati, direttore del Popolo, organo del Partito popolare, accusa direttamente De Bono, capo della polizia all'epoca del rapimento e ora senatore. Ma De Bono può essere interrogato solo dai suoi pari: è eoa che le indagini vengono sottratte alla magistratura ordinaria e le carte del processo non sono più un segreto per i yertid del partito fascista. L'indagine del Senato, ovviamente si risolve con un nulla di fatto: De Bono viene assolto per insufficienza di prove. Insomma, anche se tutto porta a Benito Mussolini, il vero mandante del dehtto è al sicuro. Eppure il Duce è sempre attento a proteggere chiha agito per conto suo: «Mussohni è il mandante per un serie di motivaziom, la prima deriva dal fatto che lui ha protetto fino all'ultimo in un modo anche esagerato gli esecutori materiali del dehtto», dice lo storico Mauro Canali. Come se non bastasse, un pioggia di denaro cade su tutti i protagonisti di questa vicenda. Il regime è molto generoso con Dumini e i suoi uomini. Ma c'è di più: con il denaro viene comprato anche il silenzio della famiglia Matteotti. Documenti straordiniari che mostrano come fosse stato «ammorbidito» il dolore della vedova di Giacomo Matteotti e il suo risentimento nei confronti dei carnefici del marito. «Finanziare la vedova significava anche togliere dalle mani dell'antifascismo in esilio quella bandiera che era rappresentata dalla famiglia Matteotti», dice Canali. iOliGiacomo Matteotti: sui RaiTre, la ricostruzione del giallo con documenti inediti

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