Giorgio Agosti e l'Italia in minoranza
Giorgio Agosti e l'Italia in minoranza Giorgio Agosti e l'Italia in minoranza BRUNO QUARANTA ——. L'Italia civile, le sue virtù, in primis la virtù più difficile, la decenza, come rammentò Eugenio Montale. Un Paese ideale di cui Torino è fra le capitah. Una galleria di testimonianze che discendono perii rami. Capofila - non andiamo oltre il secolo appena concluso, il Novecento - Piero Gobetti, fino ai «maggiori» scomparsi negh ultimi mesi, come Alessandro Galante Garrone, come Norberto Bobbio. Nel 1992, ad andarsene, fu Giorgio Agosti, primo questore della città dopo la Liberazione. Gh rendono ora omaggio la Fondazione Faustino Dalmazzo e l'Istituto Piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (intitolato nell'occasione ad Agosti) con una mostra aperta sino a mercoledì in corso Valdocco 4/A. Rimarrà, a documentarla, un catalogo, a cura di Paola Agosti e Camilla Bergamaschi, che riconduce a «Ci fu un tempo», ulteriore scorcio di Italia esemplare, di «altra» Italia, così come la narrò la RoUeiflex di Franco Antonicelh: gh Albertini, Croce, Laterza, il dantista Umberto Cosmo... Ognuno riconosce i suoi, no? E Giorgio Agosti è innanzitutto il suo profilo, reciso, spigoloso (non cupo), estraneo al beau geste, doverista (mai pedante), agile, un altro piemontese con la schiena diritta, naturalmente esule, ovvero estraneo all'Italia grassa, unta, secondo il vocabolario di Carlo Dionisotti. Giorgio Agosti si svela neUe lettere ai familiari (dal 1915 al 1987, una figura su tutte, la moghe Nini), una «cronaca» di affetti e concetti che rinvia al carteggio strenuamente libero con Dante Livio Bianco, attendendo il diario. Gli anni di prova, la vita militare, la guerra, la Resistenza, il dopoguerra, subito, o quasi, la disillusione: «Una volta al secolo, qualcosa di serio e di pulito può accadere anche in questo paese: anche se poi la conclusione non meno amara è che la serietà e la pulizia di allora - i venti mesi della stagione partigiana, ndr - han servito a consolidare il più pontificio dei regimi». Tra i fondatori del Partito d'azione, il partito gobettiano per antonomasia, Giorgio Agosti, nonché Commissario pohtico regionale delle formazioni di GÌ. Un'Italia di minoranza, direbbe Giovanni Spadolini, qui - nella mostra, nel catalogo - ritratto, e con lui i Calamandrei, i Venturi, i Revelli... «Il meglio della nostra generazione se n'è andato sotto terra. Cerchiamo almeno di ricomporre i cocci di quella che fu, nonostante tutto, un'opera degna...». a fatti
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