Maria in guerra con mucca pazza

Maria in guerra con mucca pazza LA DONNA DELLA DOMENICA. 3 Maria in guerra con mucca pazza [ StLVtArRMaA j «E' strano, le dorme sono brave, hanno senso del gruppo di lavoro, sono ambiziose, e però è come si tenessero sempre un passo indietro, quando invece potrebbero avanzare». Si ragiona, così, tra i gradini di un vecchio edificio, i viottoli che separano più palazzine, il dedalo strano, la miscela di costruzioni che compone l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte e della Liguria. Una targa nomina il luogo, all'ingresso deh' edificio Liberty in via Bologna che è il ((passo d'accesso» e anche la vetrina di rappresentanza di questo strano connubio di architetture che s'incontrano stonando. La mancata sintonia, comunque, è solamente estetica - o forse anche funzionale - ma quel che accade nel grande complesso non è roba da poco. Tipo, coordinamento, a livello nazionale, di tutto quanto accade e si registra sulla famigerata BSE, alias ((mucca pazza». Ovvero, la malattia causata da un pilone, che colpisce i bovini - ma, in altre varianti, anche le pecore (e, ora, è allo studio una possibile forma killer dei felini) - e che, è assodato, si trasmette all'uomo. Chi ha dato vita a questa particolare sezione di lavoro, importando in Italia dall'Inghilterra (prima vittima eccehente della BSE) è Maria Caramelli, medico veterinario, oggi responsabile del «Centro di referenza per le encefalopatie animali». Indossa sandali infradito firmati, colore rosa, come rosa è la borsa mignon che si è appena comperata e mostra entusiasta, la dottoressa Caramelli, che ha scelto la facoltà di Veterinaria «per la ragione più sciocca, ovvero: mi piacevano moltp^ gh annuali». À guardarla, non,ti aspetteresti una candida ammissione tipo: «Vivo per il mio lavoro, mi piace da morire. Ho avuto fortuna perché sono nata in un'epoca diversa da quella di mia madre: sarei impazzita a stare sempre in casa». Il giro di domande continua e quel che affiora stupisce, tanto più in una dorma bella, curata e cosi sorridente. Cinema? «Quasi mai». Teatro? «Idem». Cene con amici? «Ho molto affetto per gh amici ma h vedo pochissimo: a qualcosa occorre rinunciare, se si fa una vita così» . Viaggi? «Sì, almeno due volte la settimana, per lavoro». Quasi ti areni, non sai su che strada proseguire, per cercare Maria. Non la dottoressa che guida uno staff di circa 35 collaboratori e coordina, in pratica, il lavoro di tutta Italia su «muccapazza» e altre malattie neurologiche che possono trasmettersi all'uomo. Eppure c'è un'intercapedine - si sente - tra la studiosa, scienziata, leader di uno staff, formatrice di nuovi studiosi e la figura molto femminile, capelli ramati, fisico perfetto, eloquio fluente, sorriso contagioso, sandali froufrou. E, in qualche modo, è fascinoso quel contrasto senza conciliazione apparente. Così, si prova a insistere: oltre al lavoro? «Ancora il lavoro, a volte anche sabato e domenica. Mi diverte». E poi? «Le vacanze in montagna, con mio marito, che.è docente a Veterinaria e che incontrai sui banchi di scuola, con i miei tre figh, il nonno, i cani e... con tante passeggiate. Ecco, una cosa che mi piace molto: camminare, anche per 3-4 ore, in montagna». Altri diletti? «Mangiare al ristorante. Non so cucinare, ma mi piace molto scoprire posti nuovi». Improvvisamente, si apre uno spiraglio, e sembra la guida Michelin, la sorridente Maria, che enumera gh allievi nostrani dello chef catalano Ferran Adria e magnifica il Combal e altri locali. «Anche quando vado in trasferta per l'Italia con colleghi, scelgo io il ristorante». Una volta rotto il ghiaccio, prosegue senza reticenze. ((Adoro ia musica: ascolto tutto, da Haendel a Tiziano Ferro... Mi piace far shopping,' specie da San Carlo. Ritaglio il tempo anche per la ginnastica, massaggi, manicure, parrucchiere». E la casa? «Le occupazioni domestiche non fanno proprio per me. Delego: c'èuna signora che sta con noi da 16 anni, e forse anche perché io non m'intrometto mai. La domenica sera, invece, la cena la prepara mia mamma, che ha anche allevato i miei tre figh». Carlo di 18 anni. Franco di 16 e Mitzi (nome che onora le origini ungheresi) di 13. Con loro, com'è andata? «Come per tutte le donne che lavorano tanto: sensi di colpa pazzeschi, con cui si impara a convivere. Cerchi di ritagliare la mezz'ora per andarli a prendere a scuola e essere presente nella loro vita. Non per nulla - conclude la dottoressa Caramelli - sento particolare tenerezza per le mie collaboratrici quando nasce loro un figlio». Ci si crede. Basta entrare in laboratorio e vederle tutte insieme: uno staff come un gruppo di amiche. «Ferme, è la soddisfazione più grande, essere una squadra che cresce insieme, senza rivalità». E, per Maria, si capisce, anche questo è «il bello delle donne». La dottoressa Caramelli è la veterinaria responsabile del «Centro di referenza per le encefalopatie animali» causate dalla Bse «Ho tre figli e come tutte mi sono barcamenata Sento molta tenerezza per le mie collaboratrici quando diventano madri» La dottoressa Maria Caramelli nei laboratori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale

Persone citate: Haendel, Maria Caramelli, Tipo, Tiziano Ferro

Luoghi citati: Adria, Inghilterra, Italia, Liguria, Piemonte