Il Papa a Berna più forte delle polemiche di Marco Tosatti

Il Papa a Berna più forte delle polemiche IL VIAGGIO IN SVIZZERA PRECEDUTO DA CONTESTAZIONI PUNK E DA UN ATTACCO DEL SINODO CALVINISTA Il Papa a Berna più forte delle polemiche Nell'incontro con i giovani applausi anche dai protestanti Marco Tosatti CIHA'DEL VATICANO Il grande gelo svizzero si è sciolto nel pomeriggio, per Papa Wojtyla. Il viaggio numero 103 di Giovanni Paolo n nella capitale federale non era iniziato esattamente all' insegna del calore popolare. La vigilia era segnata dall'eco di ima richiesta di dimissioni, di gusto discutibile, firmata da una quarantina di teologi, a cui aveva fatto da «pendant» una mini-manifestazione di punk e anarchici in centro città, che reclamavano il diritto di non avere «né Dio, né Papa, né patria», e volevano «mandare il Papa al diavolo». Giovanni Paolo II non ha più le energie di un tempo, ma anche la contestazione - rispetto alla visita di vent'anni fa - non ha più la forza e la qualità di allora. I giomah non hanno dedicato molto spazio all'ospite. Il quotidiano «Der Bund» titolava «Il Papa nella Berna tanto lontana da Roma» e scriveva: «lo aspetta con un benvenuto non proprio caloroso. Nessuno striscione di saluto, al Papa, ma qualche scritta contro di lui. E indifferenza fino al rifiuto nella popolazione locale». Il presidente del Sinodo delle Chiese Riformate, Samuel Lutz, che nel pomeriggio avrebbe partecipato all'evento con i giovani, sulle stesse pagine accusava Roma di centralismo di scarso spirito ecumenico, di rifiutarsi di ordinare donne prete e rilanciava una frusta polemica sul preservativo: «Se l'Africa muore di Aids e il papa proibisce il preservativo, c'è qualche cosa che non va». «Berner Zeitung» era più possibilista: «Dopo aver sgridato Bush e criticato con aspre parole lo scandalo delle torture in Iraq il Papa arriva a Berna dove lo aspettano i giovani che trovano i suoi dettati ecclesiali non corrispondenti allo spirito dei tempi ma sono curiosi di vedere che effetto farà su di loro». All'arrivo all'aeroporto militare di Payeme il Presidente della Confederazione, Joseph Deiss, si è un po' come scusato: «Nel nostro paese di democrazia e pluralità culturale, è normale che i pareri divergano quanto a certe dottrine o a certi precetti di Vostra Santità». E ha annunciato che il Consiglio Federale «ha colto l'occasione della vostra visita per adattare alla situazione attuale le relazioni diplomatiche fra la Svizzera e il Vaticano»; cioè tornare a ima normalità di rapporti. Proprio per discutere di questo tema, che ha suscitato le critiche protestanti, nel pomeriggio il Presidente ha incontrato il Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano. Per la prima volta Giovanni Paolo Il non ha lasciato l'aeroporto né con la «Papamobile» né su una berlina, ma su un pulmino, dove il suo tronetto mobile è salito grazie a un congegno elevatore, risparmiandogli così la fatica degh spostamenti, dei gradini, delle salite e discese. Altra novità: quattro guardie svizzere nei costumi rinascimentali, completi di morioni e alabarde, hanno seguito il pontefice, per la prima volta nella storia dei viaggi papah. Le premesse erano freddine, ma l'evento del pomeriggio - l'incontro con i giovani, cattolici e protestanti, al Berna Expo ha cambiato il clima della giornata. Giovanni Paolo n era visibilmente stanco; non ha ancora assorbito lo stress dell'udienza a Bush, e il viaggio, anche se desiderato, gh costa sforzo. I ragazzi, più di diecimila, lo hanno accolto al suo arrivo con oltre sei minuti di ovazioni e applausi, senza che il Presidente deUa Conferenza Episcopale, monsignor Graab, potesse prendere la parola per il benvenuto. Stanco, ma ben reattivo, il Pontefice, ha avuto un paio di gesti di irritazione: prima verso monsignor Miecyslaw, il suo secondo segretario, che voleva aiutarlo a mettere ordine nei fogli del discorso; e poi nei confronti di monsignor Dziwisz, che alla fine dell'incontro stava allontanando il microfono, mentre il Papa voleva ancora dire qualche cosa. Ha «scaldato» l'uditorio, raccontando: «anch'io, come voi, ho avuto vent'anni. Mi piaceva fare sport, sciare, studiare, recitare. Studiavo e lavoravo. Avevo desideri e preoccupazioni, In quegli anni ormai lontani, in tempi in cui la mia terra natale era ferita dalla guerra e poi dal regime totalitario, cercavo il senso da dare alla mia vita». E non si è pentito: «Dopo quasi sessant'anni di sacer¬ dozio sono contento di rendere qui, davanti a tutti voi, la mia testimonianza: è bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio»! Una raffica di applausi, Sodano compreso, ha segnato questa, che sembrava, e forse è stata interpretata dal pubblico, come una risposta alla lettera di richiesta di dimissioni firmata dai teologi svizzeri. Le ultime briciole di energia della giornata Giovanni Paolo II le ha spese così: «in un mondo spesso senza luce e senza il coraggio di nobili ideali, non è tempo di vergognarsi del Vangelo. E1 tempo piuttosto di predicarlo dai tetti». Calcando il tono sull'ultima parola. Giovanni Paolo II a Berna, tra 1 giovani e le guardie svizzere

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