BAEZ & C. così Cambiò a musica di Claudio Gorlier

BAEZ & C. così Cambiò a musica I SOGNI E L'AMERICA DEGLI ANNI SESSANTA IN UN VOLUME CHE RIPERCORRE L'EPOPEA DELLA CANTANTE, DI BOB DYLAN E DEI LORO AMICI BAEZ & C. così Cambiò a musica Claudio Gorlier NELL'ESTATE del 1960 partecipavo allo Harvard International Seminar, e il suo patrono, l'allora professor Henry A. Kissinger, organizzò per noi una serata con due sorelle, apprezzate in una ristretta cerchia giovanile di Cambridge, Massachusetts, ma ignote altrove, come promettenti cantanti folk. Si chiamavano Joan e Mimi Baez (corretta pronuncia, Baiès), avevano rispettivamente diciannove e quindici anni. Il padre, Albert, faceva il professore. Le due sorelle cantarono per nói, e facemmo conversazione fino a tardi. ;Joan mi spiegò che non si considerava beat, ma bohemìan, un termine che indicava il rifiuto dei codici di comportamento borghesi, falsamente rispettabili. Andava scalza, vestiva denim, portava i capelli sciolti sulle spalle. Si esibiva con irresistibile successo in piccoli club, còme il 47, massima capienza duecento persone stipate. Ce lo racconta David Hajdu nel vivace Positively 4th Street. Come quattro ragazzi hanno cambiato la musica. Joan Baez, Bob Dylan, Mimi Baez Farina, Richard Farina, pubblicato ora da Arcana (pagine 347, euro 18,50). Nel novembre dello stesso anno uscì il primo album di Joan, e di colpo il nome della giovanissima cantante si affermò in tutti gli Stati Uniti. Le mandai le mie congratulazioni, prevedendo - non sbagliai - che il suo nome si sarebbe imposto rapidamente . ovunque nel mondo. Negli stessi anni, ài Village di New York si esibiva un coetaneo di Joan, un ebreo di nome Robert Zimmerman il quale aveva scelto di chiamarsi Bob Dylan. Per lui la consacrazione arrivò di fatto nel 1963 con il suo primo, travolgente, album The Freewheelin' Bob Dylan, che conteneva alcune delle canzoni destinate a fare di lui un'autentica icona: Blowin' in the Wind, Don't Think Twice, It's Ali Right, A Hard Rain's A-Gonna Fall, segnando il suo impegno politico, con il gioco di parole su «A», a indicare la bomba atomica. Dylan si ricollegava, profondamente rinnovandola, alla tradizione del folk americano, da Pete Seeger a Woody Guthrie, il suo autentico maestro; era, però, un'altra cosa. Hajdu sottolinea giustamente che il 1962 segna l'inizio dell'inquietudine giovanile nei campus universitari, che sfocerà nella protesta, nei movimenti. Nel folk, i ragazzi scorgevano un segnacolo, una bandiera. Assistere, anzi, partecipare ai concerti dei cantanti folk equivaleva a un rituale. Ricordo bene, nel 1963, un concerto accanto al campus di Berkeley di un trio estremamente popolare, cui Heudu si riferisce: Peter, Paul and Mary. Fui loro presentato dopo l'evento, e li trovai diretti, naturali, passionalmente candidi. Uno dei pezzi d'obbUgo, anche qui rivissuto e rinnovato, èra proprio una dolente canzone di Pete Seeger, WTiere Are Ali the Flowers Gone, trasformatasi rapidamente in simbolico referente della guerra in Vietnam e dell'uccisione di John Kennedy. Il rituale si ripeteva in televisione, il sabato sera, in una trasmissione divenuta quasi leggendaria, Hootenanny, dedicata appunto a vere e proprie manifestazioni folk. Poi, nell'agosto del 1969, il rituale, la festa, si trasformarono in una suprema celebrazione, esuberante, dura e insieme gioiosa, a Woodstock. Volete qualche nome di cantanti, insieme con Joan Baez? Joe Cocker, Ario Guthrie, Jimi Hendrix, Jefferson Airpla- ne. Ma un altro nome non va dimenticato, quello di Janis Joplin. Credo che una canzone di lei, aspra e straziante, incarni l'America di quegli anni, Cry Baby. Era iniziato il mito della droga, religione alternativa, nel nome del suo profeta, Timothy Leary. Lo vissero, e lo pagarono con la vita, proprio Jimi Hendrix e Janis Joplin. Dylan lo osservò con sottile distanziamento, e all'abbandono psichedelico dedicò una canzone che occupava un'intera facciata di un 33 ;iri, una sorta di ipnotica itania. Si intitola Sud Eyed Lady of the Lowlands, e il disco Blonde on Blonde. In un primo tempo, Dylan diffidò di Joan Baez, che né Seeger né il vecchio Guthrie amavano, sentendola estranea. Poi nacque un rapporto che si trasformò in una grande storia d'amore, terminata abbastanza burrascosamente. Mimi Baez, la cui camera fu consistente, ma all'ombra sempre della sorella, sposò il romanziere Richard Farina, che la introdusse nel mondo dei post moderni, tra cui Thomas Pynchon. Il quadro non sarebbe completo se, a parte la meritata fortuna del country di Hank Williams Senior e Junior, di Willie Nelson, si trascurasse un nome chiave, Nashville, Tennessee. Era la capitale di un genere tutto particolare di country, la «Grand Ole Opry», che trovava il suo culmine tutti i sabati sera in un vecchio teatro costruito prima della guerra civile, il Ryman Auditorium, poi demolito ahimè per far posto a un condominio e, trasferitosi in una sede moderna, portato sullo schermo da Robert Altman in un film un poco di maniera che si intitola, appunto, Nashville. Frequentai il Ryman nel 1962, quando stavo a Nashville, e devo dire che, in apparenza, il sentimental-popolare del «Nashville Sound», con i suoi protagonisti quali Roy Acuff e Patsy Cline, morta ancor giovane in un incidente aereo, sembrava remoto dall'impegno civile e politi¬ co del popolo di Woodstock. Ma attenzione: giunto a una svolta decisiva della sua carriera, Dylan, che con altri aveva obiettato a qualche concessione di Joan Baez al rock, si trasferì a registrare proprio negli studi di Nashville. In altre parole, il suo rapporto con il folk e, in parte, con il country, trovava così la sua saldatura. Pochi anni più tardi, da quegli studi emergeva quasi per caso uno sconosciuto Bruce Springsteen, l'icona più nuova e presente, anche lui alla conquista del mondo. È grazie a questa abbagliante costellazione se ci sentiamo tutti almeno un poco americani. FnMSdinMdcncatdgIqUnldmGdittdpt:*J5«»iJ Joan Baez in posa con la chitarra in un'immagine agii esordi della sua carriera

Luoghi citati: America, Cambridge, Massachusetts, Nashville, New York, Stati Uniti, Tennessee, Vietnam