«Operazioni sempre più estreme, in gioco l' identità»
«Operazioni sempre più estreme, in gioco l' identità» IL DIRETTORE DELL'ISTITUTO MEDITERRANEO DI PALERMO «Operazioni sempre più estreme, in gioco l' identità» Il professore: entro dieci anni potremmo fare a meno delle medicine antirigetto intervista ile FINO, a dove? Quah'frontiere varcherà la scienza? Quali altri pezzi d'uomo potranno essere sostituiti, scatenando stupore e perplessità nell'opinione pubblica? «In tutta franchezza, non riesco a immaginare qualcosa di più impressionante della sostituzione della faccia», ammette il professor Bruno Gridelli, direttore scientifico dell'Ismett, l'Istituto mediterraneo dei trapianti di Palermo. Secondo lei, dunque, non si tenterà di osare di più? «Non dico questo, per ora non è possibile fare previsioni. Di certo, se dobbiamo parlare di trapianti che fanno scalpore, quello della faccia è sicuramente al primo posto. Ma ho l'impressione che sia stato trascurato un aspetto molto - importante in tutta quest a faccenda». Il problema immunologico? «No, quello non si differenzia molto da tutti gli altri trapianti compositi. In fondo, si tratta di tessuto muscolare e nervoso. Niente che una corretta terapia immunosoppressiva non possa tenere sotto controllo. Ritengo, invece, che sia stato trascurato l'aspetto psicologico. La faccia gioca un ruolo fondamentale per la percezione della propria identità personale». Il rischio, dunque, potrebbe essere quello di un rigetto della psiche. «Ripeto, il pericolo è stato, a mio avviso, sottovalutato». Ricorda qualche altro esempio di trapianto estremo? «So che in qualche Paese dell'Est si è parlato di sostituzioni dell'utero. Ma in questi casi, più che di medicina reale dobbiamo parlare di tentativo di spettacolarizzare eventi che, invece, andrebbero trattati in ben altro modo». A suo tempo, aveva suscitato polemiche anche il trapianto della mano. E adesso? j «Devo dire che i risultati ottenuti in Italia dal collega Marco Lanzctta, che è un'autorità mondiale in questo campo, sono incoraggianti. Anche se, ovviamente, il volume di attività è, per forza di cose, ridotto». Tuttavia, anche per la sosti¬ tuzione della mano si era parlato di problemi psicologici importanti; del resto, accettare di avere tma mano diversa dall'altra non è corto facile. «Di sicuro, non lo è; Ed ècertamente più difficile reagire bene a un trapianto di parti visibili, rispetto a uno di parti interne del corpo. Ma posso assicurare che, anche quando si sostituiscono organi intemi, spesso ci si deve confrontare con i riflessi che il paziente ha sull'immagine di sé». Lei ha accennato alla medicina reale. Quali sono, allora, le nuove speranze nel campo dei trapianti? «L'evoluzione della scienza ci porterà, entro una decina di anni, a poter fare a meno dei farmaci antirigetto che invece, ora, devono essere assunti dal paziente per tutta la vita. E mi sembra un gran bel traguardo. Inoltre, non si parlerà più solo di sostituzione di organi, ma di medicina ricostruttiva, grazie alle cellule staminali e alla terapia genica». Una via già aperta. «Esatto. Si stanno compiendo molti studi, in particolare sulla ripai-azione dei guasti causati dall'infarto. A Pittsburgh si sta dimostrando la reale efficacia di protocolli per le lesioni secondarie all'infarto». Non si sente più parlare di xenotrapianti, ossia dell'utilizzo di parti di specie diverse da quella umana. «E' perchè ci sono ancora propblemi immunologia molto rilevanti da risolvere. Si potrebbero trasferire all'uomo infezioni che, con il salto di specie, sarebbero di grado di creare grossi guai. Non dunetichiamo che si parla di salto di specie sia per l'Aids che per la Sars».
Persone citate: Bruno Gridelli, Di Palermo
Luoghi citati: Italia, Palermo, Pittsburgh
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