I cinque segreti che legano l'uomo di Langley a Bush
I cinque segreti che legano l'uomo di Langley a Bush DALL'EX «SIGNORE DELLE SPIE» PUÒ' DIPENDERE IL FUTURO PEIL'INQUILINO DELLA CASA BIANCA I cinque segreti che legano l'uomo di Langley a Bush L'interrogativo da sciogliere è se l'improvvisa rinuncia all'incarico è stata concordata o imposta. Lo si capirà dalle prossime mosse analisi Maurizio Molinari inviato a ROMA SE fossi in George Tenet mi dimetterei». L'ex direttore della Cia Stansfield Turner, in carica dal 1977 al 1981 ai tempi di Jimmy Carter, è stato l'unico a indovinare, in data 5 maggio, ciò che è avvenuto ieri ai vertici dell'Agenzia di Langley. Per spiegare come era arrivato a una simile conclusione Turner, durante una tavola rotonda del Council on Foreign Relations a New York, puntò l'indice contro George W. Bush e Dick Cheney: «Il maggiore problema per l'intelligence è la guida politica della Casa Bianca, non so come Tenet faccia a far resistere i propri analisti alle pressioni del vicepresidente che li convoca decine di volte» scavalcando i vertici dell'Agenzia. L'accusa alla Casa Bianca di una gestione politica dell' intelligence chiama in causa la scelta di Cheney di sostenere il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld nella creazione all'interno del Pentagono, sin dall'indomani degli attacchi dell'I 1 settembre 2001, una struttura parallela alla Cia affidata a cellule di analisti che hanno operato a pieno regime durante le campagne militari afghana e irachena. A uno di questi team top-secret diretto dal sottosegretario alla Difesa Douglas Feith - rivelò il «New York Times» in maggio - si dovette un volume massiccio di informazioni, finora rivelatisi infondate, bulle armi di distruzione di Saddam Hussein. A sostenere la tesi opposta è invece il recente fìbro del giornalista Bob Woodward «Pian of Attack» secondo cui fu Tenet in persona il responsabile dell'errore, assicurando a Bush che dimostrare l'esistenza delle armi di distruzione di massa sarebbe stato «un gioco da ragazzi» in ragione della mole di prove disponibili, accu- malate sin dagli anni di Clinton. «Il volume di Woodward testimonia che la tesi della politicizzazione dell'intelligence non ha fondamento», assicura Jim Woolsey, direttore della Cia dal 1993 al 1995 durante l'amministrazione di Clinton. E il Segretario di Stato, Colin Powell, è sembrato avere la stessa idea di Woolsey quando, la scorsa settimana, ha chiesto formalmente «spiegazioni» alla Cia per l'infondatezza delle prove a carico di Saddam che fu mandato a documentare di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel febbraio del 2003. Le opposte tesi di Tumer e di Woolsey, lette assieme, aiutano a capire cosa è avvenuto a Langley: stretto fra le interferenze di Cheney nella gestione dell'intelligence e le pressioni di Powell per ottenere un mea culpa sulle armi introvabili di Saddam, a Tenet non è restata altra possibilità che gettare la spu- gna e farsi da parte. L'interrogativo che resta da sciogliere è se Tenet abbia concordato o meno con il Presidente la scelta di rassegnare le dimissioni. Dalla risposta potrebbe dipendere la sorte dell'Amministrazione e la rielezione del Presidente in novembre, perché Tenet è il personaggio centrale delle cinque inchieste aperte dal Congresso che chiamano in causa l'inquilino della Casa Bianca. Sulle armi di distruzione di massa di Saddam è stato Tenet ad attestare la veridicità della loro esistenza, cioè la presenza del casus belli. Sulla mancata prevenzione degli attacchi dell'11 settembre 2001 è stato Tenet a testimoniare ai Senato che il presidente non avrebbe potuto prevenirli, assolvendolo dall'accusa di aver sottovalutato Al Qaeda sollevata dall'ex consigliere per il controterrorismo Richard Clarke. E ancora: è Tenet a poter confermare o smentire che ufficiali dell'intelligence furono coinvolti negli abusi contro i detenuti iracheni della prigione di Abu Ghraib, ed è sempre Tenet ad aver duellato per anni con Ahmed Chalabi, l'ex leader dell'opposizione irachena accusato di spionaggio e truffa dal Congresso ed ora caduto in disgrazia, ma per lungo tempo sostenuto da Rumsfeld e Cheney. Ma soprattutto è Tenet a poter trasformarsi nel teste-chiave del caso di Valerle Plame: l'agente Cia della quale venne rivelato il nome da funzionari della Casa Bianca in seguito alla decisione del marito, il diplomatico Joe Wilson, di rivelare che l'Iraq non aveva mai cercato di acquistare uranio in Africa. Il caso Palme è a tal punto spinoso da aver obbligato il Presidente a cercarsi un proprio avvocato. Nessun alto funzionario a Washington conosce tanti segreti dell'amministrazione Bush quanto Tenet, perché nessuno come Tenet ha condiviso con il Presidente ogni scelta nella guida della guerra al terrorismo: dalle indagini sul commando di terrori¬ sti dell'I 1 settembre alla licenza di uccidere concessa agli 007, dall'uso dei missili sui dreni senza pilota al fallito attacco per eliminare Saddam nella prima notte di «Iraqi Freedom», dalla caccia finora vana a Osama bin Laden alla detenzione senza diritti dei cittadini americani ritenuti «nemici combattenti». Essere divenuto il depositario di tante decisive verità ha un qualcosa di drammaticamente ironico se si ricorda che il direttore della Cia, che fu scelto da Clinton, nei primi mesi dell'amministrazione repubblicana si dimostrò un dichiarato e determinato avversario di Bush, arrivando ad affermare senza peli sulla lingua di fronte al Senato, nel febbraio 2001, che la vera minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti non erano i missili intercontinentali di Iraq, Iran, Libia e Corea del Nord - come affermavano Rumsfeld e Cheney - ma il terrorismo delle cellule di Osama bin Laden. Fu lui ad attestare l'esistenza delle armi proibite di Saddam Lui testimoniò al Senato che il capo dello Stato non aveva sottovalutato Al Qaeda Solo lui può chiarire la verità sulle torture e sui caso Chalabi E diventare teste chiave nel caso dell'agente segreto il cui nome venne reso pubblico Il presidente Bill Clinton annuncia il 19 marzo 1997 la nomina di George Tenet Riu n io ne nell' Uff icio Ovale di Bush il 20 marzo 2003: di spalle il vicepresidente Cheney, in piedi (a sinistra) il capo della Cia Tenet e il capo dello staff presidenziale Andy Card
Luoghi citati: Africa, Corea Del Nord, Iran, Iraq, Libia, New York, Roma, Stati Uniti, Washington
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